Kendo nelle Marche


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Kiwada e Yang, chiacchiere e molto altro…

Ricordate lo stage del M°Kiwada e M°Yang raccontato da Marco Tamaro del Nami Kendo Dojo Trieste Accanto allo stage c’è stato anche un momento intimo che possiamo raccontare innanzitutto grazie alla disponibilità dei due maestri ed allo stesso Marco che ce lo riporta integralmente qui sotto.
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COME SI FA A COMBINARE GLI IMPEGNI PERSONALI CON GLI ALLENAMENTI DI KENDO?
Yang: ci sono più di cento motivi per non praticare il Kendo, e probabilmente quasi tutti validi…c’è la famiglia, c’è il lavoro, questioni economiche…ma c’è sempre almeno un buon motivo per praticare. Solitamente il bilanciamento tra vita privata ed allenamento non è mai al 50 %, ma 30% 70% o 40% 60%, ma se si vuole si riesce a combinare. Poi naturalmente dipende dagli obiettivi che uno si pone…
SI SA CHE IL LIVELLO DEI GIAPPONESI O COMUNQUE DEGLI ORIENTALI E’ MOLTO PIU’ ELEVATO RISPETTO A QUELLO DEGLI OCCIDENTALI, PER VIA DEL NUMERO DI ORE DI PRATICA E PER MOLTI ALTRI FATTORI, COME SI SENTONO GLI ORIENTALI A PRATICARE CON GLI OCCIDENTALI?C’E’ QUALCHE DIFFICOLTA’ DA PARTE VOSTRA A CONFRONTARVI CON PERSONE PIU’ INESPERTE?
Kiwada: la difficoltà principale sta nella prestanza fisica; io sono più alto della media dei giapponesi ma solitamente gli occidentali sono più alti e ben piazzati, perciò hanno una spinta della gamba sinistra superiore; non si può mai dire a priori chi sia più bravo. Una differenza sostanziale però sta nel fatto che gli europei ad esempio dopo i primi cinque minuti si stancano e tendono a perdere la concentrazione, mentre i giapponesi si allenano proprio su questo, sul piano mentale, sul trovare i punti deboli e di conseguenza le opportunità. Comunque anche i giapponesi si allenano molto per affrontare gli europei, piuttosto che gli americani od i coreani.
CI SONO DEI LIMITI NELLA PRATICA DEL KENDO PER CHI NON APPARTIENE ALLA CULTURA GIAPPONESE?
Kiwada: parlando della carriera da atleta, capita nelle competizioni dove vengano assegnati dei punti dubbi, dove non c’erano, anche in Giappone. Bisogna però cercare di esprimere se stessi con un buon Kendo, di rendere la bellezza dell’azione con un colpo sincero, di mettere se stessi creando la bellezza nel costruire un discorso. Nella scherma occidentale appena si colpisce, viene assegnato il punto. Il Kendo invece richiede la bellezza della pratica, questo pensiero può essere portato come obiettivo comune anche in occidente.
Yang aggiunge: ognuno di noi dev’essere fiero di praticare un’arte marziale di cultura giapponese, la cosa importante è cosa si sente mentre si pratica il Kendo. Ad esempio, gli spaghetti sono italiani, ma ci sono anche in cina, sicuro, anche in america, anche in giappone, però sono italiani. Allora bisogna essere fieri di ciò che si rappresenta.
CHE TIPO DI PREPARAZIONE ATLETICA CONSIGLIATE A LIVELLO DI ESERCIZIO FISICO?
Yang: hahah…io e il Maestro Kiwada abbiamo entrambe 37 anni, lui pratica mediamente dalle 5 alle 6 ore al giorno, quindi circa 20 ore a settimana, io 4… Detto questo l’unica preparazione che ti serve è: praticare Kendo! Sì, si può andare un po’ a correre, ma io per esempio non andrei molto veloce. ah ah ah!
KENDO SPORT – KENDO FILOSOFIA, CHE COSA NE PENSATE?
Kiwada: personalmente preferisco la parte “sportiva”, infatti sarei favorevole a renderlo sport olimpico per rendere questa disciplina un po’ più vivace diciamo, però il Kendo è nato come combattimento con la spada e naturalmente dietro c’è una filosofia; la competizione è una parte del Kendo, un piccolo momento.
Yang: il 99% il Kendo è mentale solo l’1 % è fisico…
CAPITA SPESSO DI PRATICARE IN UNA COMPETIZIONE O DURANTE UN ESAME CON UNA PERSONA CHE CONOSCIAMO ED IL PIU’ DELLE VOLTE RENDIAMO MOLTO DI MENO IN COMBATTIMENTO, MAGARI PERCHE’ LO CREDIAMO MENO CAPACE DI NOI. C’E’ UN MODO PER ALLENARE L’ATTITUDINE MENTALE NELLO SHIAI?
Kiwada: ci sono molti atleti che per entrare nella mentalità giusta e per concentrarsi compiono dei piccoli “riti” che li fanno entrare in una situazione che conoscono già, in un qualcosa che fanno abitualmente, per “pensare inconsciamente” che sia una situazione normale della quale non bisogna avere paura o preoccupazione. Io ad esempio quando indosso il men tiro gli himo-men per tre volte, questo è un trucchetto personale appunto per entrare in una condizione “già vista”…
Poi ci sono due casi, anzi due tipi di atleta: il primo prepara una variabilità di attacchi con una serie di situazioni diverse, allenarsi all’imprevedibilità; il secondo atleta si allena sul suo colpo preferito, prendiamo ad esempio il men, si allena bene solo su quello (in modo da sentirsi sicuro, “situazione familiare”) in questo modo aumenta la fiducia in se stesso.
Personalmente preferisco il primo caso, la variabilità. In questo modo si è sempre preparati a qualsiasi situazione.
Yang: tutti quanti abbiamo paura prima di un incontro, è normale ed è umano. Bisogna avere fiducia in se stessi, dire a se stessi “sai che puoi farcela”. Io penso ad un sacco di cose: a mio figlio, a mia moglie, ecc. ma bisogna guardarsi allo specchio ed avere fiducia in se stessi perché si darà il massimo e si farà tutto ciò che siamo in grado di fare, questo è importante.
QUALI SONO GLI OBIETTIVI CHE VI HANNO SPINTO A PRATICARE IL KENDO, COME SONO CAMBIATI E QUALI SONO I VOSTRI OBIETTIVI OGGI?
Kiwada: nel corso della mia carriera ho avuto ed ho cambiato molti obiettivi diversi. Come quasi tutti i bambini giapponesi ho sentito parlare del Kendo dai miei genitori e quindi non avevo una vera e propria motivazione per praticare il Kendo, infatti più avanti quando iniziai a gareggiare e cominciavo a vincere, per spronarmi a dare il massimo, ogni volta che vincevo i miei genitori mi regalavano un videogioco. Poi sono andato al liceo ed ero più motivato, e poi all’università e qui l’obiettivo è cambiato. Quando sono entrato nella Polizia di Osaka il mio obiettivo era quello di diventare un atleta della Polizia e successivamente quello di diventare il campione del Giappone. Attualmente la mia attenzione si è spostata da un’altra parte ed il mio obiettivo oggi è quello di diventare un buon allenatore.
Yang: se si punta tutto a vincere alle competizioni e poi si perde un incontro, allora ci sembrerà di morire!! Bisogna praticare il Kendo perché si ama il Kendo…bisogna mostrare agli altri un buon Kendo…
LE DIFFERENZE PRINCIPALI CHE SI NOTANO TRA I GRADI ALTI ORIENTALI ED AMERICANI RISPETTO A QUELLI OCCIDENTALI SONO UN MIGLIOR TENOUCHI E UN FUMIKOMI PIU’ POTENTE. COSA NE PENSATE
Yang: innanzitutto anche tra noi (USA) ed i giapponesi c’è molta differenza, ma proprio per il discorso di ore di pratica dedicate al Kendo; inoltre in occidente si tende molto ad essere rigidi con la parte alta del corpo e quindi il risultato è un colpo rigido.
Kiwada: le mani e le braccia devono sorreggere la shinai ma senza trattenerla rigidamente [qui il Maestro ha fatto un esempio con un praticante, restando in kamae e provando a sfilare la shinai dalla punta, questa non veniva via, proprio perché veniva tenuta in maniera rigida. Poi ha provato il Maestro e tirando la sua shinai dalla punta, si poteva sfilare con facilità e naturalmente, faceva osservare il Maestro Yang, nel Kendo sfilerà via la shinai all’avversario; M° Kiwada conclude spiegando che comunque bisogna avere un buon grip sulla tsuka, altrimenti con un harai perderemmo la spada…quindi comunque chiudere il pollice sul medio]
Yang: movimento del taglio in parte viene effettuato dalle braccia e le braccia sono composte da articolazioni che sono tutte collegate tra di loro (spalla, gomito, polso, dita) il movimento di una ha una conseguenza sulla successiva. Si tende ad utilizzare molto le spalle, ma si dovrebbe lavorare molto di più con i polsi.
Bisogna avere più focus, più concentrazione nel taglio che si sta eseguendo. Un buon esercizio che faccio anche se non mi viene richiesto è quello di cercare di eseguire un ottimo colpo ad ogni colpo. Ad esempio se mi viene chiesto di fare cinque men di fila, anziché colpire e basta, ad ogni colpo mi concentro e do il massimo per eseguirlo alla perfezione e questo è un esercizio che possono fare tutti.
QUALE DIFFERENZA C’E’ TRA IL RUOLO DI CAPITANO E GL’ALTRI COMPONENTI DELLA SQUADRA?
Kiwada: un capitano deve pensare per la propria squadra, curarne la preparazione mentale, dev’essere in grado di aiutare se stesso e i compagni ed in gara deve dare il massimo per dare l’esempio e spronare i compagni.
Yang: la penso come il M° Kiwada. Il ruolo del capitano forse è il più difficile ed il più solitario perché sei da solo ma devi essere disponibile con tutti, tutti vengono a chiedere a te. Io non conosco di persona molto bene la nazionale italiana perché naturalmente non ne faccio parte, ma secondo me c’è un motivo se Filippi è stato nominato capitano. Bisogna avere un carattere forte ed essere capace di spronare in modo diverso i propri compagni a seconda del loro carattere. Se per esempio con Pezzo bisogna incoraggiarlo dargli supporto perché è un buon ragazzo, magari con Moretti bisogna spronarlo in maniera più diretta, essere più duri. Non è facile il ruolo di capitano. Prima di dire, di parlare però, bisogna agire. La prima cosa è dare il buon esempio. Anche questo vuol dire essere un leader. Non si può dire prima di fare…
Marco Tamaro
Nami Kendo Dojo – Trieste


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Stage M° Daiki Kiwada & M° Christopher Yang

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Questo weekend sono state soddisfatte le aspettative di molti kendoka italiani e non grazie all’iniziativa dello Yume Shin, che ha visto come protagonisti il M° Daiki Kiwada (7°dan della polizia di Osaka, vincitore dell’All Japan Kendo Championship 2012, capitano della nazionale giapponese fino al 2012)d il M° Christopher Yang (7°dan, capitano della nazionale USA e vice campione a squadre ai mondiali di Taiwan).
Due diversi approcci al Kendo, come spiegava Yang, uno amatoriale e l’altro professionista, entrambi però in grado di trasmettere grande passione ed impegno.
Il tutto si è svolto in un clima amichevole e cordiale, quasi fosse una pratica tra “vecchi amici”.
Dietro a questi due grandi nomi però si sono dimostrate anche due grandi persone, come ha sottolineato Christan Filippi, le quali  non si sono risparmiate in consigli ed aneddoti personali.
Le giornate si sono svolte in questo modo:
la pratica del sabato mattina è stata condotta dal M° Kiwada, dopo i suburi iniziali e diversi consigli spesi per migliorare la nostra attitudine eseguendoli, ha da subito dato molta importanza al movimento dei piedi, dimostrando anche in seguito quanto sia indispensabile avere un buon ashi sabaki; è seguita una sessione di kirikaeshi (spronandoci a tentare di eseguire quanti più tagli possibile con un solo respiro) e di uchikomi-geiko.
a metà mattina i partecipanti sono stati divisi in due gruppi, dal 2° dan in giù seguiti da Yang e gl’altri da Kiwada,
in questa parte è stata data molta importanza al ruolo di motodachi, senza il quale il compagno non può realmente migliorare; partendo dal seme abbiamo lavorato su tecniche doppie, contestualizzando l’esercizio in situazioni reali di shiai, concludendo con il concetto che ognuno di noi deve trovare e sviluppare il proprio seme.
Dopo un generoso pasto offerto dallo Yume Shin la pausa si è conclusa con un momento, a mio parere, al quanto raro…i maestri si sono messi a disposizione per rispondere alle nostre domande, riguardanti sia il kendo che questioni di carattere personale.
Questa loro disponibilità ha messo in luce la loro umiltà, ricordandoci che anche loro amano il Kendo e praticano e si impegnano proprio come noi (beh…non proprio come noi…..)
Il sabato pomeriggio la conduzione dei due gruppi è stata invertita, permettendo così a tutti di praticare con entrambe i maestri.
Per metà del pomeriggio Yang ha focalizzato la pratica su possibili situazioni reali durante uno shiai ed in particolare come risolvere situazioni di stallo dovute ad una parata, quindi a come concludere l’azione e successivamente a come creare volontariamente queste situazioni per portarle a nostro vantaggio!
L’ultima parte della giornata di sabato si è conclusa con un doveroso jigeiko libero, naturalmente apprezzato da tutti.
Come da premesse del giorno precedente, la domenica mattina la pratica ha preso una piega più impegnativa iniziando con una buona dose di suburi ed a seguire diversi esercizi a coppie e non, per sviluppare ashi sabaki, sviluppare la spinta della gamba sinistra ed acquisire un buon tenouchi. Per concludere, anche se con poco tempo a disposizione, jigeiko libero.
Dopo la pausa pranzo è stato ritagliato nuovamente un po’ di tempo per rispondere alle nostre domande.
Il pomeriggio invece è stato dedicato interamente allo shiai, dividendo in tre gruppi i partecipanti per le “competizioni” individuali. Ho messo le virgolette perché pur parlando di shiai l’obiettivo che mi è parso di cogliere non era tanto quello di spiccare sugl’altri, ma quello di cercare di mettere in pratica ciò che è stato trasmesso in questo seminario.
Un seminario così non poteva che concludersi con un gran finale, una competizione a squadre con il metodo kachinuki (chi vince resta) divisa in due squadre da più di venti persone ciascuna, che ha messo nell’aria un bel clima di tensione e motivazione nei confronti dei propri compagni (forse dovuto soprattutto al fatto che i perdenti avrebbero dovuto fare 100 suburi…).
Comunque sia credo sia stato raggiunto lo scopo di avvicinare tra loro i partecipanti, di incontrare vecchie amicizie e di crearne delle nuove, di faticare assieme per una disciplina che amiamo e di trovare uno stimolo per impegnarci ogni volta sempre un po’ di più…
Quando le cose vanno bene si dà tutto per scontato… ma credo che il merito della buona riuscita di questo incontro non sia dovuto solo ai maestri Yang e Kiwada, ma anche a Christian Filippi, Elisabetta Attene ed a tutti i componenti dello Yume Shin che hanno fatto sì che non ci siano stati imprevisti!
Marco Tamaro
Nami Kendo Dojo – Trieste


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Kiwada Daiki & Teramoto Shoji – Osaka Tokuren

Il blog Kenshi247 ha appena pubblicato il seguente video relativo ad una dimostrazione tra Kiwada e Teramoto, entrambi presenti nell’albo dei vincitori di AJKC.

sito del “Trofeo dell’Adriatico” in aggiornamento http://trofeodelladriatico.wordpress.com


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60° AJKC

credits – AJKF

La Federazione Giapponese ci ha ormai abituato troppo bene. E’ infatti noto che lo spiegamento di forze mediatiche nel web è davvero importante ed il risultato di questa operazione è una copertura quasi totale di tutto l’universo web. Oltre alla diretta streaming su Ustream, Flickr, Twitter, Facebook e Youtube sono infatti i canali che vengono utilizzati per tenere informati tutti gli appassionati di Kendo. Tutto ciò mette a disposizione degli utenti una grande quantità di materiale che se non ben organizzato potrebbe generare il risultato opposto, ossia confusione.

Lo staff dell’AJKF ha quindi pubblicato, sia in giapponese che in inglese, il tabellone del campionato che vedete qui sotto, aggiornandolo incontro dopo incontro, rendendo pertanto facile la vita di chi non ha seguito dall’inizio il susseguirsi delle gare.

credits – AJKF

In aggiunta, quasi in tempo reale, il canale youtube ha pubblicato tutte le gare del campionato!

Oltre a pubblicare i video di ogni incontro sul canale ufficiale della Zen Nippon Kendo Renmei sono state realizzate degli highlights ritraenti tutti gli ippon di ogni fase eliminatoria che abbiamo riepilogato qui di seguito.

Ippon della prima fase

Ippon della seconda fase

Ippon della terza fase

Ippon della quarta fase

Oltre a questo sono stati realizzati degli slowmotion che potete rivedere selezionati a questo link.

In tutto questo piano comunicativo, il canale Flickr ha avuto il compito di raccogliere le bellissime fotografie scattate nell’intera giornata e che v’invitiamo a vedere. Alcuni personaggi sono stati più volte trattati nel nostro blog, a voi il compito di scovarli nel set appositamente creato per l’occasione 😉

Noi ci limitiamo a pubblicare la foto del campione di questa edizione che ha battuto il veterano Uchimura in un intenso shiai.

credits – AJKF

Per rendere comunque onore all’altrettanto interessante lavoro d’informazione mediatica fatta da Kendo World, pubblichiamo i video da loro pubblicati relativi alle semifinali e finale.