Oggi ci spostiamo virtualmente a Milano per presentare ai nostri lettori un nuovo libro sul Kendo.
“Kendo – La via della spada” è il titolo del testo scritto dall’amico Franco Sarra, un pioniere del kendo italiano che abbiamo intervistato per ascoltare direttamente dalle sue parole com’è nato e cosa c’è dietro a quest’interessante progetto.
Grazie a Franco possiamo tra l’altro farvi vedere in anteprima la bellissima copertina del libro che sarà in uscita il 13 prossimo maggio!
Kendo nelle Marche: Ti ricordi cosa stavi facendo quando hai avuto il primo spunto nell’iniziare a pensare ad un nuovo libro sul kendo?
Franco Sarra: l’idea di scrivere un nuovo libro sul kendo risale alla seconda metà degli anni novanta, una vita fa!
Non ricordo la “molla” che mi aveva spinto allora. Ricordo invece che avevo incominciato a tirar fuori materiale da consultare, a mettere giù uno schema e a scrivere qualcosa. Ma la molla poi non è scattata e la cosa, lentamente, è finita nel mio personale dimenticatoio, che è ormai stipato di un sacco di idee…
Poi, alla fine del 2013, Matteo Luteriani, il signor “LUNI Editrice”, che non sentivo da tantissimo tempo, mi manda una mail: aveva parlato di me con qualcuno del nostro mondo, voleva pubblicare da una vita un libro sul Kendo in italiano e scritto da un italiano e pensava, blandendomi da bravo editore, che io fossi il più indicato, l’unico che potesse farlo.
Da un lato la cosa mi faceva piacere: per tanti anni ho sempre scritto con piacere di arti marziali e di kendo in particolare; dall’altro l’idea di rimettermi di nuovo in pista non mi andava tanto. Ho preso tempo, poi ci siamo incontrati e gli ho chiesto cosa volesse. Mi ha risposto: la Bibbia del kendo! Gli ho risposto che per le Bibbie non ero né all’altezza nè attrezzato; tutt’al più un manualetto. Abbiamo incominciato a discuterne blandamente, poi a trattare e alla fine mi ha tirato dentro.
KNM: Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto alla stesura del libro “KENDO – La via della Spada”?
F.S.: Quando ho scritto il mio “manuale di Kendo”, ormai trent’anni fa, l’ho fatto per dare delle informazioni sulla nostra disciplina a quelli che si avvicinavano al Kendo e ai tanti che non riuscivano a procurarsele, stante la difficoltà all’epoca a reperire testi specifici e ad avere insegnanti all’altezza. Per questo avevo messo su carta le mie conoscenze dei principi di base – assolutamente limitati -.
Trent’anni dopo, parlandone con l’Editore, mi sono reso conto che, nonostante si viva nel mondo di internet che dà l’accesso ad una immensa mole di informazioni, non esisteva alcun testo italiano che le raccogliesse in modo organico in un unico “contenitore”: ogni informazione va ricercata con fatica; spesso bisogna saperne valutare l’attendibilità, perché su internet si trova di tutto e di più, ma talvolta è riportato in modo approssimativo o addirittura errato. Col risultato che spesso ci si blocca, o si prendono per buone informazioni non corrette o si “orecchiano” i principi di base in modo superficiale.
Inoltre, mi sono accorto che i Kendoka italiani, parlo di quelli che hanno iniziato a praticare dagli anni novanta del secolo scorso in poi, non hanno idea di come si sia evoluto il Kendo in Europa e in Italia; poiché sono profondamente convinto che per crescere e svilupparsi è fondamentale avere, e conoscere, le proprie radici, questa mi è sembrata l’occasione per raccontare un po’ le nostre vicende.
Queste sono le ragioni per cui ho deciso di rimettermi a scrivere. Per pubblicare un libro che possa essere considerato, almeno mi auguro, fonte attendibile di consultazione su temi e nozioni che non sempre, per tante ragioni, possono essere approfondite nei dojo.
Fermo restando che, per imparare il Kendo non ci si deve affidare ad un libro, ma a un insegnante qualificato.
KNM: Leggendo l’articolo che hai scritto sulla storia del kendo in Italia pubblicato su Ki on Line, abbiamo colto che tu hai attraversato tutte (o quasi) le fasi di gestazione della federazione che attualmente ci accoglie. Cosa secondo te manca alla nostra federazione per fare un ulteriore salto di qualità?
F.S.: Io non credo che alla nostra federazione manchi qualcosa. Penso invece che la federazione che, a mio giudizio, deve essere una struttura al servizio dei praticanti, debba evolversi con l’evolversi della disciplina. Come ho già scritto in più di un’occasione, penso che la CIK abbia fin qui svolto egregiamente il suo ruolo: ha superato, direi brillantemente, la fase pionieristica e ha portato il Kendo italiano in “un’era moderna”, sviluppando una struttura invidiabile e invidiata in Europa.
Ora, secondo me, siamo entrati in una fase nuova e la federazione deve avere il colpo d’ala per aiutare i kendoka italiani a progredire e crescere numericamente, ma anche e soprattutto in qualità.
E per fare questo bisogna anche, a mio modesto giudizio, “fare cultura”. Kendo non è solo un’attività fisica. E’ anche tanto altro. E questo “altro” bisogna divulgarlo, farlo conoscere e comprendere, trovare il modo di insegnarlo. Altrimenti non progrediamo. Nel mio personale dimenticatoio di cui parlavo prima ho qualche idea al riguardo e chissà che qualcuna non possa essere ripresa anche dalla CIK.
KNM: Ci sono dei maestri che ti hanno particolarmente toccato il cuore? E perchè?
F.S.: Ho conosciuto e praticato con una miriade di Sensei; la maggioranza di essi mi ha lasciato qualcosa.
Ma ovviamente ho i miei Maestri di riferimento, quelli che mi hanno dato tantissimo e grazie ai quali continuo a praticare. In primis il M° Miyazaki (n.d.r. Kentaro) che mi ha dato l’impostazione che ancora ho, e non mi riferisco solo alla tecnica. Poi il M° Toyofuku con il quale ho praticato costantemente per oltre 25 anni, che considero il mio padre putativo. Quindi il M° Hirakawa che seguo ormai dal 1981, che ancora oggi mi stupisce per la qualità tecnica e umana che riesce a trasmettermi ogni volta. Dei Maestri che ho conosciuto in tempi più recenti, quello per il quale ho grandissima stima e con cui ho un feeling particolare è il M° Kanzaki che fa della modestia il suo stile di vita, pur essendo, a mio giudizio, un kendoka e un insegnante eccellente.
KNM: Salvatore Bellisai, nostro primissimo insegnante e carissimo amico, ha curato la parte illustrativa del tuo progetto. Tra l’altro, non è la prima volta che si cimenta in quest’attività. Hai lasciato che si esprimesse liberamente od i suoi disegni sono finalizzati a completare alcuni concetti da te scritti in questo tuo nuovo testo? Raccontaci questa collaborazione!
F.S.: Conosco Salvatore da tutta la vita, ormai. Ha illustrato anche il mio precedente manuale, e non solo il mio. So quindi come prenderlo: bisogna dargli gli input giusti, ma poi va lasciato esprimersi. Bisogna andargli dietro, non vincolarlo. Ovviamente abbiamo visto insieme cosa fare. Gli ho spiegato come avrei voluto il libro e cosa volevo da lui. Poi però l’ho lasciato libero di fare. Discutendo comunque continuamente sul materiale che mi proponeva e, ogni tanto, riportandolo negli argini: le illustrazioni riportate sul libro, che sono tantissime, sono solo una parte di quelle che ha disegnato e, fosse stato per lui, ne avrebbe fatte un sacco di più! Poi però, massima libertà. Anche perché non avevo da spiegargli nulla sulle tecniche. Che è poi il grande vantaggio di avere un disegnatore che è anche un tecnico esperto e capace.
KNM: Osservando la copertina leggiamo il sottotitolo “Volume 1”. Questo ci porta a pensare che sia un progetto più ampio. E’ stata fatta una suddivisione per argomenti?
F.S.: In effetti il libro è in due volumi. Nel primo, che è quello in uscita, ho trattato la teoria e la tecnica del Kendo. Nel secondo, che uscirà in autunno, parlo dei principi e della storia. Gli argomenti del primo volume vanno dallo Shinai al Bogu; dal modo di vestirsi ai bersagli, da come impugnare lo shinai a come colpire; poi parlo di maai, ashisabaki, tenouchi, tecniche di base; e ancora: ki e kiai, sutemi, zanshin, il keiko e i waza, il sistema dei gradi, gli esami, la gara. In pratica ti ho elencato l’indice!
Ho cercato, in ogni argomento, di dare informazioni e descrizioni, cenni storici e notazioni tecniche. Insomma ci ho messo, o almeno ho cercato di farlo, tutto quello che ho imparato nei miei primi quarant’anni di attività e di ricerche!
KNM: A quando un libro sulla storia del Kendo in Italia?
F.S.: Nel volume 2 ci sarà una storia piuttosto dettagliata e approfondita, nei limiti delle mie conoscenze, ovviamente, del Kendo in Italia. La nostra storia, insieme a quella del Kendo in Europa e in Giappone è quella che a scriverla mi ha impegnato e, anche, divertito di più. Ci sarà anche, sempre a proposito di storia italiana, una “galleria” di ritratti di personaggi che hanno fatto il Kendo in Italia. La scelta dei nomi l’ho fatta ovviamente io, ed è quindi assolutamente arbitraria.
KNM: E’ un libro fruibile da qualsiasi praticante di qualunque esperienza o ti sei rivolto ad una specifica parte di appassionati?
F.S.: Nelle intenzioni, e spero anche nella realtà, il mio libro vuole essere per tutti: per il neofita, non necessariamente praticante, ma anche per il Kendoka che vuole avere in un unico testo riferimenti e informazioni. Io l’ho scritto con Jiki shin, cuore diritto, e mi auguro che possa risultare utile alla pratica e al progredire del Kendo. Che è poi la ragione per cui è stato fatto.
KNM: Nell’intervista con Gianfranco Moretti, è emerso un aspetto che chi fa Kendo conosce bene. La nostra disciplina, intesa come percorso personale, attraversa diverse fasi. Dove ti trovi tu ora?
F.S.: Per strada! A parte gli scherzi, per quel poco che ho imparato, la via è come la vita. Sono entrambe un percorso che sai com’è prima, ma non come sarà dopo. Non sapendo dov’è l’arrivo (e, sinceramente, non sono interessato a saperlo) non so neanche a che punto sono. Per cui cerco di andare sempre avanti, magari piano, ma sempre avanti. E la cosa bella è che nonostante tutti gli anni alle spalle, ormai sono sessanta di vita e quaranta di pratica, scopro quotidianamente che sono sempre più le cose da imparare di quelle che conosco e che questo mi piace! Vuol dire che posso e voglio crescere ancora. E prego di continuare il più a lungo possibile.
KNM: Abbiamo avuto l’onore di averti ospite in più edizioni dell’evento “Trofeo dell’Adriatico” che organizziamo come dojo ogni anno ormai da 7 anni. E’ un piccolo spaccato di kendo che richiama praticanti che si affacciano sostanzialmente da inesperti al mondo delle competizioni.
Cosa accomuna e cosa distingue questi praticanti da quelli che assieme a te si cimentavano nel mondo dello shiai qualche decennio fa?
F.S.: E’ un discorso non semplice. E’ vero che si parla sempre di kendoka, ma in realtà si tratta di due mondi diversi, difficili da mettere a confronto.
Quello che rimane sempre uguale è il clima che si respira, che è quello del Kendo. Oggi c’è più tecnica, una maggior conoscenza delle regole, una organizzazione assolutamente superiore che aiuta molto i competitori, una maggiore maturità anche tra i principianti, fors’anche perché oggi gli insegnanti sono di un livello medio nettamente superiore a quello di trenta, quarant’anni fa (che molte volte non c’erano!).
Una volta c’era un agonismo molto più accentuato, che qualche volta sconfinava nella belluinità, che serviva probabilmente a compensare una tecnica spesso approssimativa. Se parliamo di livello generale, quello di oggi è sicuramente migliore, anche perché più omogeneo. Magari una volta c’era in generale più determinazione. Ma forse vedo il passato con occhio deformato…
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Il prossimo 13 Maggio 2015 uscirà:
KENDO – LA VIA DELLA SPADA
I principi, la teoria, la tecnica e la storia
Volume 1 – La teoria, la tecnica
di Franco Sarra
Illustrazioni di Salvatore Bellisai
208 pagine. Formato 17×24
Collana LE VIE DELL’ARMONIA
LUNI EDITRICE
Prezzo di copertina: 20,00 Euro
Non fatevelo scappare! 😉