Kendo nelle Marche


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Enbu Taikai – Video

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Con enorme ritardo siamo riusciti a preparare artigianalmente sia i video delle performance di apertura e chiusura della dimostrazione a cura di Mugen Yahiro, che una raccolta di highlights dei 5 incontri sfruttando il materiale video che avevamo.

L’idea di ritagliare uno spazio dimostrativo l’abbiamo introdotta qui, ed il risultato è andato oltre le nostre più rosee aspettative.

Desideriamo quindi ringraziare nuovamente tutti i partecipanti per la disponibilità dimostrata nell’accettare l’invito a quest’esperimento che era alla sua prima edizione!

Grazie a Franco Sarra, Dorian Pungetti, Andrea Li Causi, Bernardo Cipollaro, Christian Filippi, Enrico Monaco, Tomaso Boscarol, Leonardo Brivio, Mirial Livolsi, Angela Papaccio e Stefano Betti.

Grazie soprattutto per aver offerto un bellissimo esempio di kendo.

 


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3° Trofeo Mugen

Trofeo Mugen 2012 – credits – Fluire Consapevole

Lo scorso anno la nostra presenza era limitata a Marco D’Agnolo (in basso a destra nella foto di gruppo), quest’anno, nonostante alcune difficoltà, siamo riusciti a portare una squadra intera dalle Marche grazie alla preziosa presenza di Marco Papetti da Porto San Giorgio!

Il diario della giornata trascorsa al Trofeo Mugen 2013 è stato scritto dal nostro caro Filippo Tonelli, che assieme a Marco D’Agnolo e Marco Papetti faceva parte della missione marchigiana in terra lombarda :-).

*********

Partenza per il trofeo Mugen 2013. Guidati dal nostro capitano Marco D’Agnolo e rafforzati dalla graditissima presenza dell’amico Marco Papetti, del dojo di Porto San Giorgio, partiamo alle ore 6:00 dal casello di Fano, alla volta di Morimondo, in quel di Lombardia.

All’altezza del casello di Cesena il nostro capitano chiede un cambio al volante e si concede un sonno ristoratore (riposo del guerriero?) ; il granitico Marco Papetti, nonostante avesse già 80 km di guida (Porto San Giorgio-Fano), si offre volontario per il cambio.

Dopo tre ore di viaggio, guidati da un Tom Tom senza voce (audio guasto…) attraverso le campagne lombarde, giungiamo sul posto alle 9:20 circa. Giusto il tempo per salutare il M°Bellisai che ci accoglie con calore, sbrigare le formalità, cambiarsi e siamo già in pista.

Ikendenshin – Porto San Giorgio

Diamo una rapida scorsa ai tabelloni e vediamo che siamo inseriti nella seconda pool, contro la squadra Mugen Como B (nell’ordine Gaspa, Catelli, Galli). L’emozione per me è fortissima, il battito del cuore sembra spostare le pieghe del mio keiko-gi, ma la calma del nostro capitano mi tranquillizza e, messo il men, tutto sembra scomparire. Gli avversari sono più forti ed il punteggio finale lo conferma: tre vittorie su tre e tutte per 2 ippon a zero. L’incontro è bello, ed anche se sconfitto, sono soddisfatto.

Nel frattempo l’emozione cala e sale la concentrazione per il secondo incontro dove ce la giocheremo con  il dojo di Varese. Il livello tecnico si dimostra più equilibrato rispetto alla prima gara, sento di potermela giocare, ma la mia inesperienza nello shiai si fa sentire e perdo in maniera sciocca: per due volte l’avversario entra con men, per due volte paro, ma paro troppo basso e così, complice la sua maggiore altezza, la sua shinai arriva a colpirmi. Ammetto di aver perso per un nanosecondo il mio spirito zen…

La mia è l’unica sconfitta, i miei compagni ottengono entrambi un pareggio.

Ormai siamo fuori, non rimane quindi che assistere alle gare e fare quattro chiacchiere con i ragazzi di Bologna, Padova e Como. Il nostro M° Stefano Betti, in una pausa dagli arbitraggi, approfitta per venire a salutarci, ma, saputo che ero stato l’unico della squadra ad essere sconfitto 2 volte, tenta un esecuzione sommaria del sottoscritto… 😀

Le gare continuano ed io mi godo lo spettacolo di un Kendo con poche parate, pochi spostamenti di corpo e testa, tanto sutemi. Una squadra tutta femminile rivela 3  ragazze davvero sorprendenti per velocità, tecnica e grinta! Una di loro vincerà meritatamente il Fighting Spirit e con la più tosta delle tre non perderò l’occasione di farci due minuti di ji-geiko alla fine della giornata!

credits – Marco Papetti

Il trofeo si avvia alla conclusione, premiazioni, ringraziamenti e tanti applausi.

credits – Mu Mun Kwan Borghetto

3° Trofeo Mugen

1° squadra classificata Kyumeikan Monza A

2° squadra classificata Alser Milano A

3° squadre classificate Mu Mun Kwan Borghetto AMu Mun Kwan Borghetto B

Fighting spirit Gallesi Arianna

assieme agli amici di Kendo Como

I maestri propongono mezz’ora di ji-geiko per chi vuole e, poiché pochi praticanti scelgono di rimanere, l’occasione è ghiotta: tanti sesti e un settimo dan tutti per noi sono da non perdere!

Mi butto e mi metto in fila, caso vuole che incontri prima Stefano Betti, il quale nonostante abbia la possibilità di eliminarmi definitivamente, sceglie di graziarmi e mi concede un gran bel ji-geiko, fisico e rapido; poi, per un fortunato caso, mi ritrovo con il M°Katsukawa del dojo di Monza: dritto, sereno e granitico! I suoi pochi, millimetrici movimenti, mi hanno fatto lavorare sulla comprensione del momento giusto per entrare; il maestro si è messo a mia completa disposizione ed alla fine mi sono meritato un pollice su (OK!), un sorriso e un “bravo”: per me una soddisfazione enorme.

Gran finale con grigliata, birra e la compagnia dei ragazzi di Como.

Al momento di partire troviamo sul parabrezza un foglietto: Marco Papetti, ottimista nato, si dichiara convintissimo che sia pubblicità, mentre Marco D’Agnolo comprende subito la triste verità…multa per divieto di sosta.

Ci guardiamo, pieghiamo il foglio in una tasca, sorridiamo e partiamo: potrebbe una multa rovinarci la giornata?! 😉

Filippo Tonelli


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A mente fredda…

Da dove s’inizia per raccontare cos’è successo in un weekend intenso come quello appena passato? Ringraziamo il maestro Hirakawa? O forse prima i partecipanti? Non c’è un ordine, ma preferiamo riportare il nostro pensiero alle origini.

Direi che i primi ringraziamenti devono andare a due persone che in due tempi diversi ci han seguito e spronato. Salvatore Bellisai, che come abbiamo ricordato durante la premiazione di sabato, ha seminato la pianta del Kendo nelle nostre zone e Stefano Betti che ha continuato il lavoro fino a portare il Maestro Hirakawa a Gradara, cosa assolutamente impensabile fino a 6 mesi fa…

credits – Daniel Delapierre

Questa è la premessa. Ma  c’è un prima…

Il weekend precedente Hirakawa Sensei era impegnato ad uno stage a Bologna dagli amici del Seishinkan che a causa della straorinaria nevicata ha tenuto la maggiorparte di noi a casa. Solamente Roberto, determinato come non mai, è riuscito a parteciparvi e dal suo racconto si può considerare notevolmente premiato. Meno di 20 kendoka ed Hirakawa che è abituato a stage da non meno di 100 kendoka. Un lusso quasi irripetibile per uno stage.

E’ proprio in questa situazioni che si può ammirare il Maestro in jigeiko, cosa rara quando invece deve supervisionare “megaseminari” internazionali.

Ogni anno, finito il weekend del Trofeo, siamo soliti fare una sorta di briefing tra coloro che nel nostro dojo curano l’organizzazione dell’evento per capire dove migliorare e scovare criticità. Dobbiamo confessarvi che negli ultimi due mesi abbiamo dovuto fronteggiare parecchi problemi personali e logistici che non ci hanno permesso di vederci come volevamo. Abbiamo lavorato molto attraverso mail, chat, etc. e definito martedì scorso “chiavrebbefattocosa”.

Continue mail di richiesta d’iscrizione giungevano nella nostra casella di posta, molte all’ultimo momento e solo venerdì via skype con Stefano siamo stati in grado di definire in modo abbastanza approssimativo quante pool sarebbero nate con il numero d’iscritti giunti fino alla sera prima. La tensione era molto alta…ma finalmente è arrivato venerdì.

Venerdì 17/02/2012

Arrivato con buon anticipo, vedo già Stefano, Salvatore e Daniel Delepiere nel parcheggio del palazzetto! Entro negli spogliatoi e c’è anche lui, Hirakawa Nobuo, rilassato e sempre con il suo solito sorriso che ti mette subito di buon umore. Iniziamo ad organizzare il palazzetto per le iscrizioni, perchè siamo consapevoli che domani sarà una giornata senza respiro. Sappiamo che alcuni dei partecipanti sono in viaggo e forse riusciranno ad arrivare in tempo per questa sera.

Stiamo per iniziare la lezione e piano piano il palazzetto si popola fino ad avere già da stasera una trentina di ospiti. Personalmente non riesco a godermi a pieno la lezione perchè la testa è già a domani. ma non nascondo che sono molto felice, molto. Siamo già in tanti 😀

Doccia poi cena per rifoccilarci un po’. Ci dividiamo in due gruppi;  chi va a mangiare un boccone nel borgo di Gradara ed altri che invece andranno a mangiarsi una pizza poco distante. Tra questi c’è Hirakawa oltre a Daniel, Fabio Di Chio e Franco Sarra, arrivato con i suoi 3 ragazzi giusto in tempo per cenare con noi ;-).

credits – Peter Tòpic

Chiacchiere, birra e risate caratterizzano la serata, ma dobbiamo andare a riposarci perchè già dalle 8.30 di sabato iniziano i lavori per il Trofeo.

Sabato 18/02/2012

Arrivato prestissimo al palazzetto mi assicuro assieme agli altri che non ci siano problemi, prepariamo i tavoli dei premi ed assieme a Davide e a mia moglie, “volontaria forzata”, iniziamo a fare le iscrizioni.

credits – Marco Sensoli

Uno dopo l’altro rivediamo vecchi amici e ne scopriamo di nuovi che magari conosciamo per nome o solo virtualmente su qualche social network. Bello! Arriva anche Marco Sensoli, amico e fotografo con il quale abbiamo già fatto diverse collaborazioni.

E’ una garanzia 😉

Iscritto dopo iscritto, scopriamo che molti non ci avevano avvisato della loro presenza ed iniziamo a preoccuparci per i tabelloni. Alcuni addirittura verranno solo per la gara. Non nascondiamo che questo ci ha messo abbastanza in difficoltà, tant’è che io e Davide decidiamo di non fare lo stage del mattino e valutare poi se non fare la gara e rimanere con Stefano a modificare tutti i tabelloni. Facciamo la foto di rito nella quale mancano ovviamente coloro che sono arrivati nella tarda mattinata ed oltre.

credits – Marco Sensoli

Nel frattempo Giulio, che a causa di imprevisti dell’ultim’ora, ha dei problemi nel partecipare alla gara, riesce in extremis a fare sia da padrone di casa nel saluto inziale che le veci di Stefano in qualità di traduttore della “multilingua” del M° Hirakawa :D.

credits – Marco Sensoli

S’inizia proprio dalla base sul come impugnare la nostra spada, ed è bello vedere da foto le decine di shinai rivolte verso l’alto…

credits – Marco Sensoli

si fanno esercizi sulle 8 direzioni del taglio della spada tradizionale giapponese ed Hirakawa Sensei usa il bokken per rivedere nel dettaglio alcuni concetti sull’impugnatura e tenouchi.

credits – Marco Sensoli

Lascio Stefano lavorare in pace sulle pool per sbirciare la lezione facendo qualche piccola ripresa, la curiosità di vedere almeno qualche frammento dello stage è troppa…

Continuo ad osservare da fuori lo stage ed è bellissimo. Ridendo e scherzando sono quasi le 12 e scopriamo che le pool degli incontri individuali sono ben 22! Facciamo una botta di conti e dobbiamo arrenderci al fatto che, nonostante gli shiai-jo quest’anno siano 2, per la gara a squadre non possiamo fare anche le pool; andremo direttamente ad eliminazione diretta. Probabilmente il prossimo anno dovremo rivedere la scadenza e rifiutare le iscrizioni dell’ultimo secondo prima della gara. Lo stage termina, Stefano spiega le tempistiche della gara, e portiamo il nostro regalo al Maestro :-).

Una tuta dell’Italia personalizzata con il suo nome.

credits – Marco Sensoli

Dalle quantità di volte che ci ha ringraziato fino a domenica, possiamo dedurre che l’abbiamo apprezzato molto 😀

Posizioniamo il tavolo dei premiazioni ed il Maestro è attirato dal nostro trofeo, il mitico remo realizzato da Giulio. Gli spieghiamo che nel remo, verranno incisi i vincitori a squadre ed individuali. L’osserva, lo studia, sembra apprezzare molto l’idea.

credits – Marco Sensoli

Filippo e Roberto fanno da guida agli ospiti per il pranzo mentre io, Giulio, Marco, Davide e Silvia del Seishinkan di Bologna lavoriamo per la preparazione degli shiai-jo…

credits – Marco Sensoli

Alcuni ritardi accumulati a tavola, ci danno quei minuti importanti per chiudere le pool e posizionare i tabelloni. Con il passare delle edizioni e dopo aver parlato con gli istruttori ed arbitri, capiamo che il nostro Trofeo è una sorta d’iniziazione alle gare per molti praticanti. Qui diversi kendoka s’avvicinano alle gare e questo, da un lato ci fa molto onore, e dall’altro ci responsabilizza. Non è infatti una novità che molti kendoka rimangono un po’ colpiti dall’approccio agonistico dei più esperti e si allontanano credendo che la parte del Kendo relativa alla competizione non sia importante, cosa assolutamente non vera! Se avete apprezzato il clima gioviale presente nel palazzetto, dobbiamo ringraziare voi tutti, ma proprio tutti tutti, dagli arbitri ai praticanti che si danno pacche sulle spalle prima della gara, se le danno di santa ragione, e poi altra pacca sulla spalla a fine incontro, ridendo e scherzando su com’è andata :D. Grazie ancora dal cuore.

Noi da fuori, contiamo quasi 90 presenze e siamo piacevolmente sorpresi!

credits – Marco Sensoli

Siamo consapevoli che molti sono venuti per incontrare il M°Hirakawa in un contesto più intimo dei grandi eventi federali, ma siamo contenti lo stesso visto che altrettanti sono venuti (ahinoi) a trovarci solo per la gara.

Pronti, attenti e via! S’inizia!

credits – Marco Sensoli

credits – Marco Sensoli

Noi di Shingen facciamo da vigili urbani nell’indirizzare i ragazzi nel giusto shiai-jo, spiegargli come entrare e salutare nell’area di gara, mettere il nastro del colore corretto e soprattutto dargli una pacca sulla spalla per rilassarli 😉

credits – Marco Sensoli

Tutti se “le danno e le prendono di santa ragione”, ci sono alcune sorprese, visto che gradi alti escono con kyusha, ed il bello dell’ippon shobu è proprio questo 🙂

credits – Marco Sensoli

La gara scorre bene e raggiungiamo la finale individuale e squadre agevolemente. Queste due finali verranno svolte in un unico shiai-jo, una dopo l’altra. Danilo Lucantoni (Shudokan Roma) e Jacopo Garzonio (CUS Verona) si preparano e danno vita ad un intenso incontro dal quale ha la meglio proprio Jacopo.

Il caso vuole che i due si reincontrino nella finale a squadre tra Shudokan Roma (Traini/Ricciuti E./Lucantoni) e la squadra Ronin1 (Zioutas, Garzonio, Paterlini).

E’ la squadra di Roma ad avere la meglio!

Dopo 4 ore giungiamo alle premiazioni per le quali dobbiamo ringraziare Raffaella :-). Per poter realizzare a mano le bellissime medaglie, la nostra Raffaella ha collaborato con la Linda Pazzaglia (la Bottega artigiana di Linda Pazzaglia (Strada Nazionale 198/a Cappone di Colbordolo cell.3333586610).

Ed ecco allora i risultati finali!

Squadre

1° Classificata – Shudokan Roma(Traini/Ricciuti E./Lucantoni)

2 Classificata – Ronin1 (Zioutas, Garzonio, Paterlini)

3° Classficata – Mugen Como (Gabaglio, Gaspa, Galli)

3° Classficata – Ittoryu Kai Firenze1 (T.Cambi, C.Cambi, Basile)

Individuali

1° Classificato – Garzonio – (CUS Verona)

2 Classificato – Lucantoni – (Shudokan Roma)

3° classficato – Traini – (Shudokan Roma)

3° classficato – Gregor Plevnik  (Shubukan Ljubljana)

Fighting spirit

C.Roure (Ken Shin Kan Valence) e Gregor Plevnik  (Shubukan Ljubljana)

L’assessore Stramigioli con il quale abbiamo collaborato durante questi mesi, oltre a premiare tutti i vincitori, ha consegnato una speciale medaglia al M° Hirakawa realizzata anch’essa da Raffaella assieme a Linda Pazzaglia.

credits – Marco Sensoli

Dopo la foto di gruppo con i premiati e non, corriamo a mettere le gambe sotto al tavolo per il sayonara party.

Il locale è grande e c’è molta gente, musica e cibo. il M°Hirakawa parla a tavola della gara; nonostante il livello non sia stato altissimo è stata molto animata.

Sia lui che gli altri arbitri ridono e scherzano e questo è uno dei premi più belli per noi.

Domenica 19/02/2012

Lo stage di questa mattina è uno dei più formativi mai avuti. il M°Hirakawa ci mostra tutte le tecniche possibili in tutte le direzioni possibili. Una cosa folle! Vedo gli sguardi perplessi tra i praticanti e rido sotto il men, cerco di non trovarmi le mani intrecciate e mi diverto e penso…Quant’è bello il Kendo! 😀

Ma in fondo praticare Kendo è la scusa per stare bene, assieme agli altri, anche fuori dalla palestra, e grazie al nostro Davide (Hachidan di food & beverage) ci dirigiamo verso il porto di Gabicce per farci una bella mangiata di pesce presso il Ristorante la Cambusa. Hirakawa vede il mare ed è felice. Ci divertiamo a suon di battute, massime e aneddoti.

Il tempo è tiranno, soprattutto quando si sta bene, dobbiamo salutarci. Ma è solo un arrivederci alla prossima edizione 😉

Desideriamo fare un ringraziamento particolare a Dany Delapierre (Presidente ABKF) e sua moglie venuti appositamente dal Belgio oltre a tutti gli arbitri in ordine assolutamente casuale: Stefano Betti, Franco Sarra, Fabio Di Chio, Salvatore Bellisai, Tomaso Boscarol, Dorian Pungetti, Bernardo Cipollaro e Leonardo Brivio oltre a Peter Tòpic che non ha praticato ma è comunque venuto a trovarci dalla Slovenia.

Il resto delle foto le trovate nel nostro profilo flickr

Abbiamo molto materiale che forse utilizzeremo per altri post… 😉


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Una scuola di altri tempi di Franco Sarra

KI – Kendo iaido..on Line Numero 19 – Settembre 2007
KI 19 – Una scuola di altri tempi di Franco Sarra Pag. 1/2
Una scuola di altri tempi
di Franco Sarra
La leggenda di Yamaoka Tesshu, un grande Maestro di spade dell’Ottocento, si
mescola con quella del suo Dojo, lo Shumpukan. Eccone il racconto…
La storia dello Shumpukan, la Casa del Vento di Primavera, é quella di una
famosissima sala di allenamento di kendo costruita dal M° Yamaoka Tesshu.
E’ un racconto che vai le pena di essere narrato e che si identifica in quella del suo
fondatore, uno degli ultimi grandi Maestri guerrieri, e con le scuola da lui fondata, la Muto
Ryu (la scuola della spada senza spada).
Ono Tetsutaro -più tardi conosciuto come Yamaoka Tesshu- è una figura eminentissima nel
turbolento periodo che segnò la fine dell’era Tokugawa e l’inizio del Giappone moderno.
Personaggio eclettico, si dimostrò anche abile politico, lavorando con successo per il
passaggio pacifico dal vecchio al nuovo ordine; ebbe notorietà per la sua abilita come
calligrafo; fu uno dei più grandi Maestri di kendo della sua era. Ma andiamo con ordine.
Yamaoka Tesshu nasce a Edo il 10 giugno 1836 da famiglia di nobili origini; il padre
era uno dei dignitari di alto grado presso lo Shogun Tokugawa. Inizia la pratica marziale a
nove anni presso la scuola Shinkage Ryu per poi passare, seguendo gli spostamenti della
famiglia, sotto gli insegnamenti della Ono Ha Itto Ryu. Rientrato, ormai giovane adulto, a
Edo, si guadagna in breve tempo il soprannome di “rabbioso Tetsu” per la sua incredibile
foga e decisione nel combattimento. Alto oltre un metro e ottanta, poderosamente costruito
e dotato di forza straordinaria, veniva considerato il flagello delle sale d’allenamento della
Capitale. Con uno tsuki riuscì a bucare una parete al Kobukan. In molti dojo gli veniva
proibito di colpire kote per paura che rompesse le braccia agli avversari. Ovunque sentiva
rumore di shinai si precipitava, chiedendo di poter combattere. Forte e sicuro di sé, non
smetteva il suo atteggiamento guerriero neanche quando andava in bagno o a dormire.
Nessuno riesce a tenergli testa, finché, il nostro, ormai ventottenne, non incontra
Asari Simei, Maestro della Nakanishi Ha Itto Ryu. Tesshu lo sfida: il combattimento dura
mezza giornata con Tesshu sempre all’attacco e l’altro che lo manda continuamente a
vuoto. Finalmente, in un corpo a corpo, Tesshu sfrutta il proprio peso e butta l’avversario
per terra. Rialzatosi, Asari chiede all’avversario cosa ne pensasse del combattimento.
KI – Kendo iaido..on Line Numero 19 – Settembre 2007
KI 19 – Una scuola di altri tempi di Franco Sarra Pag. 2/2
Orgogliosamente Tesshu risponde che è stato duro, ma alla fine ha vinto. L’altro gli ribatte
che no e gli dice di guardarsi il do. Con grande disappunto, Tesshu scopre che tre canne di
bambù del suo do sono rotte: prima di cadere Asari Gimei lo aveva colpito. Yamaoka
capisce di essere stato sconfitto e, seguendo le usanze del tempo, diviene allievo di Asari
Gimei.
L’allenamento con il nuovo Maestro è durissimo, Tesshu subisce; una volta, usando
solo la forza della punta della spada e il kiai, Asari lo spinge fuori dalla sala d’allenamento,
in mezzo alla strada e gli chiude poi la porta in faccia.
Ogni volta che Tesshu chiude gli occhi vede Asari davanti a se, “grosso come una
montagna”. Turbato chiede aiuto a un Maestro Zen che gli risponde che, se un avversario lo
spaventa, vuol dire che gli manca la vera penetrazione.
Per tredici anni Tesshu si dedica alla meditazione Zen per cercare di superare questo
incubo che lo scuote. Finché una mattina, durante la pratica di zazen, capisce; la paura
della spada di Ginmei svanisce. Immediatamente si reca al dojo per provare con il Maestro.
Questi, appena incrocia la spada, capisce che Tesshu ha raggiunto l’illuminazione. Glielo
dice e dopo qualche tempo lo nomina suo successore della Nakanishi Ha Itto Ryu.
Qualche tempo dopo Tesshu decide di fondare la Muto Ryu, la scuola della “non
spada”. Non avendo un luogo adeguato per la pratica, utilizza un fondo donatogli dal
Governo per costruire sala d’allenamento che chiama Shumpukan, la casa del vento
primavera, nome derivante da una poesia del monaco cinese del XIII secolo Bukko
Kokushi, venuto in Giappone per insegnare agli Shogun Kamakura.
Lo Shumpukan entra rapidamente nella leggenda per la durezza dei suoi
allenamenti: per i primi tre anni i praticanti dovevano fare solo uchikomi: attaccare
continuamente senza esitazione con una sola tecnica, il men (il colpo alla testa). Non veniva
data alcuna spiegazione, ma un solo ammonimento: “allenatevi più forte!”.
Ci si allenava dalle sei alle nove di ogni mattina, ma bisognava arrivare almeno
un’ora prima per pulire la palestra e preparare il materiale. Nonostante questo, o forse
proprio per questo, lo Shumpukan era frequentatissimo; quotidianamente erano presenti
all’appello almeno 60 praticanti.
La regola per cui lo Shumpukan diventò leggenda era però il “Seigan”: “Seigan” è un
termine buddista che vuol dire giuramento solenne. Per Tesshu stava a indicare un tipo di
esame per i suoi allievi. Tre erano i livelli di Seigan stabiliti allo Shumpukan: il primo si
poteva affrontare dopo mille giorni consecutivi di allenamento; consisteva nel sostenere
duecento combattimenti consecutivi contro avversari sempre freschi nell’arco di una
giornata a cominciare dalle sei del mattino; unica concessione: un frugale pasto a
mezzogiorno. Chi riusciva a sostenere la prova o comunque non soddisfaceva Tesshu veniva
allontanato dalla scuola. Superato positivamente il primo Seigan, dopo un ulteriore periodo
di allenamento, si passava al secondo: seicento combattimenti nell’arco di tre giorni. Anche
qui un risultato negativo portava all’esclusione dalla scuola. Il terzo e ultimo Seigan durava
una settimana e prevedeva millequattrocento combattimenti consecutivi! Le cronache
riportano che solo in otto superarono il primo Seigan, tre il secondo e solo due, Kominami
Yasutomo e Sano Jisaburo, il terzo.
Tesshu rimase solo otto anni a insegnare allo Shumpukan, ma oltre quattrocento
furono i suoi allievi,nonostante l’incredibile durezza della scuola. Tra essi numerosi i talenti
che negli anni seguenti divennero i padri del kendo moderno.
Le tecniche e i metodi della Muto Ryu insegnati da Tesshu allo Shumpukan non sono
mai stati diffusi, seguendo i dettami del suo fondatore che pensava che un buon praticante
era meglio di 10000 mediocri. Oggi, ad esempio, i seguaci di questa scuola sono solo una
quindicina, ma il segno lasciato da Yamaoka Tesshu e dallo Shumpukan nella storia del
kendo è ancora ben visibile. Lo Shumpukan e il suo fondatore sono ormai una leggenda.
A proposito di scuole antiche vi propongo un articolo di Franco Sarra su un personaggio di cui abbiamo già discusso nel blog e di cui discuteremo ancora in futuro… Yamaoka Tesshu..

La leggenda di Yamaoka Tesshu, un grande Maestro di spade dell’Ottocento, si mescola con quella del suo Dojo, lo Shumpukan. Eccone il racconto…
La storia dello Shumpukan, la Casa del Vento di Primavera, é quella di una famosissima sala di allenamento di kendo costruita dal M° Yamaoka Tesshu. E’ un racconto che vai le pena di essere narrato e che si identifica in quella del suo fondatore, uno degli ultimi grandi Maestri guerrieri, e con le scuola da lui fondata, la Muto Ryu (la scuola della spada senza spada).
Ono Tetsutaro -più tardi conosciuto come Yamaoka Tesshu- è una figura eminentissima nel turbolento periodo che segnò la fine dell’era Tokugawa e l’inizio del Giappone moderno.
Personaggio eclettico, si dimostrò anche abile politico, lavorando con successo per il passaggio pacifico dal vecchio al nuovo ordine; ebbe notorietà per la sua abilita come calligrafo; fu uno dei più grandi Maestri di kendo della sua era. Ma andiamo con ordine. Yamaoka Tesshu nasce a Edo il 10 giugno 1836 da famiglia di nobili origini; il padre era uno dei dignitari di alto grado presso lo Shogun Tokugawa. Inizia la pratica marziale a nove anni presso la scuola Shinkage Ryu per poi passare, seguendo gli spostamenti della famiglia, sotto gli insegnamenti della Ono Ha Itto Ryu. Rientrato, ormai giovane adulto, a Edo, si guadagna in breve tempo il soprannome di “rabbioso Tetsu” per la sua incredibile foga e decisione nel combattimento. Alto oltre un metro e ottanta, poderosamente costruito e dotato di forza straordinaria, veniva considerato il flagello delle sale d’allenamento della Capitale. Con uno tsuki riuscì a bucare una parete al Kobukan. In molti dojo gli veniva proibito di colpire kote per paura che rompesse le braccia agli avversari. Ovunque sentiva rumore di shinai si precipitava, chiedendo di poter combattere. Forte e sicuro di sé, non smetteva il suo atteggiamento guerriero neanche quando andava in bagno o a dormire. Nessuno riesce a tenergli testa, finché, il nostro, ormai ventottenne, non incontra Asari Simei, Maestro della Nakanishi Ha Itto Ryu. Tesshu lo sfida: il combattimento dura mezza giornata con Tesshu sempre all’attacco e l’altro che lo manda continuamente a vuoto. Finalmente, in un corpo a corpo, Tesshu sfrutta il proprio peso e butta l’avversario per terra. Rialzatosi, Asari chiede all’avversario cosa ne pensasse del combattimento. Orgogliosamente Tesshu risponde che è stato duro, ma alla fine ha vinto. L’altro gli ribatte che no e gli dice di guardarsi il do. Con grande disappunto, Tesshu scopre che tre canne di bambù del suo do sono rotte: prima di cadere Asari Gimei lo aveva colpito. Yamaoka capisce di essere stato sconfitto e, seguendo le usanze del tempo, diviene allievo di Asari Gimei.
L’allenamento con il nuovo Maestro è durissimo, Tesshu subisce; una volta, usando solo la forza della punta della spada e il kiai, Asari lo spinge fuori dalla sala d’allenamento, in mezzo alla strada e gli chiude poi la porta in faccia. Ogni volta che Tesshu chiude gli occhi vede Asari davanti a se, “grosso come una montagna”. Turbato chiede aiuto a un Maestro Zen che gli risponde che, se un avversario lo spaventa, vuol dire che gli manca la vera penetrazione. Per tredici anni Tesshu si dedica alla meditazione Zen per cercare di superare questo incubo che lo scuote. Finché una mattina, durante la pratica di zazen, capisce; la paura della spada di Ginmei svanisce. Immediatamente si reca al dojo per provare con il Maestro. Questi, appena incrocia la spada, capisce che Tesshu ha raggiunto l’illuminazione. Glielo dice e dopo qualche tempo lo nomina suo successore della Nakanishi Ha Itto Ryu.
Qualche tempo dopo Tesshu decide di fondare la Muto Ryu, la scuola della “non spada”. Non avendo un luogo adeguato per la pratica, utilizza un fondo donatogli dal Governo per costruire sala d’allenamento che chiama Shumpukan, la casa del vento primavera, nome derivante da una poesia del monaco cinese del XIII secolo Bukko Kokushi, venuto in Giappone per insegnare agli Shogun Kamakura.
Lo Shumpukan entra rapidamente nella leggenda per la durezza dei suoi allenamenti: per i primi tre anni i praticanti dovevano fare solo uchikomi: attaccare continuamente senza esitazione con una sola tecnica, il men (il colpo alla testa). Non veniva data alcuna spiegazione, ma un solo ammonimento: “allenatevi più forte!”. Ci si allenava dalle sei alle nove di ogni mattina, ma bisognava arrivare almeno
un’ora prima per pulire la palestra e preparare il materiale. Nonostante questo, o forse proprio per questo, lo Shumpukan era frequentatissimo; quotidianamente erano presenti all’appello almeno 60 praticanti. La regola per cui lo Shumpukan diventò leggenda era però il “Seigan”: “Seigan” è un termine buddista che vuol dire giuramento solenne. Per Tesshu stava a indicare un tipo di esame per i suoi allievi. Tre erano i livelli di Seigan stabiliti allo Shumpukan: il primo si poteva affrontare dopo mille giorni consecutivi di allenamento; consisteva nel sostenere duecento combattimenti consecutivi contro avversari sempre freschi nell’arco di una giornata a cominciare dalle sei del mattino; unica concessione: un frugale pasto a mezzogiorno. Chi riusciva a sostenere la prova o comunque non soddisfaceva Tesshu veniva allontanato dalla scuola. Superato positivamente il primo Seigan, dopo un ulteriore periodo di allenamento, si passava al secondo: seicento combattimenti nell’arco di tre giorni. Anche qui un risultato negativo portava all’esclusione dalla scuola. Il terzo e ultimo Seigan durava una settimana e prevedeva millequattrocento combattimenti consecutivi! Le cronache riportano che solo in otto superarono il primo Seigan, tre il secondo e solo due, Kominami Yasutomo e Sano Jisaburo, il terzo. Tesshu rimase solo otto anni a insegnare allo Shumpukan, ma oltre quattrocento furono i suoi allievi,nonostante l’incredibile durezza della scuola. Tra essi numerosi i talenti che negli anni seguenti divennero i padri del kendo moderno. Le tecniche e i metodi della Muto Ryu insegnati da Tesshu allo Shumpukan non sono mai stati diffusi, seguendo i dettami del suo fondatore che pensava che un buon praticante era meglio di 10000 mediocri. Oggi, ad esempio, i seguaci di questa scuola sono solo una quindicina, ma il segno lasciato da Yamaoka Tesshu e dallo Shumpukan nella storia del kendo è ancora ben visibile. Lo Shumpukan e il suo fondatore sono ormai una leggenda.

KI – Kendo iaido..on Line Numero 19 – Settembre 2007