Il dojo canadese Ryokushindo ci mette a disposizione dei video relativi ad un seminario tenutosi l’11 Gennaio 2010 da Shimano Sensei che abbiamo conosciuto in occasione dell’articolo sul Museo di Meiji Mura
Fresco di giornata, oggi presentiamo un altra sessione di video riguardanti un seminario. I seguenti video ritraggono infatti il già noto Sueno Sensei (suggeriamo anche la visione di questo articolo 😉 ) nella spiegazione di varie tecniche ed esercizi.
Dei due giorni trascorsi a Barberino Val d’Elsa a praticare kendo con i maestri Ishiyama Mutsunori e Yoneyama Toyohiro, ospiti dei nostri amici della Itto-Ryu Kai, potrei raccontare a lungo. La qualità e l’intensità degli allenamenti sono state quelle che ci si poteva aspettare da due maestri della Polizia di Tokyo, ed insieme all’alto livello dei praticanti che vi hanno partecipato, mi hanno permesso di imparare molto e di crescere molto.
Quello che mi ha sorpreso è stato piuttosto il lato tecnico del seminario, concentrato soprattutto sulla pratica dei kata di kendo e dell’itto-ryu. Devo dire la verità, è raro partecipare a seminari dove si pone tanta attenzione alla parte “tradizionale” del kendo. Riuscire inoltre a praticare un po’ di itto-ryu è stato superlativo.
Anche fuori dal dojo, i maestri Ishiyama e Yoneyama si sono rivelate persone umanamente grandi; dimostrando appieno quello che il kendo, praticato correttamente, può realizzare per la crescita umana della persona. Questa parte, così strettamente correlata alla pratica del kendo è stata messa in risalto da un intervento del maestro Yoneyama.
Vorrei proporvi proprio questo intervento, che più di tutto, secondo la mia opinione, interpreta lo scopo della pratica del kendo.
Le cose importanti nella vita per imparare il kendo
Go kai (i cinque principi):
1. Non mentire;
2. Non essere pigri;
3. Non lasciare le cose incompiute;
4. Non essere egoisti;
5. Non disturbare gli altri;
Questi cinque principi sono cinque diverse finestre aperte in direzione della sincerità. Chi si dedica ad uno solo di queste principi, li può capire tutti e cinque; perché la sincerità è collegata con la fedeltà, la buona fede [真心 – magokoro: cuore puro; 誠 – makoto: sincerità]. Bisogna impegnarsi per avere sincerità nella vita e nel kendo.
I principi del kendo – Il kokoro-gamae nell’allenamento di kendo.
[Kokoro-gamae 「心構え」significa letteralmente posizione del cuore. S’intende l’attitudine mentale che si ha quando si deve fare qualcosa. In questo caso, il kendo.]
1. Non mentire
Quando si mette la mano sul cuore, non c’è persona che non abbia mai mentito. Però, se non si cerca di osservare il proprio cuore e la propria mente, se non si cerca di superare questa parte del cuore ingiusta, disonesta e malvagia, allora la vita non diventa una vita di soddisfazione. Senza riuscire a superare questo cuore malvagio, la vita non diventa quella che ognuno desidera.
Nel kendo si dice: “usare iro” o “avere iro” [iro: colore], quando una persona mente. Se si pratica un kendo corretto, senza mentire né agli altri né a se stessi, non si sarà ingannati dall’avversario. Quando l’avversario cerca d’ingannarti, se avrai un cuore sincero, non sarai ingannato.
Nel kendo non deve esistere l’inganno. Se entrambi i praticanti fanno kendo sinceramente, senza mentire, comunque uno dei due vincerà e l’altro perderà, ma entrambi avranno fatto vero kendo. Perciò non bisogna mentire. Questo è fondamentale anche nella società.
Si dice: 「信なくば仁なし」 – shin nakuba jin nashi (se non c’è la fiducia non c’è neanche l’amore).
2. Non essere pigri (avere il cuore fedele).
Vuol dire che bisogna essere fedeli, nel senso di perseveranti. Non bisogna poltrire, oziare, trascurare gli impegni, iniziare qualcosa e smettere dopo poco. 「継続は力なり」Keizoku wa chikara nari (Proverbio giapponese che significa: la perseveranza è forza). Nella perseveranza si acquista la forza. Quando si fanno le cose giuste e corrette, con continuità, naturalmente ci si divertirà, perché non si proverà “fatica a faticare”; gli sforzi fisici e mentali non costituiranno un peso, non saranno faticosi.
3. Non lasciare a metà le cose iniziate (avere responsabilità nelle azioni che si fanno).
Vuol dire avere responsabilità. Chi riesce ad avere responsabilità, sarà un grande uomo nella società. Nel kendo, se chi pratica manca di fare zanshin non può migliorare nel kendo. Zanshin è il prepararsi, l’essere pronto all’azione successiva; quindi, se si colpisce e non si fa zanshin, il colpo dato è un’azione lasciata a metà.
Seguendo questi tre principi, la gente comincerà a fidarsi. Questo modo di vivere, questo cuore, è la strada per la formazione dell’uomo. Se si riesce a seguire tutti e tre questi principi, si riuscirà a vivere una vita felice.
Yamaoka Tesshu, un esperto di spada e zen, disse: “Il monte Fuji: se c’è bel sole o se vengono molte nuvole, comunque la figura del Fuji non cambia”.
Questi tre principi sono indispensabili nella formazione umana. Chi veramente riuscirà ad applicarli, diventerà un individuo completo.
4. Non essere egoisti.
Vuol dire avere il cuore di rispettare gli altri; trattare qualcuno con rispetto, rispettare i genitori, rispettare i più anziani, rispettare gli altri nella società. Se non ci si allena in questo, non si potrà applicare la propria umanità. Nel kendo questo è il “reigi”. Nel kendo si possono imparare tante cose dagli avversari, rispettandoli. Per questo nel kendo si mette tanta importanza sul reigi. Nel kendo si dice: “Inizia con rei e finisci con rei”, perché tra i due saluti ci deve essere rispetto per l’avversario.
5. Non disturbare gli altri. Non infastidirli, non importunarli.
L’amare l’uomo o gli altri vuol dire che bisogna essere anche gentili; dedicarsi agli altri, servire gli altri. Se si riesce ad avere il cuore per amare gli altri, la sincerità e l’affetto si riveleranno senza difficolta e non ci sarà bisogno di combattere. Questo è l’estremo principio del kendo.
Nel kendo, cosa dobbiamo fare? Dobbiamo applicare questi cinque principi. Dobbiamo diventare uomini che riescano a rispettare questi cinque principi. Se si riesce a seguirli fino in fondo, si riuscirà ad ottenere un cuore sincero. Se si riesce a vivere questi principi, si riuscirà a fare qualsiasi cosa.
In una situazione difficile come quella giapponese non si poteva dare per scontata la presenza del M° Chiba Masashi al Seminario di metà giugno a Roma.
La prima notizia è quindi che nonostante le difficoltà, Chiba Sensei tornerà comunque in Italia!
Credits - A.R.K.
Il rapporto che ci lega ai ragazzi dell’A.R.K. di Roma (che ci hanno fatto visita anche nell’ultima edizione del Trofeo dell’Adriatico) assieme alla voglia di far trovare a Chiba Sensei quanti più partecipanti possibili, ci ha spinto a realizzare un’intervista con Maurizio Ricci, che assieme agli altri istruttori Enrico Banchetti, Carlo Baldassarri e Mauro Battaglioni, curano la pratica e lo sviluppo del kendo nel loro Dojo.
Il Maestro Chiba Masashi può vantare un curriculum impressionante la cui storia è ben raccontata già nella pagina del sito dell’Accademia Romana Kendo.
Pensate ad esempio che avrete l’occasione di vedere uno dei componenti della squadra giapponese ai primi mondiali del 1970!!
Veniamo alle domande…
KNM: Come avete conosciuto il M°Chiba, raccontateci la storia del vostro incontro.
ARK:Tutto inizia cinque anni fa, avevo da poco ricominciato a fare kendo e mi ero messo in testa di studiare la guardia jōdan. Purtroppo ho una spalla sinistra operata a seguito di una “slap lesion” causata da precedente attività sportiva, e ritenevo lo studio di questo particolare kamae non solamente utile per il progresso del mio kendō, quanto piuttosto una sfida contro la malasorte, per dimostrare a me stesso che ero più forte degli infortuni che mi avevano funestato recentemente. Così, grazie alla cortesia e ai buoni servigi di una mia amica giapponese addentro alle istituzioni locali, sono entrato in contatto con il M° Chiba che mi invitò ad andarmi ad allenare presso di lui e a insegnarmi i rudimenti del jōdan no kamae. Era il settembre 2007. Feci al volo il biglietto per il primo aereo disponibile e mi catapultai a Tōkyō, esattamente all’Università di Hitotsubashi, dove il M° Chiba insegna attualmente. Inutile dire che da subito il M° Chiba, se pure da un lato prodigo di spiegazioni e di consigli, non ha mai smesso di scoraggiare il mio entusiasmo per il jōdan no kamae, esortandomi piuttosto a continuare nel chūdan no kamae – e realizzando l’estrema bruttezza del mio jōdan, non mi sento di dargli torto…, ma è anche vero che questo è l’atteggiamento che ci si aspetta da un Maestro del genere; e che sarebbe onestamente troppo pretendere che l’autorità massima riconosciuta in questo particolare kamae non abbia di meglio da fare che aspettare l’ultimo disperato gaijin per insegnargli con dovizia di particolari e incoraggiamento qualcosa che lui ha imparato a padroneggiare in oltre cinquanta anni di pratica. Qualcosa che può invece essere concesso a piccole preziose stille, da cogliere con attenzione, solamente a quanti realmente meritevoli. Da qui nasce l’amicizia col Maestro, amicizia che si consolida a seguito di altri miei viaggi in terra nipponica e che sfocia poi nell’idea di invitarlo in Italia a tenere un seminario.
KNM: Possiamo ormai considerare il seminario di metà Giugno come un appuntamento da non perdere costruito a piccoli passi. Giusto?
ARK:Il M° Chiba non è un gran giramondo, non sono molti infatti i seminari all’estero a cui ha partecipato, ci riteniamo quindi fortunati di poterlo avere con regolarità in Italia ogni anno. Cosa di cui gli siamo grati. La prima edizione del seminario ha avuto luogo a Petritoli (Ascoli Piceno) nel febbraio 2009 – e fu una prova generale dai cui errori organizzativi molto si è imparato – alla fine del quale abbiamo convinto il Maestro ad aiutarci a migliorare il nostro disastroso kendō. Questi si è infatti gentilmente offerto di fare da Shihan per la nostra Accademia, che proprio in quei giorni stava nascendo, nonché di rinnovare con cadenza annuale la sua presenza in Italia per aiutare la crescita del kendō italiano. La seconda edizione del seminario ha avuto luogo a Roma nel giugno 2010, e ha visto una buona partecipazione da praticanti di tutta Italia e una logistica finalmente adeguata all’importanza dell’evento. La terza edizione del seminario, questa all’oggetto, avrà luogo sempre a Roma l’11 e 12 giugno prossimi.
Credits - British Kendo Association
KNM: Ci potete dare qualche piccola anticipazione su cosa ci riserverà questa 3° edizione del seminario?
ARK: L’evento si dipanerà sulle giornate di sabato 11 e domenica 12 giugno, consterà di otto ore giornaliere così ripartite: 09:00-09:30 iscrizione; 9:30-13:30 prima parte del seminario; 13:30-14:30 pausa pranzo; 14:30-18:30 seconda parte del seminario. Così entrambi i giorni. Riguardo più specificatamente i contenuti del seminario, si partirà da uno studio dei fondamentali per poi passare ai waza e allo studio dello shiai. D’altronde il M° Chiba è stato un grande agonista e, fatta salva la giusta attenzione per la pulizia e la forma, non mancherà di certo di infondere queste sue conoscenze ed esperienza nell’insegnamento dei due giorni. Si era anche pensato di dedicare una giornata esclusivamente allo studio del jōdan no kamae, ma si è poi ritenuto meglio sopprassedere sulla cosa almeno per quest’anno. L’anno prossimo vedremo.
KNM: Quale struttura avete scelto come location dell’evento?
ARK:Trattasi del “Salaria Sport Village” (www.salariasportvillage.it), un enorme centro sportivo che si estende su una superficie di 75.000 mq lungo la via Salaria, a qualche minuto dal centro di Roma. Un vero e proprio villaggio dello sport completo di tutto, anche di bar e ristorante, dove avranno luogo le cene conviviali per quanti vorranno partecipare.
KNM: “voci di corridoio” dicono già che l’affluenza sarà notevole e quindi sarà anche occasione per conoscere nuovi praticanti co i quali confrontarsi. Questo significa che saranno necessari degli assistenti/traduttori. Avete pensato anche a questo?
ARK:Il seminario è diretto dal M° Chiba con l’assistenza logistica dell’Accademia Romana Kendō. A ciò dobbiamo aggiungere la presenza del prezioso M° Leonardo Brivio, in veste di traduttore, nonché della partecipazione di diversi altri nomi noti del kendō italiano come il M° Livio Lancini da Brescia, il M° Stefano Betti da Bologna, il M° Christian Filippi da Verona e altri.
KNM: Spesso ci domandiamo come Maestri siano al di fuori del dojo. In che modo il Kendo viene portato nei rapporti umani extra dojo da Chiba Masashi?
ARK:Il M° Chiba, a dispetto del ruolo di comando che ha avuto negli anni all’interno del Keishichō di Tōkyō e che ancora ha oggigiorno all’interno del Zen Nippon Kendō Renmei, è una persona di estrema affabilità e gentilezza, nonché capace di grande allegria. E questo secondo me è un grande insegnamento che ci viene da una persona che ha dedicato tutta la propria esistenza allo studio del kendō e che ci fa capire ancora una volta di più quanto, non di rado nella disciplina del kendō che come tale va ben oltre l’aspetto meramente agonistico dello sport e ben oltre la fossilizzazione museale di alcune arti marziali tradizionali, la grandezza agonistica e umana vadano sovente di pari passo.
Questo è quanto, grazie agli amici di Kendo nelle Marche per la bella idea di questa intervista e un saluto a tutti i praticanti che leggeranno questo scritto.
Credits - A.R.K.
Speriamo d’aver stimolato la curiosità di coloro che erano ancora indecisi nel partecipare a questo bellissimo evento.
Qui trovate tutti i dettagli relativi al seminario.
Buona pratica e grazie all’A.R.K. per averci concesso quest’intervista!