Con enorme ritardo siamo riusciti a preparare artigianalmente sia i video delle performance di apertura e chiusura della dimostrazione a cura di Mugen Yahiro, che una raccolta di highlights dei 5 incontri sfruttando il materiale video che avevamo.
L’idea di ritagliare uno spazio dimostrativo l’abbiamo introdotta qui, ed il risultato è andato oltre le nostre più rosee aspettative.
Desideriamo quindi ringraziare nuovamente tutti i partecipanti per la disponibilità dimostrata nell’accettare l’invito a quest’esperimento che era alla sua prima edizione!
Grazie a Franco Sarra, Dorian Pungetti, Andrea Li Causi, Bernardo Cipollaro, Christian Filippi, Enrico Monaco, Tomaso Boscarol, Leonardo Brivio, Mirial Livolsi, Angela Papaccio e Stefano Betti.
Grazie soprattutto per aver offerto un bellissimo esempio di kendo.
Addentriamoci virtualmente nella bellissima Toscana per sapere cosa ci aspetta e da dove nasce questo seminario.
KNM: Ciao Dado, partiamo dal vostro dojo! Raccontaci un po’ dove praticate e da dove nasce l’Ittoryukai Valdelsa.
Dado: Allora prima di tutto permettetemi di ringraziare tutto il vostro blog per l’opportunità offertami. Siete GRANDI!! Il nostro dojo si chiama ITTORYUKAI VALDELSA, e l’avventura è cominciata nel 2010, un anno dopo il mio rientro in Italia da Tokyo. La cosa è cominciata quando sono stato contattato per fare una dimostrazione nelle scuole medie di Poggibonsi (SI), da lì mi hanno offerto di aprire un corso di kendo per bambini, che è cominciato in 2 bambini, di cui uno mio figlio Taro… Io nel frattempo mi allenavo a Firenze, all’Ittoryukai Firenze con Maurizio Biondi e Bernardo Cipollaro, poi dopo un anno circa le richieste di alcuni adulti mi mi hanno spinto ad aprire un corso adulti, cosa che si e` rivelata ben presto positiva. Infatti in breve tempo si è creato un gruppetto di persone che praticano e contribuiscono ad allargare questa nostra grande famiglia che è il kendo. Abbiamo fondato la nostra associazione mantenendo il nome Ittoryukai dato appunto dal Maestro Ishiyama tanti anni fa, in altri contesti, e aggiungendo “Valdelsa” che è la zona appunto dove viviamo. Pratichiamo presso il centro Equinox di Poggibonsi, sia per il corso bambini che per quello adulti, e per nostra fortuna c’è un bellissimo parquet ottimo per il kendo e spazio a sufficienza.
KNM: L’amicizia che ci lega è frutto di uno scambio continuo, di viaggi attraverso gli Appennini, di sudore a suon di fumikomi ma anche semplicemente di voglia di vedersi e passare del tempo assieme. Siamo venuti a trovarvi diverse volte e voi siete ospiti fissi del nostro appuntamento più importante, il Trofeo dell’Adriatico. Cosa ne pensi di questi rapporti tra dojo?
Dado: La risposta e` semplice. Penso che sia il sale del kendo, o meglio quello a cui il kendo dovrebbe portarci naturalmente; amicizia e stima reciproca sono il giusto nutrimento. Poi se manca un pò di tecnica per fare debana men o kaeshi do la studieremo insieme….ognuno con i suoi tempi e modi, ma reputo l’amicizia come base primaria per fare qualsiasi altra cosa.
KNM: Addentriamoci ora al mondo giapponese in senso stretto…Hai vissuto per un po’ di tempo in Giappone dove hai praticato ovviamente kendo. Vuoi raccontarci qualcosa di quest’esperienza? E soprattutto come ha conosciuto il M°Ishiyama e quando hai capito che era lui il tuo Maestro?
Dado: La domanda rischia di andare per le lunghe…..riguardo alla mia esperienza in Giappone ti dirò che sono andato là a 21 anni per fare kendo, senza tecnica, conoscenza della lingua, senza biglietto di ritorno, senza soldi e con pochi e sparuti contatti (che fra l’altro non ho mai usato!). Il resto lo raccontiamo davanti a qualche birra…. 😉 Ringrazio infinitamente il Giappone per il bene che mi ha voluto e per tutto quello che mi ha dato, in primis Naomi e i miei figli Taro e Daigo! Riguardo al Maestro Ishiyama, l’ho conosciuto in Italia, durante il suo primo stage nel 1998, e me ne sono innamorato subito: un kendo al 100% dell’impegno, rapido e così potente da poter sembrare violento; mi ricordo che sudava molto più di noi e attaccava men a tutti, chiunque avesse di fronte. L’impressione quando subivi men era quella che ti staccasse la testa, letteralmente. A quel tempo avevo una minima esperienza di Giappone, ero stato là solo 6 mesi e biascicavo qualcosina… ma lui mi invitò ad andare dove insegnava, presso la Polizia di Tokyo, se volevo migliorare. Andai a fare asageiko al Keishicho Budokan (indimenticabile la prima volta) e chiesi se potevo praticare qualche giorno lì. Si arrabbiò e dandomi dello stupido mi disse che mi sarebbero occorsi un paio di anni per farmi una buona base. Dopo un anno mi disse che mi aveva scelto come allievo. Ricordiamoci che in Giappone il rapporto è reciproco, ossia non è solo l’allievo che sceglie il maestro, ma anche il maestro che sceglie l’allievo. Non ho parole per ringraziarlo per tutto ciò che ha fatto per me.
KNM: Guardando la locandina del prossimo seminario, notiamo subito dei “grandi kote”. Chi segue questo blog ricondurrà il tutto facilmente all’Itto-Ryu che abbiamo trattato con una certa frequenza. Sappiamo che ci sono tantissime scuole d’Itto-Ryu e non è poi così anomalo vedere maestri di kendo praticare queste scuola di spada. Secondo la tua esperienza, quanto sono propedeutiche per la pratica del kendo ed in che modo il M°Ishiyama rapporta l’Itto-Ryu al kendo? Dado:Il Maestro Ishiyama è responsabile per l`Ittoryu all’interno della Polizia di Tokyo, e quindi la sua Ittoryu è finalizzata alla tecnica del kendo, non è fine a sè stessa. Riguardo alla propedeutica, direi che tramite l’Ittoryu s’imparano dei fattori fondamentali per il kendo: forza sulla punta della spada, potenza d’impatto, tai sabaki, senso del tempo e molto altro. E` ovvio che essendo praticata con i soli bokuto, per ragioni di sicurezza non è consigliabile a chi è proprio novizio, ma comunque può aiutare a correggere tanti problemi del kendo anche a chi ha poca esperienza.
Credits – Leonardo Brivio
KNM: Puoi anticiparci qualcosa su quale sarà il programma di pratica del seminario della prossima edizione?Dado: Ishiyama sensei di solito basa i suoi seminari su 3 fattori: 1) jigeiko (mawarigeiko, jigeiko libero) 2) uso e pratica del bokuto (kendo kata, Ittoryu, Bokuto ni yoru kihon geiko, suburi e altro) 3) grandi vasche di kakarigeiko e kirikaeshiQueste le componenti che solitamente fanno parte del suo allenamento standard. Non so ancora se ci saranno delle divisioni in gruppi, Ishiyama sensei quest’anno sara` accompagnato da Yoneyama sensei, un 7 dan anch’egli della Polizia di Tokyo e suo partner di Ittoryu da sempre. Abbiamo conosciuto il Maestro Yoneyama lo scorso anno ed è stato davvero un bell’incontro: una persona disponibile e molto ferrata nell’insegnamento (oltre ad avere due polsi che sembrano quelli di un muratore…)KNM: Vogliamo fare anche a te la stessa domanda che abbiamo fatto agli amici dell’ARK. “Spesso ci domandiamo come Maestri siano al di fuori del dojo. In che modo il Kendo viene portato nei rapporti umani extra dojo da Ishiyama Matsunori?”Dado: In Polizia tutti dicevano che Ishiyama Mutsunori dentro al dojo era il più cattivo, e fuori dal dojo il più buono. Penso che questa sia la miglior definizione del Maestro! La sua umiltà fuori dal dojo è rinomata così come la sua disponibilità: non guarda affatto l’etichetta o l’aspetto, ma l’essere umano. Non ha interessi particolari oltre al kendo ed allo stare in compagnia. La sua più grande gioia è praticare duro tutti insieme e poi….tutti a bere!! Una persona veramente umile come poche ne ho incontrate durante i miei anni in Giappone. Grazie per l`intervista e…vi aspettiamo!!!KNM: Grazie a te! Rinnoviamo quindi l’invito a tutti coloro che vogliono abbinare ad un’interessantissimo stage di kendo anche una piacevole giornata in una bella location ;-).
Mi sembra ieri, il primo “Trofeo Dell’ Adriatico” così come lo battezzò il nostro amico Salvatore Bellisai, eravamo una trentina di persone, ospiti Stefano Betti e Dorian Pungetti, uno stage tra amici con una piccola gara arbitrata da un singolo arbitro, chi lo avrebbe mai detto che saremmo arrivati a una quinta edizione con oltre 100 e lo ripeto, CENTO presenze?
Non voglio tediarvi, con la logistica e i preparativi che hanno impegnato tutti i ragazzi dell’ Associazione Shingen da mesi a questa parte, il nostro grandioso week-end comincia Venerdi sera presso il nostro Dojo di Fano, coi Maestri Stefano Betti e Arialdo Bolognesi, quest’ ultimo per la prima volta nostro ospite, sarà una serata breve ma intensa, siamo in pochi e ci godiamo una breve ma intensa ora di jigeiko, ovviamente il tutto finisce a tavola come nella migliore tradizione di Kendo Nelle Marche, nel frattempo ci raggiungono Boscarol e la sua compagna, una cenetta leggera senza alzare troppo il gomito, ci aspetta una lunga giornata.
Il mattino successivo arrivo sul posto con un ora è mezzo di anticipo, per svolgere quel che mi competeva con tutta calma, incredibilmente il palazzetto è già gremito di kendoka, fortunatamente c’è già Alessio che ha messo in moto il coordinamento e Roberto operativo alla cassa, ci sono tante cose da fare, ma siamo ben organizzati e si arriva al mokuso senza nessun intoppo.
credits – Laura Mecozzi
credits – Laura Mecozzi
Al centro del kamiza Stefano Betti, che terrà lo stage coaudiuvato da ben 8 prestigiose presenze: Arialdo Bolognesi, Angela Papaccio, Fabio di Chio, Tomaso Boscarol, Bernardo Cipollaro, Leonardo Brivio, Dorian Pungetti, Enrico Monaco.
credits – Laura Mecozzi
Data la numerosa partecipazione, veniamo divisi per gradi, di modo che ognuno possa praticare coi giusti motodachi e attentamente seguito dai Maestri per una corretta pratica,
credits – Laura Mecozzi
credits – Laura Mecozzi
l’allenamento è dinamico e propedeutico allo shiai, in attesa del Trofeo del pomeriggio, dopo i canonici 5 minuti di pausa, Stefano con fischietto alla mano inizia farci scaldare sul serio con rapidi scambi di tecniche al suon del suo fischietto e alla fine quando tutti eravamo pronti per il canonico mawari geiko, arriva la sorpresa a mio avviso più divertente di questo stage mattutino, il “Sekigahara” oserei definirlo un jigeiko epico, dove tutti veniamo disposti in ordine sparso per la palestra, si parte contro il primo motodachi che abbiamo di fronte cercando l’ ippon e al fischio di Stefano, si cambia col prossimo avversario che ci si ritrova di fronte, spasso assicurato! Come tutte le cose belle, si ha la sensazione che duri solo pochi minuti ed è la fine di questa intensa mattinata.
credits – Laura Mecozzi
E quest’ anno per la pausa pranzo una novità, avremo anche un’ottima palestra con un parquet strepitoso, però da un punto di vista logistico pecca del fatto che non ci siano ristoranti a portata di mano, per sfamarsi e riprendere per tempo l’ allenamento, gli anni scorsi siamo sempre arrivati al secondo, così quest’anno abbiamo avuto la brillante idea di organizzare un buffet, rigorosamente compreso nel costo dello stage direttamente sul posto, ricco di prelibatezze e tradizione, per ovvi motivi mancava solo il sangiovese, con l’ aiuto di mogli, fidanzate e genitori abbiamo messo insieme un buffet per oltre 100 persone, purtroppo tutto ha un costo, questo vi spiega il perché quest’ anno non vi abbiamo regalato l’ esclusiva spilletta, vi promettiamo che nella sesta edizione avrete entrambe le cose!
credits – Davide Delise
La scelta si è rivelata vincente, abbiamo tutti pranzato in kendogi e soprattutto in relax, in gogliardia e ottima compagnia.
Nel frattempo la macchina organizzativa era già in moto con la preparazione degli shiai-jo e relativi tavoli della giuria, le squadre quest’ anno sono davvero tante, lo schieramento quasi riempie l’intera lunghezza della palestra.
credits – Laura Mecozzi
Ogni anno che passa il trofeo si fa sempre più emozionante, grazie a nuovi partecipanti e soprattuto alla formula ippon shobu, dove tutto diventa possibile, non è novità di vedere kyu superare incontri contro dan elevati, quindi i risultati non sono sempre prevedibilissimi.
Complimenti agi amici di Verona che hanno fatto il pienone!! 😉
credits – Laura Mecozzi
La giornata si conclude col consueto Sayonara Party, quest’ anno siamo al ristorante la Gradarina, siamo tutti molto stanchi, più che la baldoria prevale la voglia di stare seduti e rilassati, facendo conversazione con la gradevole compagnia, personalmente romperò le righe prima del previsto, il mattino dopo bisogna alzarsi presto.
credits – Gianni Gaspa
Allo stage della domenica mattina sono tutti puntuali e più numerosi del previsto, la lezione è tenuta dal Maestro Bolognesi, dopo un buon riscaldamento a cura di Giacomo Pezzo del Cus Verona, veniamo divisi per pratica a coppie, per concludere con un energico jigeiko finale.
E’ stato il nostro messaggio di augurio ai ragazzi dell’Ittoryukai Valdelsa, che con un allenamento mattutino seguito da un bellissimo pranzo in una azienda agricola hanno voluto inaugurare appunto il loro dojo.
Con enorme ritardo scriviamo questo post riguardo la bellissima giornata trascorsa in terra toscana con i nostri amici lo scorso 9 giugno.
La partenza decisamente mattiniera non ci ha messo al riparo da tutti gli imprevisti. Peccato infatti che che il nostro viaggio sia stato rallentato da un incidente ed abbiamo potuto fare solo l’ultima mezz’ora di jigeiko, il giusto sforzo per stuzzicare la fame :-).
Eh sì perché il programma prevedeva sì l’allenamento con breve dimostrazione dei fortissimi bambini, ma anche un pranzo nell’azienda agricola Officinalia di Pancole, S.Gimignano.
Semplicemente spettacolare.
In aperta campagna senza i rumori molesti della vita frenetica della città e tanto buon cibo. Pizza biologica, birra, fritto di pesce e verdura, vernaccia freschissima, dolci. Bellissimo! 😀
Dei due giorni trascorsi a Barberino Val d’Elsa a praticare kendo con i maestri Ishiyama Mutsunori e Yoneyama Toyohiro, ospiti dei nostri amici della Itto-Ryu Kai, potrei raccontare a lungo. La qualità e l’intensità degli allenamenti sono state quelle che ci si poteva aspettare da due maestri della Polizia di Tokyo, ed insieme all’alto livello dei praticanti che vi hanno partecipato, mi hanno permesso di imparare molto e di crescere molto.
Quello che mi ha sorpreso è stato piuttosto il lato tecnico del seminario, concentrato soprattutto sulla pratica dei kata di kendo e dell’itto-ryu. Devo dire la verità, è raro partecipare a seminari dove si pone tanta attenzione alla parte “tradizionale” del kendo. Riuscire inoltre a praticare un po’ di itto-ryu è stato superlativo.
Anche fuori dal dojo, i maestri Ishiyama e Yoneyama si sono rivelate persone umanamente grandi; dimostrando appieno quello che il kendo, praticato correttamente, può realizzare per la crescita umana della persona. Questa parte, così strettamente correlata alla pratica del kendo è stata messa in risalto da un intervento del maestro Yoneyama.
Vorrei proporvi proprio questo intervento, che più di tutto, secondo la mia opinione, interpreta lo scopo della pratica del kendo.
Le cose importanti nella vita per imparare il kendo
Go kai (i cinque principi):
1. Non mentire;
2. Non essere pigri;
3. Non lasciare le cose incompiute;
4. Non essere egoisti;
5. Non disturbare gli altri;
Questi cinque principi sono cinque diverse finestre aperte in direzione della sincerità. Chi si dedica ad uno solo di queste principi, li può capire tutti e cinque; perché la sincerità è collegata con la fedeltà, la buona fede [真心 – magokoro: cuore puro; 誠 – makoto: sincerità]. Bisogna impegnarsi per avere sincerità nella vita e nel kendo.
I principi del kendo – Il kokoro-gamae nell’allenamento di kendo.
[Kokoro-gamae 「心構え」significa letteralmente posizione del cuore. S’intende l’attitudine mentale che si ha quando si deve fare qualcosa. In questo caso, il kendo.]
1. Non mentire
Quando si mette la mano sul cuore, non c’è persona che non abbia mai mentito. Però, se non si cerca di osservare il proprio cuore e la propria mente, se non si cerca di superare questa parte del cuore ingiusta, disonesta e malvagia, allora la vita non diventa una vita di soddisfazione. Senza riuscire a superare questo cuore malvagio, la vita non diventa quella che ognuno desidera.
Nel kendo si dice: “usare iro” o “avere iro” [iro: colore], quando una persona mente. Se si pratica un kendo corretto, senza mentire né agli altri né a se stessi, non si sarà ingannati dall’avversario. Quando l’avversario cerca d’ingannarti, se avrai un cuore sincero, non sarai ingannato.
Nel kendo non deve esistere l’inganno. Se entrambi i praticanti fanno kendo sinceramente, senza mentire, comunque uno dei due vincerà e l’altro perderà, ma entrambi avranno fatto vero kendo. Perciò non bisogna mentire. Questo è fondamentale anche nella società.
Si dice: 「信なくば仁なし」 – shin nakuba jin nashi (se non c’è la fiducia non c’è neanche l’amore).
2. Non essere pigri (avere il cuore fedele).
Vuol dire che bisogna essere fedeli, nel senso di perseveranti. Non bisogna poltrire, oziare, trascurare gli impegni, iniziare qualcosa e smettere dopo poco. 「継続は力なり」Keizoku wa chikara nari (Proverbio giapponese che significa: la perseveranza è forza). Nella perseveranza si acquista la forza. Quando si fanno le cose giuste e corrette, con continuità, naturalmente ci si divertirà, perché non si proverà “fatica a faticare”; gli sforzi fisici e mentali non costituiranno un peso, non saranno faticosi.
3. Non lasciare a metà le cose iniziate (avere responsabilità nelle azioni che si fanno).
Vuol dire avere responsabilità. Chi riesce ad avere responsabilità, sarà un grande uomo nella società. Nel kendo, se chi pratica manca di fare zanshin non può migliorare nel kendo. Zanshin è il prepararsi, l’essere pronto all’azione successiva; quindi, se si colpisce e non si fa zanshin, il colpo dato è un’azione lasciata a metà.
Seguendo questi tre principi, la gente comincerà a fidarsi. Questo modo di vivere, questo cuore, è la strada per la formazione dell’uomo. Se si riesce a seguire tutti e tre questi principi, si riuscirà a vivere una vita felice.
Yamaoka Tesshu, un esperto di spada e zen, disse: “Il monte Fuji: se c’è bel sole o se vengono molte nuvole, comunque la figura del Fuji non cambia”.
Questi tre principi sono indispensabili nella formazione umana. Chi veramente riuscirà ad applicarli, diventerà un individuo completo.
4. Non essere egoisti.
Vuol dire avere il cuore di rispettare gli altri; trattare qualcuno con rispetto, rispettare i genitori, rispettare i più anziani, rispettare gli altri nella società. Se non ci si allena in questo, non si potrà applicare la propria umanità. Nel kendo questo è il “reigi”. Nel kendo si possono imparare tante cose dagli avversari, rispettandoli. Per questo nel kendo si mette tanta importanza sul reigi. Nel kendo si dice: “Inizia con rei e finisci con rei”, perché tra i due saluti ci deve essere rispetto per l’avversario.
5. Non disturbare gli altri. Non infastidirli, non importunarli.
L’amare l’uomo o gli altri vuol dire che bisogna essere anche gentili; dedicarsi agli altri, servire gli altri. Se si riesce ad avere il cuore per amare gli altri, la sincerità e l’affetto si riveleranno senza difficolta e non ci sarà bisogno di combattere. Questo è l’estremo principio del kendo.
Nel kendo, cosa dobbiamo fare? Dobbiamo applicare questi cinque principi. Dobbiamo diventare uomini che riescano a rispettare questi cinque principi. Se si riesce a seguirli fino in fondo, si riuscirà ad ottenere un cuore sincero. Se si riesce a vivere questi principi, si riuscirà a fare qualsiasi cosa.