Il fatto d’essere impegnati nelle scuole (vedi link), ci limita un po’ nelle possibili uscite dal dojo.
Uno dei seminari al quale avremmo voluto partecipare era proprio quello organizzato dagli amici dello Shudokan Roma con Koyama Sensei che introdummo brevemente al seguente link
kendonellemarche.wordpress.com/2013/10/24/koyama/
Grazie all’amicizia che ci lega con gli amici di Porto San Giorgio siamo in grado di poter raccontare com’è andata a chi come noi non era presente allo stage.
E’ risaputo, almeno per noi, che per le trasferte di Kendo ci si sveglia sempre prima del sole. Così anche questa volta alle 5:30 io, Paolo P. e Paolo V. siamo già in macchina.
L’andata trascorre piacevolmente individuando “gli obiettivi” personali del seminario e cercando di caricare al massimo Paolo V. visibilmente agitato per il suo esordio in armatura.
Arriviamo quasi in anticipo, preceduti solo da qualche kendoka che veste i colori dello Shudokan, ma in breve il Gym-Seng si riempie ed ogni ingresso è seguito da saluti, da reincontri, da promesse e premesse per immediate collaborazioni. In breve, si crea subito quel clima da evento che chi sta leggendo queste parole conoscerà benissimo, sicuramente più di quanto io possa saper descrivere.E’ tutto pronto quando il M° Di Chio, da buon padrone di casa, presenta ad almeno 40 kendoka i Maestri Masahiro Koyama (8° dan kyoshi) e Nobuyuki Miyato (8° dan kyoshi), coadiuvati da Kazuyoshi Shoji (6° dan), Shionoya (4° dan) e Mori (3° dan). Poi la parola passa subito al Maestro Koyama che, grazie al lavoro di interprete di Dado (ormai una costante) inizia la direzione del seminario.
Siamo un po’ in ritardo, quindi non ci perdiamo in convenevoli e partiamo rapidi con il riscaldamento ed il suburi. Rapide arrivano anche le prime correzioni, alcune ben note sull’importanza di praticare suburi con la corretta “intensità” e non come blandi esercizi di riscaldamento, altre più di dettaglio sulle varie tecniche.
Dopo il men tsuke si inizia con kirikaeshi e con il kirikaeshi-do, seguito dallo studio dei fondamendali, nidan waza e sandan waza. Ogni waza è introdotto dal M° Koyama e spesso approfondito dal M° Miyato. I kyusha formano un gruppo assestante, seguito da Shoji, il loro programma è lo stesso ma viene svolto con un ritmo e con un’attenzione più consona al loro livello.Il seminario prosegue con lo studio delle tecniche d’anticipo, di tsubazeriai e degli hiki waza. Importante l’osservazione fatta in merito alla tsubazeriai: il Maestro ci ha sottolineato come questa sia importante tanto quanto Issoku Itto No Ma, dal momento che un attacco può nascere parimenti dall’una o dall’altra distanza, che è quindi sbagliato trascurarla o, peggio, riposarsi in Tsubazeriai durante uno shiai. In merito riceviamo anche l’appunto di conoscere poco hiki waza e di far fatica persino a muoverci correttamente all’indietro.
Per ogni waza ci viene proposta prima un’esecuzione lenta per poi aggiungere un po’ rapidità fino a raggiungere il massimo della velocità d’esecuzione che non comprometta la corretta esecuzione della tecnica.
Il consiglio del Maestro è: ogni volta che non siete sicuri o che è evidente che non padroneggiate il movimento, tornate allo slow-motion.
Attraverso esercizi, consigli e tecniche arriviamo rapidi al momento del jigeiko finale. Prima però voglio ricordare due episodi che riguardano Shionoya: dopo aver mostrato la corretta esecuzione di un’esercizio proposto dal Maestro, quest’ultimo ci chiede se avessimo visto bene il movimento della spada.
Onestissimo un kendoka romano che ammette: “No, non abbiamo visto, è troppo veloce!”, non è stata necessaria la traduzione per far capire al Maestro e per farlo scoppiare in una simpatica risata. 😀
E’ stata invece l’intera classe ad esplodere in un applauso spontaneo quando lo stesso Shionoya ha realizzato una serie di men rapidi e potenti attraverso tutta la lunghezza della palestra. Intenzione del Maestro era mostrare come aumentare la velocità d’esecuzione non doveva implicare una perdita in qualità della tecnica.
L’intero allenamento non sarà leggerissimo per il fisico (Christian Filippi commenterà il nostro stato con: “Scene da geriatria”), ma forse per l’interesse suscitato al gruppo o grazie alla serenità trasmessa dai maestri, sempre con il sorriso in viso, il tempo vola fino ad arrivare al tardo pomeriggio.
Non vorrei e non saprei descrivere il Jigeiko finale, visto che sono convinto che ognuno l’abbia vissuto in maniera differente e che le sensazioni e gli insegnamenti ricevuti varino da incontro ad incontro. Personalmente ho ricevuto quanto basta a studiare per un bel po’, sperando di non ricevere le stesse osservazioni l’anno prossimo!
E’ molto cortese il Maestro nel salutarci, riceviamo complimenti per un buon rei-gi e per l’impegno e la serietà dedicata alla pratica.
Il Maestro sottolinea infine come è normale che un programma così vasto, seguito da una classe di livello eterogeneo, non possa essere appreso in toto da tutti, ma è speranzoso di aver seminato bene e sa che se non è successo durante quel giorno, in seguito, ognuno nel proprio dojo avrà modo di riflettere e mettere a frutto gli insegnamenti ricevuti.
E’ ormai tardi quando salutiamo tutti i vecchi ed i nuovi amici: Verona, Brescia, Bologna, Firenze, Fano, Perugia e Roma sono solo alcune delle città lette negli Zekken; noi, da Porto San Giorgio, abbiamo qualche kilometro da fare ora e ci affrettiamo a partire.
In macchina ricorderemo la giornata, condivideremo l’entusiasmo (e la fortuna) di Paolo V. che ricorderà sempre di aver fatto il suo primo Jigeiko con un 6° dan e tireremo le somme di quanto appreso che, e qui ringrazio lo Shudokan per l’opportunità, è più di quanto ci saremmo aspettati.
Marco Papetti
Kendo Porto San Giorgio