Kendo ed estate di solito non sono un binomio molto apprezzato, anzi, la maggior parte dei dojo (italiani) sospende la propria attività di pratica nei mesi estivi per poi riprenderla alle porte dell’autunno.
Comincia quindi il periodo dei seminari estivi, o gasshuku, fatti apposta per coloro i quali non già sazi della stagione appena conclusa, vogliono praticare anche sotto il sol leone dell’estate italiana: Kendo nelle Marche ha parlato più volte del Bu-To-Ku-Mu-Kyo che si tiene ormai da diversi anni a Bedollo di Pinè (TN), mentre quello di cui mi accingo a parlarvi è un appuntamento relativamente recente, siamo alla seconda edizione, si tratta del Kenzan Summer Camp.
Convinto dai pareri positivi dei praticanti della prima edizione ho deciso di parteciparvi anch’io nei suoi 5 giorni di estensione.
La particolarità di questo seminario è che offre la possibilità di seguire gli allenamenti di tre delle quattro discipline della nostra federazione: Kendo (due allenamenti al giorno), Iaido (due allenamenti al giorno), Jodo (un allenamento al giorno).
Viene così data la possibilità di praticarne più di una, non essendoci sovrapposizioni di orari. Personalmente ho seguito Kendo e Jodo, ma ho visto tante altre persone che hanno scelto le altre combinazioni disponibili. Gli orari erano disposti in modo da permettere di giostrarsi fra palestra-albergo e spiaggia senza troppe difficoltà. La diffusa ricettività alberghiera di una città di mare ha permesso alla maggior parte dei partecipanti di trovare alloggio vicino alla palestra (e così anche alla spiaggia).
Gli allenamenti di kendo sono stati condotti dai maestri Asami e Ishi, entrambi ottavi dan coadiuvati da un terzo insegnante giapponese Yuga (quinto dan). La pratica è stata impostata in modo da lasciare nella seconda parte di ogni lezione ampio spazio al Jigeiko e al mawari geiko, mentre nella prima si alternavano esercizi di kihon, suburi e kata. La quantità di tempo a disposizione ha permesso infatti di dedicare l’ultima giornata di sabato allo shiai e alle prove d’esame. In entrambi i casi gli insegnanti hanno attivamente consigliato i vari kenshi illustrando loro difetti e pregi della pratica che avevano appena visto, donando quindi a ciascuno vari punti di miglioramento da poter approfondire nella stagione che verrà. Il mio giudizio su questa impostazione è stato più che positivo, infatti è stato molto bello avere la possibilità di ricevere in più punti del seminario numerosi feedback da parte dei maestri in modo da poter provare nell’arco dei 5 giorni a migliorare i propri difetti più evidenti.
Capitolo Jodo: diversamente da Iaido e Kendo, gli allenamenti hanno avuto cadenza di un solo appuntamento giornaliero, il che mi ha permesso di aggiungerla senza troppa difficoltà alla mia schedule.
È stato bello mettersi in gioco in qualcosa mai fatto prima ed è stata una scoperta più che piacevole. Il cambio di prospettiva (bastone contro spada) mi ha fatto “rompere” quelli che erano i miei schemi base di movimento e uso dell’arma, dopo ormai otto anni di Kendo infatti è stato stimolante mettere alla prova la capacità di adattamento in qualcosa da un lato vicino e dall’altro lontanissimo da quello che è l’uso di shinai e bogu.
Secondariamente è stato molto formativo rimettersi nei panni di un principiante assoluto: insegnando ci dimentichiamo fin troppo velocemente come sono stati i nostri primi mesi da praticante, le difficoltà affrontate, le cose e gli esempi di cui sentivamo necessità di avere e chiedere per poter progredire più velocemente. Tornare al punto di partenza mi ha dato molti spunti che cercherò di mettere in pratica con i nuovi principianti che arriveranno al dojo nella prossima stagione.
Francesco Paterlini