Kendo nelle Marche


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“Research, Work and… Kendo!” a cura di F.Visentin – 2° puntata

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** Tokyo Murashino Chuo kendo-kai **

Urca, è già passato quasi un mese da quando ho scritto l’ultimo post. Vi avevo promesso un bel po’ di cose ma tra riunioni e impegni vari non sono riuscito a scrivere niente.

Ci siamo lasciati l’ultima volta con un’introduzione sul perché sono qui e di come sono divisi gli allenamenti all’Università di Tsukuba tra i vari club.

In questo post vi racconterò il mio primo allenamento dell’anno in Giappone.

Come alcuni di voi sapranno, mi trovo in Giappone da qualche mese (esattamente dallo scorso gennaio), quando sono partito non ho impacchettato il mio bogu nel bagaglio, ma l’ho spedito via posta per una questione di comodità (i chilogrammi del bagaglio in stiva erano un po’ pochi e ho preferito sfruttarli per portare con me altre cose). Mentre ne  aspettavo l’arrivo, non potevo fare altro che partecipare agli allenamenti come spettatore non regolare. Nelle mie varie visite, mi sono fatto un’idea sul come venissero strutturati gli allenamenti e ho avuto modo di conoscere alcuni membri dei vari club. La voglia di partecipare più attivamente era tanta, e continuavo a contare i giorni all’arrivo della mia armatura.

Finalmente mi chiama il postino per informarmi (rigorosamente in giapponese) che deve consegnarmi qualcosa. Era lei, finalmente era arrivata! Concordato l’orario di consegna (ovvero poco più tardi) mi è stato recapitato il pacco. Non ho perso tempo e mi sono subito messo in contatto con un Sempai (Gil) del Dojo per farmi dire dove potessi recuperare degli shinai. Il negozio che mi è stato indicato si trova a Tsuchiura, una cittadina a circa una mezz’oretta di bus da Tsukuba. Non mi sono fermato molto, la mia missione era quella di trovare il negozio (non semplice visto che al tempo non avevo un telefono locale e nessuna mappa a portata) e fare i miei acquisti. Fortunatamente il posto era abbastanza vicino alla stazione e facile da raggiungere.

Viottolo – – Foto di Francesco Visentin dell’ En Kei Kan Verona

Negozio – Foto di Francesco Visentin dell’ En Kei Kan Verona

Come potete vedere dalle foto, non si tratta di una grande azienda ma piuttosto di un negozio a conduzione familiare. All’interno dello 振武堂 (shinbudou), c’era una buona scelta di prodotti con prezzi più che buoni considerando la qualità del materiale che vendevano. Dietro il bancone c’era il padre che era intento nel riparare dei Kote mentre a servire i clienti c’era il figlio. Con un po’ di fatica sono riuscito a farmi capire e a comprare quello che mi serviva; preso dall’entusiasmo mi sono lanciato in una breve conversazione per ottenere informazioni sul quanto costasse sistemare i miei kote. Magari può non interessarvi, ma la sostituzione di due palmi con materiale di qualità “normale” viene sui 10.000Y (~70€), mentre di buona qualità si parla di poco più di 15.000Y (~100€). La cosa che risulta strana, però, è che spesso qui si tende a non riparare i kote perché se ne possono comprare di buona qualità per più o meno lo stesso prezzo. Ovviamente se la qualità dei vostri kote è buona, vi consigliano di ripararli.

Tornato a Tsukuba ero pronto per praticare. Quindi, contatto il mio amico Gil e ci accordiamo per il giorno e l’ora. Sfortuna vuole però che il budoukan fosse chiuso quel giorno e che rimanesse chiuso anche per le successive settimane. Entrambi eravamo all’oscuro del fatto che la pratica fosse stata sospesa causa vacanze primaverili (febbraio-marzo). In Giappone l’anno accademico, lavorativo e penso anche quello fiscale, inizia in Aprile e si conclude nel Marzo dell’anno successivo. Le scuole hanno dei periodi di pausa tra Febbraio e Marzo e tra Agosto e Settembre. Non sapendo che fare ho dovuto trovare un ripiego temporaneo, mi sono quindi messo in contatto con una nostra amica che ha sia il marito che la figlia che praticano in un Dojo pubblico a Tokyo.

Il Dojo, 武蔵野中央剣道会  (Musashino Chuo kendo-kai), si trova a Nishi-Tokyo un quartiere nella periferie (se si può chiamare cosi) di Tokyo. La struttura in cui si trova è un enorme complesso sportivo che ha palestre di ogni genere, piscine, campi da calcio/tennis e, ovviamente, tutto il necessario per le varie discipline locali (ad esempio Dojo di Kendo, Karate, Judo, Kyudo, ecc.).

Dojo di Kyudo – Foto di Francesco Visentin dell’ En Kei Kan Verona

Dojo di Kendo – Foto di Francesco Visentin dell’ En Kei Kan Verona


Gli allenamenti sono il mercoledì e sabato sera (18:45~21) e la domenica mattina (9~11:45). Per togliermi la voglia ho fatto il possibile per rimanere a Tokyo dal venerdì alla domenica e poter praticare il più possibile. Per fare questo ho approfittato della nota ospitalità Giapponese e sono quindi stato ospite di questi amici per quasi tutto il week-end. La loro generosità ed ospitalità è proverbiale e non saprò mai come sdebitarmi.

Ma torniamo agli allenamenti… questi sono divisi essenzialmente in due parti: una prima parte (~1:15) dedicata alle basi e all’allenamento dei bambini, ed una seconda parte dove praticano tutti assieme grandi e bambini. È bellissimo vedere questi piccoletti, che hanno anche 4-5 anni, picchiarsi e picchiarti come forsennati. Ovviamente sono bravissimi, velocissimi, e la cosa più importante, felicissimi.
Come dicevo, la prima parte degli allenamenti è focalizzata sulle basi. La presenza dei bambini porta ad un atteggiamento più giocoso nell’esecuzione degli esercizi, nonostante questo si cerca anche di mantenere un certo livello di serietà. Dopo un breve ma intenso riscaldamento — corse varie, scatti, stretching — si passa allo studio del movimento dei piedi (ashisabaki) muovendosi in suriashi, okuriashi, tsugiashi, ayumiashi, hirakiashi con e senza lo shinai in mano. Belli caldi, si inizia con i kihon: suburi, suburi, e ancora suburi. Molte volte vengono sottovalutati perché si pensa siano “noiosi” ed “inutili” ma nel farli (bene) si impara sempre qualcosa in più. So che è una cosa ovvia da dire, ma ogni volta è utile ricordarlo. Lo studio dei kihon poi continua con l’armatura; i piu piccoli che hanno l’armatura girano con tutto il gruppo, gli altri rimangono fermi in fila davanti ad uno degli adulti. Gli esercizi sono molto basilari: kirigaeshi, men, kote-men, kote-dou. Per finire il tutto un po’ di kakarigeiko con turni molto brevi, 4-6 azioni e quindi cambio di ruolo.

Finito l’allenamento dei bambini, cominciano ad apparire altri adulti che vengono a recuperare i più piccolini o ad unirsi alla pratica. Dopo una breve pausa, in cui tutti si salutano e commentano la pratica, inizia la seconda parte dell’allenamento.
Quella sera, nel Dojo ci saranno state circa una 30ina di persone con gradi di tutti i tipi fino al 7° Dan. Tutti molto disponibili e contenti di vedere stranieri interessati alla loro cultura. La struttura dell’allenamento non cambia di molto, si evita solamente la parte della corsa e degli scatti, e si aggiunge alla fine un mawarigeiko o un jigeiko libero. Com sempre, finita la pratica, ci sono i vari saluti e ringraziamenti seguita dai commenti sulla pratica e su cosa si possa fare per migliorare.

Normalmente, l’allenamento della domenica è identico a quello del sabato sera a cui si aggiunge una mezz’ora libera per lo studio dei Kata. Quella domenica, per mia grande fortuna, avevano un ospite: il Maestro 下田先生 (Shimoda-sensei), 7° Dan Kyoshi, della polizia di Tokyo. Il Maestro è anche il responsabile di tutti i Dojo dell’area e di volta in volta va in visita per tenere degli allenamenti speciali (tipo stage). Gran parte dell’allenamento di quel giorno era impostato sui kihon senza armatura. Terminati gli esercizi si è messo il men, si è fatto un giro di kirigaeshi e quindi jigeiko libero. Inutile dire che la fila per il maestro era lunghissima, ma a differenza di quello che si vede fuori dal giappone qui non si perde tempo ad aspettare (spesso i Maestri ci rimproverano proprio per questo). Se ci sono troppe persone in fila semplicemente ci si sposta da un’altra parte dove non c’è nessuno o con un compagno e si inizia il jigeiko. La persona che è davanti a noi in maniera molto naturale ci tiene il posto e a volte ci avvisa quando sta per arrivare il nostro turno. In questo modo si hanno maggiori possibilita di praticare con tutti e non si blocca l’allenemanto.

Allenamento domenica – Foto di Francesco Visentin dell’ En Kei Kan Verona

Allenamento domenica – Foto di Francesco Visentin dell’ En Kei Kan Verona

Finito il tutto, me ne sono tornato a casa esausto, contento e del tutto soddisfatto.
Sono stati dei giorni molto intensi sopratutto perché i ritmi dell’allenamento erano diversi da quelli a cui ero personalmente abituato oltre per il fatto che ero un bel po’ fuori forma per la non pratica. L’allenamento e le parole dei Maestri sono stati molto utili, ho imparato molto e (forse) ho capito quello che dovrei fare per migliorare i miei molti difetti. Mi aspettavano ancora un po’ di settimane di pausa prima che gli allenamenti a Tsukuba riprendessero, ma per il momento avevo appagato la mia voglia di kendo.

Stay tuned!

Francesco Visentin – En kei Kai Verona 

www.ekkdojo.com


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“Research, Work and… Kendo!” a cura di F.Visentin – 1° puntata

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Con la puntata di oggi inauguriamo una nuova rubrica chiamata “Research, Work and… Kendo!” e curata da Francesco Visentin, un amico dell’ En Kei Kai di Verona che si trova in Giappone. Non aggiungiamo altro perchè sarà proprio lui a raccontare questa sua permanenza.

“Cerimonia di inizio anno” – Foto di Francesco Visentin dell’ En Kei Kan Verona

** Welcome to Japan (again) **

Ciao a tutti/e,
inizio oggi un progetto per Kendo nelle Marche per il quale terrò una sorta di diario (non credo giornaliero altrimenti potrebbe risultare troppo noioso per voi :-P) nel quale racconterò la mia vita, le mie avventure e impressioni durante il mio soggiorno in terra Nipponica.
Ovviamente ringrazio lo staff del blog per avermi dato la possibilità di occupare un po’ di spazio e mi scuso in anticipo se non sarò puntuale con la scrittura dei post. Spesso le giornate/settimane passano senza che me ne renda conto a causa dei ritmi che ci sono qui.
Prima di tutto, giusto per capire chi sono e che ci faccio qui, iniziamo con le presentazioni.

Mi chiamo Francesco, vengo da Verona, e pratico Kendo ormai da un bel po’. Questa non è la prima volta che vengo in Giappone, ma è sicuramente la volta in cui rimarro’ piu’ a lungo. La prima volta qui è stata nel 2008, io e i miei compagni di viaggio (la mia dolce meta’ e un senpai del nostro dojo) ci siamo fermati per circa un mese. Parte del soggiorno lo abbiamo dedicato esclusivamente al kendo visitando prima un nostro amico (il padre di Kengo Sakai del Dojo di Viareggio) e poi fermandoci nella “famigerata” Universita’ di Osaka, come l’amico Tommaso. Ricordo bene gli allenamenti e rileggendo il suo diario molti altri ricordi mi tornano in mente. L’altra parte del viaggio, invece, è stata di puro relax e abbiamo avuto modo di visitare e sperimentare la vita e le stranezze del Giappone.

“Gruppo medicina” – Foto di Francesco Visentin dell’ En Kei Kan Verona

Ma torniamo ai giorni nostri. Al momento mi trovo a Tsukuba, una ridente cittadina che si trova a circa 70 Km da Tokyo. La città è nata e cresciuta intorno agli anni 70 del secolo scorso (1970) e si sviluppa intorno agli innumerevoli centri di ricerca e alla sua Università. La zona è molto tranquilla e immersa nel verde, poco traffico, la gente sembra molto disponibile ed amichevole… insomma posso dire che è proprio un bel posto dove vivere. Se invece cercate altri tipi di divertimento è sempre possibile prendere il treno e in 45min — quindi dietro l’angolo per gli standard giapponesi — si è ad Akihabara un quartiere molto famoso di Tokyo dove potete sperimentare tutti gli eccessi del Giappone.

Mi trovo qui per motivi di studio/lavoro all’Università grazie ad una borsa di ricerca offerta dal Governo Giapponese che mi consente la permanenza per i prossimi tre anni (anche se penso tornerò prima causa altri impegni in Italia). Quindi se vi capita di essere in Giappone e volete venirmi a trovare avete ancora un po’ di tempo 😛
Il mio obbiettivo qui, oltre a quello lavorativo, è quello di riuscire a praticare il più possibile e con in maggior numero di persone, cosi da poter correggere i vari difetti che ho e quindi poter migliorare e aiutare altri a migliorare condividendo queste esperienze. Speriamo di riuscirci!

“Gruppo staff” – Foto di Francesco Visentin dell’ En Kei Kan Verona

L’università è enorme, tra le varie facoltà c’è anche quella di “Salute ed Educazione Fisica” (scusate la “barbara” traduzione ma non ho trovato termini migliori in Italiano) che a quanto pare sembra molto quotata a livello nazionale. Infatti, oltre a molti atleti olimpionici, illustri Maestri della nostra amata disciplina — il Kendo — si sono laureati qui. A quanto pare, da informazioni ottenute dal M° Hanazawa (Hiroo Kanazawa, Kendo Kyoshi 8dan – Osaka) durante lo scorso Memorial Ficuciello, qui si sono laureati Maestri del calibro di Hiroshi e Satoko Kanzaki (Osaka), Yutaka Asami (Morioka), Katsuhiko Tani (Gunma) e Takahiro Nabeyama (Tsukuba). Sicuramente ce ne sono molti altri ancora ma questi sono quelli che ho avuto modo di conoscere personalmente (e quindi di cui mi ricordo bene il nome) e che, con molta probabilità, avete avuto modo di incontrare anche voi nei vari stage organizzati in Italia. In aggiunta, parlando con vari altri Kendoka giapponesi di mia conoscenza, l’Università di Tsukuba mi è sempre stata indicata come la “Mecca” del Kendo… quindi che dire, il posto promette proprio bene 😀

Oltre al Kendo vengono insegnate e praticate anche altre discipline più o meno diffuse, come il Judo, Karate, Kyudo e Sumo. Non sono molto sicuro riguardo al Sumo ma è stato interessante scoprire che c’è un Dojo dedicato a quello. Vengono forniti, ad una modica cifra (~70€), anche corsi introduttivi che hanno una durata di qualche mese e dove si possono imparare bene le basi delle varie discipline. Se invece si è già un po’ pratici, ci si può unire direttamente all’allenamento senza alcun costo aggiuntivo.

Budokan – Foto di Francesco Visentin dell’ En Kei Kan Verona

Per quanto riguarda il Kendo, a Tsukuba ci sono 4 Dojo che si allenano nelle due palestre situate tutte nella stessa struttura (Budokan): c’è il gruppo dell’università di “Salute ed Educazione Fisica”, quello dell’Università di Medicina, quello che comprende gli studenti di tutte le altre facoltà e per finire quello dello staff universitario (ed esterni).

Budokan – Foto di Francesco Visentin dell’ En Kei Kan Verona

Di questi, 3 su 4 hanno un loro sito internet:

[dojo principale – educazione fisica] 筑波大学剣道部 (Tsukuba Daigaku Kendobu)

http://www.stb.tsukuba.ac.jp/~kendo/

[dojo medicina] 医学剣道部 (Igaku Kendobu)

http://www.stb.tsukuba.ac.jp/~medical_kendo/

[dojo altre facoltà] 体育会剣道同好会 (Taiikukai Kendo Doukoukai a.k.a. Doukoukai)

http://www.geocities.co.jp/CollegeLife-Library/5634/

Il primo gruppo si allena giornalmente (lun-sab) per due ore al giorno, gli altri si alternano durante la settimana (2/3 volte a seconda del gruppo) con allenamenti che durano circa 1-2 ore. La divisione non è così netta e volendo si può praticare giornalmente per più di 3 ore tutte filate, ma per incompatibilità di orari riesco solo a praticare con due dei gruppi: quello dello staff (diretto dal M° Wada) e in parte a quello del gruppo “misto” (diretto dal M° Koda).

Spero di aver detto tutto, almeno per quanto riguarda la presentazione, e di aver lasciato la giusta suspense per i prossimi articoli. Nelle prossime puntate vi racconterò un po’ riguardo al come vengono gestite qui le lezioni (nei vari gruppi), di alcune uscite fatte presso altri Dojo e, visto che ci siamo, anche di un paio di eventi a cui ho partecipato. Ovviamente se avete domande o siete interessati a particolari informazioni vedrò di produrre materiale per saziare la vostra curiosità.

Stay tuned!

Francesco Visentin – En kei Kai Verona 

www.ekkdojo.com

 

 


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Viaggio in Giappone – T.Cambi – 2° parte

Dopo aver preso il treno (direzione Aeroporto del Kansai) in mezz’ora circa sono arrivato a Kumatori dove – in base all’ultimo scambio di mail – Kanzaki sensei in persona è venuto ad accogliermi.

Kumatori è una zona estremamente tranquilla, tradizionale e completamente diversa da Osaka.

Dalla stazione all’università sono circa 15 minuti in bicicletta in discreta pendenza, e molti dei 2500 ragazzi iscritti all’università usano questo mezzo di trasporto tutti i giorni: come ospite me ne è stata gentilmente fornita una, e grazie ad essa posso spostarmi con una discreta libertà di movimento nei momenti liberi.

L’appartamento in cui risiedo è la Guest House dell’Università a meno di due minuti dal complesso, un ambiente estremamente sobrio ma fornito di tutto il necessario per sopravvivere e vicino a due supermarket dove poter comprare quel che serve. Il costo è davvero irrisorio, l’ambiente tenuto pulitissimo, lavatrice e asciugatrice a disposizione… Un’ottima sistemazione davvero!!

L’Università è più piccola di quanto mi aspettassi visto il numero di iscritti ma riesce a concentrare negli edifici centrali qualunque genere di ambiente sportivo riesca a concepire, oltre che naturalmente ad un buon numero di aule universitarie.

Ma veniamo alla parte interessante, ovvero gli allenamenti: ci si allena una volta al giorno (due volte tre giorni a settimana ora che sono cominciati i corsi) per circa due ore e mezza ogni volta. Ci sono sui 30/40 ragazzi ed una ventina di ragazze provenienti da tutto il Giappone.

Altezza e corporatura medie sono notevoli, ma come si può ben immaginare sono tutti in possesso di un’agilità ben superiore a quella del tipico kendoka europeo! Inutile dire che il livello minimo all’interno del Dojo è Sandan o Yondan, e che ogni allenamento viene affrontato con la serietà di chi pratica quest’arte marziale sin dalla più tenera età.

Si arriva nel Dojo circa 30′ o 45′ prima dell’orario specificato, ci si veste (kendogi, hakama e bogu sono perfettamente asciutti, ancora caldi dalla stanza dedicata attigua al Dojo) e ci si medica mani e piedi.

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Già perché con questi ritmi è impensabile che qualcosa non si spacchi o si tagli, e confesso che i primi tempi riuscire ad effettuare medicazioni che resistessero all’allenamento si è rivelato un problema. Fortunatamente osservare questi studenti e le soluzioni che impiegano mi ha dato consigli preziosissimi che conto di portare in Italia se ne avrò l’occasione.

A questo immancabile rituale segue una mezz’ora circa di riscaldamento libero (suburi a piacere, studio personale del fumikomi, ecc…) quindi si parte.

Il menù è molto classico: suburi, saluto, vestizione dell’armatura e keiko.

Una volta messo il men si procede con un buon numero di Kirikaeshi, Kihon-waza, tecniche Oji e Hiki per poi arrivare al Jigeiko, in genere sui 45′-50′.
Può sembrare un tempo enorme, ma con figure del calibro di Kanzaki-sensei, Sakudo-sensei e Morioka-sensei allineati e pronti a trasmetterti consigli preziosissimi ad ogni occasione le lancette dell’orologio corrono sempre troppo veloci!

Ultima ma non trascurabile parte sono 15 minuti di Kakarigeiko… E con mio grande stupore ho visto un’energia e un ritmo tali da rendere estremamente sostenibile pure questa parte dell’allenamento!

L’affiatamento del gruppo è qualcosa di straordinario, un mondo diversissimo dalle realtà italiane.

Poche parole, punti momenti di pausa.

Si spreca poco tempo e appena finisce un esercizio si corre per mettersi in posizione per quello successivo… E se avanza fiato, lo si usa per incoraggiare chi sta faticando mentre si attende il proprio turno.

Questo fornisce carica e grinta non solo agli altri, ma anche a sé stessi.

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Una cosa che sinceramene non mi aspettavo è che tutti – quando me li trovo davanti – mi permettono di praticare al mio livello, senza pretendere una forza, un ritmo o una tecnica che in tutta onestà non avrei le capacità di offire loro. Sanno di trovarsi davanti uno Shodan e in base a questo mi permettono di crescere e di praticare efficacemente.

Data la frequenza degli allenamenti non ho tantissime occasioni per andare in giro come turista (al massimo per mezza giornata), ciononostante Kanzaki-sensei e sua moglie sono stati incredibilmente gentili e disponibili invitandomi fuori ogni qualvolta ne avevano l’occasione e permettendomi di vivere aspetti della realtà giapponese che come turista difficilmente sarei stato in grado di sperimentare.

Che altro posso dire? Dopo quest’esperienza mi auguro davvero di poter ripetere un viaggio del genere quanto prima, e consiglio un periodo di pratica universitaria a tutti coloro che hanno davvero interesse a divenire bravi Kendoka e persone migliori!
A mio parere si tratta di una tappa fondamentale per un praticante motivato: provando a vivere un ritmo del genere si comprende davvero bene quanto spirito di sacrificio e energie questa disciplina richiede.

Oltre a questo in un ambiente di alto livello e con alcuni tra i migliori docenti al mondo ad indirizzarti al meglio, si riesce a sentire con grande chiarezza cosa voglia dire “crescere” come Kendoka.

Tommaso Cambi – Ittoryukai Firenze

http://www.ittoryukai.it

 

Tommaso, che rientrerà tra pochi giorni, scriverà l’ultima parte del suo diario che pubblicheremo come chiusura a questo suo interessante diario.

V’informiamo sin da ora che abbiamo quasi pronto un altro diario. Un amico già in Giappone da qualche mese, ci racconterà diversi aspetti della sua permanenza in terra nipponica. Kendo sì, ma non solo…


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Viaggio in Giappone – T.Cambi – 1° parte

Aveva preannunciato sul nostro canale Facebook un contributo alla comunità di kendo italiana grazie ad un diario scritto da un nostro amico dell’Ittoryukai di Firenze che aveva programmato un bel viaggio nel nostro amato Giappone.

Non è la prima volta che ospitiamo questo tipo di racconto; fu infatti Francesco Paterlini, che ha da poco scritto un bel report sullo stage tenuto da Christian Filippi, a raccontarci ad esempio il suo viaggio in terra nipponica proprio qui e qui.

Il diario di Tommaso ha subito un po’ di ritardo a causa di alcuni problemi che però sembrano in gran parte superati.

Buona lettura.

E così eccomi in Giappone.

Premetto che sono stato fortunato, avendo avuto ad accogliermi all’aeroporto di Osaka non una, ma ben due persone.

La prima -Italiano e del mio stesso Dojo- Christian Cambi era in Giappone in questo periodo per motivi familiari mentre la seconda, Mari Hinamori, vive e lavora proprio qui. Prevedibilmente l’impatto è stato piuttosto forte, sebbene l’aver trascorso i primi 4-5 giorni a Namba ha mitigato parecchio la cosa. Namba è uno dei quartieri centrali di Osaka e probabilmente uno tra quelli meglio attrezzati per accogliere i turisti, come ho potuto apprezzare constatando la quantità di segnali e istruzioni in Giapponese e in Inglese.

Ciò che colpisce un italiano come me è sicuramente l’ordine e la precisione che caratterizzano molti aspetti della vita di questo paese. Dalla viabilità (Treni e metropolitana, i bus sono un capitolo a parte… purtroppo) allo stato immacolato dei servizi igenici, agli occhi di un turista il Giappone costituisce sicuramente la terra dei sogni.
Anche il cibo, specialmente la facilità con cui reperirlo, si è rivelata una sorpresa molto positiva.
In qualunque posto dove ti trovi, non importa quanto sperduto esso sia, troverai sempre (a) distributori automatici di bevande fredde e calde di qualità tutto sommato accettabile (b) locali economici e non specializzati in un certo tipo di cucina e (c) Convenient Stores forniti di tutto l’occorrente per sopravvivere.
Se poi contiamo che esistono interi isolati come Tenma (consigliatissimo a tutti, scoperto grazie al suggerimento di un’autoctona qual è Mari!), un reticolo di vie composte solo da minuscoli locali ognuno con le proprie specialità è facile capire come mai il rischio maggiore sia quello di finire i soldi in cibo e bevande varie!
Al contrario, i negozi caratteristici e più specifici sono un incubo da trovare essendo gli indirizzi di qui composti da 4-5 nomi in media (quartiere, area, isolato, edificio e ogni tanto pure il piano!), quasi sempre in Kanji.
Non è un caso che TUTTE le persone cui ho chiesto informazioni erano dotate di navigatore… E non è detto che questo sia sempre un bene, vista la frequenza con cui la gestione dei locali tende a cambiare!
Se siete sicuri che un certo locale sia nei paraggi, trovate il classico “vecchino di quartiere”. Come tutti i Giapponesi sarà disponibilissimo ad aiutare un turista sperduto e le sue indicazioni saranno accuratissime!
Ve lo posso confermare per esperienza diretta.
Cambi Kendo Firenze Pesaro Fano
Per tutti i kendoka in ascolto, i negozi dedicati alla nostra disciplina ad Osaka si contano sulla punta delle dita e trovarli è un’impresa. Qui di seguito allego i dati di quello che sono riuscito a trovare (professionale come ogni buon giapponese, il proprietario viene spesso per lavoro a Milano e parla un buon inglese) con indirizzo aggiornato.
Il bogu me lo son portato da casa, ma l’acquisto di un paio di Shinai e di una borsa porta-bogu di dimensioni umane era d’obbligo.
Kameda Budogu
Tanimachi 4-9-6
Chuo-ku Osaka

www.kameda-budogu.jp/

Tommaso Cambi – Ittoryukai Firenze

http://www.ittoryukai.it

 

Rimanete sintonizzati per la seconda parte 😉