La scorsa domenica Raffaella ed io, iscritta al dojo Ikendenshin di Pesaro da pochi mesi, ci siamo alzate di buon’ora e abbiamo raggiunto il dojo Musokan di Bologna per partecipare al secondo appuntamento degli stage femminili di Kendo organizzati dalla CIK.
Una delle prime cose che ho notato una volta arrivate è stato il numero di donne partecipanti che, rispetto al primo incontro di Firenze, era nettamente inferiore. Questo fatto, tuttavia, ha contribuito a rendere l’allenamento più efficace e personalizzato, grazie alle preziose dritte date dalle maestre Ma e Livolsi.
Durante la mattinata Yun-sook ha tenuto la lezione e, dopo un necessario riscaldamento a corpo libero per risvegliare ed attivare i muscoli, ci ha fatto fare degli esercizi di suburi in cui dovevamo portare lo shinai fino ad un’altezza inferiore a quella delle spalle, per scoraggiare la cattiva abitudine di richiamare lo shinai troppo presto, che spesso si prende nel tentativo di svolgere l’esercizio più velocemente, ma in modo sbagliato. Per sottolineare l’importanza della gamba sinistra, sempre nell’esercizio di suburi, abbiamo svolto diverse serie usando solo la gamba sinistra, cioè “saltellando” avanti e indietro su un solo piede. All’inizio mi sembrava un movimento davvero difficile, che richiedeva non solo forza ma anche tanto equilibrio, ma poi gradualmente sono riuscita a muovermi più velocemente ed ho capito il senso di questo esercizio; non bisogna cioè trascurare il ruolo della gamba sinistra. Un altro esercizio interessante è stato quello della serie di colpi men, do e kote eseguiti impugnando ben due shinai a testa avanzando lungo il perimetro della palestra. Dopo due serie da venti di questi colpi, equivalenti a due o tre giri della palestra, si era in grado di impugnare un solo shinai con estrema facilità e leggerezza.
In seguito siamo passate allo studio del kirikaeshi, esercizio fondamentale nella pratica del Kendo anche a livello di principianti. Secondo le indicazioni di Yun-sook abbiamo lavorato sul respiro, effettuando la pratica possibilmente solo con due respirazioni e abituandoci a colpire il nostro motodachi in modo corretto, avanzando e indietreggiando con yoko-men. L’alternanza delle parate del nostro motodachi ci ha permesso di studiare bene i colpi e di portarli a termine in maniera efficace. A fine mattinata, poi, c’è stato un mawarigeiko in cui abbiamo avuto occasione di mettere insieme tutti gli insegnamenti ricevuti e di confrontarci con tutti i gradi presenti.
Nel pomeriggio, Mirial ha iniziato la lezione con un riscaldamento utile e divertente, soprattutto nella parte dedicata al miglioramento del fumikomi. Questa serie di esercizi, pur essendo propedeutici, uniti ad un grande spirito ci hanno fatto capire come il nostro atteggiamento debba essere sempre quello di avanzare verso l’avversario, concentrando il fulcro della nostra spinta sulla parte bassa del nostro corpo, ovvero sul piede sinistro, sulle gambe e sulle anche. L’obiettivo finale è stato quello di concentrare tutta l’energia e la forza mentale in un ippon ben riuscito. Nella seconda parte del pomeriggio abbiamo studiato delle tecniche di debana molto difficili e complesse, ma utili per anticipare l’avversario nella sua azione di attacco. Queste tecniche, come ha detto bene Mirial, sono tecniche di coraggio poiché appena si percepisce l’attacco del nostro avversario bisogna essere veloci nell’anticiparlo avanzando verso di lui, quindi sono necessarie velocità, concentrazione e, per l’appunto, tanto coraggio. Tra le tecniche esercitate abbiamo visto debana men e debana do su attacco men, su attacco kote invece abbiamo visto tecniche kote nuki men, debana kote e ancora suriage waza su attacco men e kote. Tante sono state le domande e le perplessità su tecniche tanto avanzate e complesse, che speriamo di continuare a studiare con Miarial e Yun sook nel prossimo incontro previsto a ottobre.
Infine abbiamo cercato ancora una volta di mettere tutto in pratica nel mawarigeiko finale che Mirial ha introdotto per gradi, un esercizio che ho apprezzato molto. Inizialmente gli attacchi erano limitati a solo men, con l’obiettivo per entrambe le parti di fare punto per prime. Poi, una parte poteva fare solo men e l’altra anche le altre tecniche studiate, infine entrambe le parti potevano eseguire tutti i colpi che volevano, arrivando a fare un jigeiko vero e proprio, sempre confrontandosi con tutti i gradi presenti.
Da principiante del Kendo sono stata molto contenta di queste lezioni perché mi hanno permesso di crescere e imparare cose nuove, facendomi anche capire che per migliorare c’è molto lavoro da fare ma che con impegno e perseveranza è possibile. Ringrazio in particolare le insegnanti per l’entusiasmo che mi hanno trasmesso, e tutte le partecipanti dello stage per avermi dato l’opportunità di praticare con kendoka provenienti da così tante realtà diverse.
(In questa foto scherzosa scattata a fine lezione, si può vedere come io e Raffaella siamo state colte di sorpresa, decisamente frastornate dal jigeiko finale!!)
Giulia Galeazzi