Kendo nelle Marche

Kangeiko 2010 – reportage

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Vi ringrazio per avermi dato la possibilità di visitare il vostro splendido Paese. E’ stato un onore poter partecipare a questo evento.

Io ho 56 anni, non so se vi piace, ma in ogni caso quello che vedete è il risultato di un Giappone giovane, il risultato di ciò che il Giappone ha prodotto su di me in 56 anni di vita.

Ho 56 anni, come detto, e adesso inizio a praticare veramente il kendo, non sto scherzando, è così e finché i miei piedi continueranno a muoversi io continuerò a fare di tutto per tramandare il vero kendo, il kendo delle origini.

Il vostro kirikaeshi è molto bello, ma è privo di efficacia, così come i vostri waza. Ho osservato anche le sessioni di pratica dello iaido e, mi scuso se qualcuno si offenderà, ma non ho visto nessun taglio portato con efficacia. L’efficacia di cui parlo non si acquista con la tecnica, ma con la creazione di uno spirito forte.

Termina così lo stage del Kangeiko 2010 con un Furukawa severo e duro. Le sue parole rispecchiano il suo modo di considerare il kendo, la sacralità di ciò che si sta facendo e la consapevolezza di essere uno di coloro che oggi ha il peso di tramandare una tradizione. Una tradizione che racchiude lo spirito di un popolo intero.

La sue parole rimangono in mente a lungo, amplificate da quello che abbiamo visto in precedenza nel corso della giornata.

Andiamo con ordine.

Quest’anno avevamo deciso di non perderci l’evento vista la delegazione giapponese invitata. Anche se soltanto per la giornata di sabato, ma la volontà di esserci era forte. Partiamo alla volta di Modena. L’inizio dell’allenamento fortunatamente è previsto per le ore 11:15 e la cosa ci consente il lusso di prendercela comoda (considerando ovviamente i nostri standard in ambito trasferte) e arriviamo addirittura un po’ in anticipo. La cosa era stata anche programmata, a dire il vero, in modo da poterci godere degli scorci della sessione mattutina di iaido.

All’arrivo subito incontriamo dei cari amici, il mondo del kendo in Italia è piuttosto piccolo. E’ un po’ come vivere in un paese di 2000 abitanti (quelli che partecipano agli eventi sono molti di meno). Tutti si conoscono e..sapete com’è… queste occasioni danno tanto l’idea del pranzo di famiglia.

Ci cambiamo e dopo 20 minuti entriamo sul parquet (ottimo davvero) per iniziare l’allenamento del mattino. Siamo tanti e per il saluto iniziale ci dobbiamo disporre su tre file che ricoprono tutta la lunghezza del palazzetto.

Lorenzo Zago, che coordina i movimenti delle truppe, ci dà le prime indicazioni sul da farsi.

La prima ora sarà dedicata allo studio dei kata.  Veniamo divisi in tre gruppi in base al grado, ogni gruppo viene seguito da un Sensei.

Il nostro gruppo è seguito da Inoue Sensei e da Lorenzo Zago. La pratica è piuttosto libera. Inoue Sensei indica il kata da eseguire (dal 1° al 7°) e dà l’hajime. Tutto sommato è abbastanza soddisfatto del livello medio presente. Man mano che la pratica procede ci vengono mostrate alcune parti di vari kata. Per il resto le indicazioni e le correzioni sono poche e più che altro si pensa a ripetere, ripetere e ripetere ancora. Inoue ci dice che il fatto di pensare la sequenza dei movimenti mentre li stiamo eseguendo non ci permette di concentrarci sulla loro correttezza e il kata risulta imperfetto. Dobbiamo ripetere i movimenti fino ad interiorizzarli. A questo scopo ci dice anche che chi non ha la fortuna di avere un Maestro ne proprio dojo, può avvalersi dei filmati dei kata della Zen Nippon Kendo Renmei imitando ciò che vede (buono a sapersi).

Inoue Sensei insiste sull’importanza dei kata. Ci racconta che lui stesso, così come tutti gli altri alti gradi, iniziano l’allenamento con mezz’ora di kata. Questo a suo parere è fondamentale per comprendere ed imparare un corretto kendo con l’armatura. Kata e keiko non sono pratiche separate, ma sono due dimensioni che si compenetrano l’un l’altra. Ciò che apprendiamo nei kata non deve essere dimenticato quando facciamo keiko con l’armatura, anzi, è proprio in quel momento che ci serve di più. La cosa più importante appresa con i kata è Mawai. Il concetto non è così semplice. Potrebbe essere tradotto con la comprensione della reciproca distanza tra i due avversari. Nel kendo mawai è così fondamentale da annullare qualunque differenza fisica tra i contendenti. Non importa se si è donne o uomini, giovani o vecchi, forti o deboli, chi avrà acquisito una migliore comprensione di mawai avrà la meglio.

Terminiamo la pratica dei kata e mettiamo le armature per l’ultima ora di keiko della mattinata. Anche in questo caso è Inoue Sensei che guida l’allenamento costituito dall’esecuzione dei nove Kihon no kata con armatura e shinai.

Finiamo la sessione della mattina alle 13:15 a dire il vero poco sudati e via di corsa al ristorante. Pizza, birra, dolce e caffè. La cosa si rivelerà fatale con appesantimento diffuso, cervello compreso (come al solito).

Tornati in palestra facciamo in tempo a vedere un po’ della seconda sessione di iaido e via di nuovo in armatura.

Il team della nazionale, dopo il suo allenamento, si aggrega al gruppone per la sessione del pomeriggio. L’allenamento questa volta viene condotto da Furukawa Sensei. La pratica è sicuramente più dinamica. L’attenzione viene sempre posta sulle tecniche di base che col passare del tempo vengono collegate in sequenze più complicate. Colpi singoli + kirikaeshi, colpi doppi + kirikaeshi, tsuki, tsuki men, aiuchi men. Gli esercizi vengono spiegati e mostrati da Furukawa mentre Inoue fa da supervisore. I due invitano anche i nostri più alti in grado a mostrare l’esecuzione di tali tecniche dando consigli e facendo correzioni.

Anche la sessione di keiko, con qualche momento di appannamento vista l’intensità più elevata, fila via liscia e ci avviamo a concludere l’allenamento con mawarigeiko e jigeiko. Per il mawarigeiko i motodachi (tutti dal 5 dan in su) si dispongono su due file al centro del parquet e gli altri ruotano all’esterno. Visto il numero di praticanti l’ultima ora la passiamo più a fare la fila che a combattere.

Come un po’ per tutto il seminario più che la pratica, il valore aggiunto è stato il poter osservare Inoue e Furukawa in azione.

Inutile a dirlo, ma sono di un altro pianeta. Tanto amabili e scherzosi senza armatura quanto spietati ed esigienti durante la pratica. Guardandoli in azione (non ho avuto la possibilità di fare jigeiko seriamente con nessuno dei due) ho avuto per la prima volta la sensazione do poter rischiare del male fisico.

Furukawa Sensei durante le dimostrazione delle diverse tecniche ci ha mostrato una morbidezza spaventosa delle mani associata ad una efficacia e velocità straordinarie. I suoi colpi sono colpi forti e taglienti. Tutti quelli che gli sono capitati sotto mano sono stati triturati. Chiedere ai vari motodachi che durante le spiegazioni si sono beccati colpi a ripetizione. Ogni colpo era portato con una decisione ed una intensità inaudita. La dimostrazione di tsuki è stata stupenda e tremenda allo stesso tempo con il motodachi che ad ogni colpo rischiava di essere catapultato a terra. Ho capito che quando sento racconti di Sensei che con uno tsuki ti fanno volare per terra devo prendere la cosa molto sul serio.

Fin qui l’antipasto, il vero show è stato il jigeiko in cui Furukawa col sorriso in volto ha maltrattato chiunque gli sia capitato sotto senza sconti per nessuno. Anzi il trattamento è stato più duro (come logico) nei confronti dei nostri più alti in grado e dei nostri più bravi agonisti. Non ho mai visto volare a terra così tanti praticanti come in mezz’ora di jigeiko con Furukawa. E non sto parlando degli ultimi arrivati, ma dei più bravi kendoka in Italia. Con una semplicità disarmante riusciva a neutralizzare ogni attacco mantenendo un centro fortissimo e controllando con tsuki ogni azione. Uno spirito fortissimo unito ad una tecnica e precisione disarmante.

video di http://kendodream.blogspot.com/

Va beh, il Kangeiko a me è sicuramente servito a capire una cosa. Che esiste una differenza enorme tra noi comuni mortali e i più alti gradi e agonisti italiani e che esiste una differenza ancora maggiore tra questi ultimi e tali demoni Giapponesi.

La strada è talmente lunga che non si riesce nemmeno a scorgerne la metà.

7 thoughts on “Kangeiko 2010 – reportage

  1. “Bud Spencer” Furukawa!!!!!
    La gente volava da tutte le parti!!! Mancava solo Terence Hill….
    E tutto solo con un kendo di base senza movimenti strani…che superba dimostrazione!!

  2. E’ stato il mio primo Kangeiko e devo dire che vedere 170 partecipanti, diversi dei quali ormai amici, è stata un’emozione.
    Posso dire “c’ero anch’io”.
    Inoltre mi è piaciuto vedere il kendo dei “maestroni” giapponesi… e il mio atteggiamento era quello di “rubare”, per quello che capivo, ogni tecnica. Il modo di guardare, il modo di muoversi, la decisione, la determinazione.

    A parte questo, mi sembra che sia un grande evento per poche persone. I principianti, di cui faccio parte, praticamente non sono seguiti (nessuno mi ha mai corretto e vi garantisco che non è per merito mio).
    Sarebbe carino avvertire prima che è obbligatorio il bogu (mi dispiace per uno dei nostri che si è sentito di essere d’impiccio in quanto non-bogato e si e’ fatto da parte bruciandosi metà evento).
    Inoltre, lo metto come ultimo punto anche se è di prima importanza, per eventi come questi mi meraviglio che non ci si doti di un microfono & casse per rendere partecipi alle spiegazioni anche tutti coloro che non sono esattamente davanti al chi parla. E sono il 90%.
    Per il resto tutto ok!

    Gabriele Gennari

  3. Piuttosto, qualcuno sa dove reperire i filmati dei kata della Zen Nippon Kendo Renmei citati da Inoue?

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