Kendo nelle Marche


6 commenti

Intervistando Giuseppe Giannetto

Sul nostro canale Facebook l’avevamo preannunciato, e con grande piacere che oggi ci spostiamo nella bellissima Sicilia.

A differenza delle altre interviste che trovate qui, questa volta abbiamo ulteriormente aperto il blog ai lettori. Abbiamo infatti chiesto a tutti coloro che avessero delle domande o delle curiosità da soddisfare, d’inviarci il contenuto. Dobbiamo dire che, nonostante il popolo del Kendo sia un po’ timido, questa volta ha tirato fuori un bello spirito di condivisione, e ne siamo molto molto felici! 🙂

credits – kendodigital

Ciao Giuseppe,

innanzitutto complimenti!!! E’ stato davvero emozionante il tuo cammino agli ultimi EKC di Berlino. Attraverso il racconto redatto da Daniel Turner abbiamo poi avuto modo di respirare virtualmente l’aria frizzante di tutto il weekend.

Veniamo subito alle numerose domande…

Sappi che per la prima volta del blog, un’intervista si apre alla comunità del kendo, e le domande alle quali hai gentilmente accettato di rispondere, sono state raccolte tra gli appassionati di tutta l’Italia e non solo…

KNM: Partiamo dall’inizio. Raccontaci come e quando ti sei avvicinato al kendo.

G.G.: E’ iniziato tutto per puro gioco circa vent’anni fa, all’inizio praticavo solo judo successivamente il mio maestro volle farmi provare il kendo e diciamo che da quel giorno, tranne per un breve periodo, non smisi più di praticarlo.

KNM: nel confrontarci con altri kendoka, abbiamo sempre notato che esiste una figura alla quale si fa riferimento. Nel tuo caso c’è una guida, un maestro, un amico, insomma, una persona specifica nel Kendo alla quale sei particolarmente legato?

G.G.: Sicuramente la persona alla quale ho fatto sempre riferimento anche adesso che non c’è più è il mio unico maestro F.C.

KNM: Veniamo alla parte pratica. Da più versanti ci è stato chiesto d’illustrarci a grandi linee qual è il tuo allenamento tipo. Come ti prepari nell’arco dell’anno ad eventi importanti e se ci sono differenze di preparazione durante l’anno.

G.G.: Pratico Kendo tre volte a settimana, durante l’anno tendenzialmente seguo lo stesso tipo di allenamento, molto concentrato in termini di tempo, eseguendo tutte le tecniche su ritmi elevati e senza pause.

KNM: Ora una domanda che è ci hanno suggerito due amici, Raffaele Martini del Muganokai di Livorno e Danilo Lucantoni dello Shudokan Roma.

Hai dimostrato d’essere in grado di gestire livelli di tensioni altissimi, soprattutto nell’encho. Noi, con la formula ippon shobu adottata nel Trofeo dell’Adriatico, abbiamo proprio voluto spingere su qest’aspetto. Hai un approccio mentale e/o fisico mirato alla gestione di quella particolare fase di gara?

G.G.: Come ho sottolineato nella risposta precedente il mio allenamento è mirato principalmente sui ritmi, penso che il segreto da adottare in quella fase di gara sia quello di mantenere la stessa concentrazione adottata nel tempo regolamentare e soprattutto avere pazienza, attendere il momento migliore.

KNM: Gianni Gaspa del Mugen Como e Laura Formiga dell’EKK Verona ci hanno sottoposto una domanda su un argomento che qui, nel nostro blog è stato trattato diverse volte. La differenza tra il kendo espresso dentro lo shiai-jo e fuori. Alla luce delle tue esperienze anche internazionali che ti hanno visto protagonista assieme ai tuoi compagni, c’è spazio per l’unione di un kendo cosiddetto di “qualità” con quello tipicamente da gara, quindi se vogliamo più esasperato per certi aspetti?

G.G.: La qualità non esclude il comportamento puramente agonistico, anzi direi che per arrivare ad ottenere importanti risultati non debbano mancare queste due caratteristiche.

KNM: Daniel Turner, che ha scritto per noi il bellissimo diario degli ultimi EKC, ci pone una domanda da aspirante arbitro. Spesso durante le competizioni nascono dibattiti ed incomprensioni riguardanti l’assegnazione o meno di alcuni ippon. E’ sentimento diffuso che oggi come oggi vi sia una disparità tra la veloce crescita del livello dei competitori rispetto alla capacità di giudizio delle terne arbitrali. Condividi questa riflessione? Se sì, cosa pensi si potrebbe fare per appianare tale disparità? E se no, cosa ne pensi al riguardo?

G.G.: Effettivamente in brevissimo tempo il livello dei competitori è cresciuto tantissimo forse non parallelamente con quello arbitrale, direi che un ricambio generazionale o l’innesto di leve più giovani aiuterebbe a ridimensionare questo leggero dislivello.

credits – kendodigital

KNM: molti dei kendoka, sono affascinati dall’approccio interiore che il Kendo riserva, e che cresce sempre più, allenamento dopo allenamento, stage dopo stage e gara dopo gara. Ora, dalla lontana Colombia, Daniel Kogan, curatore di My Kendo comics che invitiamo assolutamente a visitare, ci ha inviato una domanda più intima. Che tipo di beneficio senti che il Kendo sta portando alla tua crescita come essere umano?

G.G.: Sicuramente la pratica del Kendo ha contribuito molto alla mia crescita soprattutto quella caratteriale, ho saputo coltivare la pazienza e la sicurezza in me stesso, due doti che contribuiscono alla qualità della mia vita quotidiana.

KNM: Veniamo al nostro caro Francesco Paterlini del Parma Kendo kai. Lui ci ha invece chiesto di sottoporti un’altra domanda molto dibattuta. Qual è secondo te la differenza di approccio tra il kendo praticato in Giappone e quello in Korea. Ed inoltre, in quale dei due ti riconosci meglio?

G.G.: Direi che in korea il kendo è uno sport, praticato con molto dinamismo e agonismo, più fisico a differenza che in Giappone che viene studiato più come stile di vita che come puro sport a tal proposito mi riconosco di più in quello coreano, poiché anche per merito loro e dei loro insegnamenti che sono riuscito a creare il mio stile.

KNM: Giovanni Barbagli del Koshikan di Firenze ha una domanda relativa all’organizzazione federale del Kendo in Italia. Cosa è significato per voi il passaggio dalla F.I.K. alla C.I.K.? Quali sono stati gli elementi che vi hanno portato a questa scelta?

G.G.: Il nostro passaggio ha significato sicuramente un salto di qualità, gli elementi che ci hanno portato a fare questa scelta sono stati diversi ma l’elemento fondamentale è stata la voglia di entrare a far parte di palcoscenici sia nazionali che internazionali di grande prestigio.

KNM: In quest’intervista siamo partiti dai tuoi riferimenti, ma ora anche tu credo che in qualche modo senti sulle spalle una sorta di responsabilità verso i più giovani su cosa vuol dire essere un campione di Kendo. Claudio Santagati dalla bellissima Sardegna desidera chiederti: cosa desideri che i giovani vedano in te, nel tuo kendo, nelle tue vittorie e sconfitte?

G.G.: Desidererei che potessero vedere in me un punto di riferimento, un consigliere, un amico con qualche esperienza in più da poter condividere.

KNM: un tuo caro amico che ormai ti ha chiesto di tutto, vuole sapere… “quanto si diverte ancora?” :D. Antonio Amendola

G.G.:Antonio sa benissimo quanto posso ancora divertirmi, è proprio questo il motivo che mi fa continuare ad essere un agonista, sentire tutte quelle emozioni, quelle paure, prima di ogni gara non ha prezzo.

KNM: la Sicilia è una terra bellissima ed almeno una volta nella vita va visitata, possibilmente portandosi il bogu in valigia :D.

Dove possiamo trovare te ed i tuoi compagni di pratica?

G.G.: Si, confermo che la Sicilia è una terra stupenda e sicuramente va visitata, e se vi portate con voi il bogu possiamo divertirci insieme a Messina, non esitate a contattarmi, a me ed ai miei compagni può farci solo un immenso piacere.

Kendo Messina F.C. . – kendomessina@gmail.com

http://www.facebook.com/groups/kendomessinafc/384894694953787/

Palasport UniMe (Centro Sportivo dell’Università di Messina)

Un saluto a tutti i lettori

Grazie mille Giuseppe, da tutti i kendoka d’Italia. 😉