Kendo nelle Marche


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IV° Seminario “Cus Verona”

Non avendo purtroppo potuto partecipare personalmente al seminario organizzato dagli amici “Kendo C.U.S. Verona”, abbiamo chiesto al caro Francesco Paterlini del Parma Kendo Kai di raccontare com’è andata.

Non esistono scorciatoie o tecniche segrete per diventare buoni competitori nel Kendo, ma una solida attitudine nell’approccio al keiko di tutti i giorni, dal suburi, al kihon, dall’uchikomi, al jigeiko, la ricerca del taglio e dell’espressione del miglior colpo secondo tutti i criteri dello yuko datotsu deve essere centrale. Il lavoro all’interno del dojo non è una questione individuale, ma riguarda l’insieme dei praticanti: se negli esercizi non ci sono motodachi in grado di creare “armonia” con il loro compagno, non ci potranno essere buoni kakarite e di conseguenza la crescita dell’intero gruppo potrebbe essere compromessa. 

Questo è, a mio avviso, il messaggio contenuto nel seminario organizzato dal Cus Verona e diretto da Christian Filippi. 

L’organizzazione Cussina dell’evento è, come sempre, impeccabile. Una volta arrivati ci vengono consegnati il sacchetto per il pranzo e il voucher per ritirare il tenugui dell’evento allo stand della Nippon Budo.

Particolarità, per chi è abituato a fare Kendo in Italia, è la presenza di bambini e ragazzi che prendono parte allo stage.

Disponiamo i men e iniziamo il riscaldamento, seguito poi dal saluto.

Partiamo così con una serie di vasche, l’attenzione è posta sul cercare di avanzare mantenendo una postura corretta (schiena e collo) ed evitando di andare con il busto su e giù. Prendiamo le shinai e iniziamo con serie di jogeburi e suburi a men normali, sempre per la lunghezza della palazzetto, avanti e indietro. Punto focale è l’attenzione al corretto uso delle dita della mano sinistra, soffermandosi sul mignolo che deve stringere per tutta la durata del movimento e che deve imprimere forza e velocità al colpo, caratteristiche che non potrebbero essere raggiunte senza il contestuale movimento delle gambe e delle anche in modo da arrivare con un movimento di ichibioshi al perfetto ki ken tai. 

Tutti di nuovo in fila e poi “men-tsuke” ci dividiamo in tre gruppi per grado/età.

Iniziamo concentrandoci sul kirikaeshi e su come eseguirlo con continuità e respirazione corretta nonché prestando attenzione alla giusta distanza alla fine dei 5 sayu-men all’indietro e alla prontezza dell’ultimo men  centrale passante, esprimendo zanshin alla fine di ogni serie.

Per poi continuare con serie di men centrali con una sola respirazione e uchikomi con pattern prestabilito fino alla pausa, qui l’accento è posto sul corretto modo di invertire la direzione e ritornare in kamae per non farci sorprendere da attacchi dell’avversario. Ora, molte persone commenteranno leggendo l’articolo “certo, ma queste cose le sapevo già da me, non ci voleva mica un seminario per spiegarmele” eppure, qui metterei la mano sul fuoco, pochi di noi mantengono un’attenzione costante per tutto l’allenamento, anzi, la concentrazione cala; vuoi per la stanchezza, vuoi per la tranquillità di non essere in un combattimento “vero”. Tuttavia dovremmo sempre porci nella condizione di non “spezzare il cerchio” anche durante il kihon e di esprimere zanshin ogni qual volta la situazione lo richieda, in poche parole, allenare la nostra mente a essere lucida in tutte le situazioni. Quindi seminari di questo tipo servono anche a ricordarci cose che magari già conosciamo, ma che dimentichiamo di applicare alla svelta, perché non c’è nessuno (a parte noi stessi) che ha la pazienza di pungolarci. 

La terza ora della mattinata è piacevolmente occupata da Jigeiko libero.

Dopo il pranzo consumato ai bordi del parquet abbiamo l’occasione di vedere un’interessantissima sessione di Tameshigiri eseguita da Kunimasa Matsuba Sensei (il quale è anche un famoso forgiatore) che ci mostra come tagliare con una katana vari fusti di bambù, le spiegazioni sono molto particolareggiate e ci viene mostrato come anche il taglio che si pratica nel Kendo è altrettanto efficace utilizzando una spada affilata. Il Maestro offre successivamente la propria spada a chi dei presenti avesse desiderato cimentarsi nel taglio. Superfluo dire che si è subito creata una lunghissima fila di aspiranti Zatoichi; alcuni hanno suscitato l’ammirazione del forgiatore, altri…meno.

Riprendiamo alle 15:00 con esercizi per incrementare la flessibilità e la spinta elastica degli arti inferiori: haya-suburi e choyaku-men. Vengono spiegate le differenze fra le due tipologie di esercizio, il primo è un suburi veloce, dove i piedi strisciano sul parquet, mentre il secondo è un “men saltato” con invece gli arti inferiori che si staccano da terra. 

Passiamo poi a men in elevazione con esecuzione del do all’atterraggio per diverse serie, seguito da esercizi propedeutici al taiatari e ripetizioni di questi da breve e poi da lunga distanza. Sempre su taiatari si fanno variazioni sul tema e quindi come deviare la forza dell’avversario assorbendola con movimenti combinati di anche e braccia, indietro, a destra e a sinistra.   

Viene il momento delle hiki-waza, combiniamo alcuni esercizi di prima con l’hiki-men. Partendo da una forte spinta del motodachi e andando indietro, oppure lasciando cadere la tensione e sfruttando il momento per colpire, oppure ancora fintando a kote con il movimento di choyaku per poi sfruttare l’apertura a men. Un crescendo poi combinando gli esercizi del taiatari con hiki-men e hiki-kote a seconda dell’apertura creata a omote o a ura. Finiamo con un’azione di disturbo sullo yoko men per far reagire nervosamente motodachi, così da sfruttare le aperture che vengono a crearsi a men e kote a seconda di una reazione più o meno pronunciata. 

Sforiamo l’orario, ma c’è comunque spazio per un ippon-shobu con auto-arbitraggio fra le coppie dei vari gruppi che pian piano eliminandosi lasciano a Luca Villa la vittoria finale.

Tutti di nuovo in fila per il saluto e “Men-tore!” il seminario finisce fra i ringraziamenti e gli ultimi consigli e le riflessioni di Christian sulla giornata appena trascorsa.

Bevete birra, fate kendo e abbiate una vita piena! 😀

Francesco Paterlini – Parma Kendo Kai

parmakendokai.wordpress.com


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Seminario sullo Shiai

credits – Igor Novelli

Altro bel report di Marco Tabellini che ha sfruttato questo seminario per entrare con consapevolezza nel mondo shiai.

Come avrete sicuramente letto, marco ha portato a casa anche qualche ippon e sicuramente sono stato un po’ il frutto del lavoro di questo seminario tenutosi da C.Filippi.

Seminario “Allenamento per lo shiai” (Preparazione al Trofeo CIK e ai CCII kyu 2012)

Verona, 30 Settembre 2012

Il seminario tecnico condotto da Christian Filippi (5° dan, capitano della squadra nazionale italiana maschile e tecnico della squadra nazionale italiana juniores) è stato veramente stimolante, esigente dal punto di vista fisico (essendo strutturato in due parti di circa tre ore ciascuna) ma assolutamente appagante!
Giunto al palazzetto (grazie a Igor Novelli!), a un rapido colpo d’occhio conto più di 50 partecipanti; oltre ai kendoka del CUS Verona, vedo zekken di Modena, Genova, Ferrara, Alessandria, Roma… Arrivano anche i kendoka di Firenze, vecchie conoscenze del dojo Shingen!

credits – Igor Novelli

Un bel clima per tirar fuori il 200% delle proprie energie psichiche e soprattutto fisiche. L’allenamento del mattino, secondo il piano di lavoro ben congegnato da Filippi, è finalizzato a incrementare la reattività e la forza esplosiva – dopo un accurato riscaldamento e una intenso lavoro di ashi-sabaki, passiamo in rassegna diverse modalità di suburi, spronati da subito a tirar fuori il kiai e la convinzione degni di un ippon. La dimostrazione degli esercizi è affidata agli altri due validissimi nazionali del CUS Verona: Giacomo Pezzo e Serena Ricciuti. Segue lo studio approfondito di tecniche e contro-tecniche in diverse modalità di esecuzione – il ritmo è crescente, e sul finire della mattinata si arriva allo shiai in versione ippon-shobu, con i praticanti divisi in yudansha e kyusha.
Dopo poco più di un’oretta di pausa si riprende con la parte più carica dell’allenamento, mirata al potenziamento muscolare. I suburi proposti in questo frangente mettono a dura prova i muscoli delle gambe, ma l’impegno di tutti e la capacità di Filippi di motivare e spronare il gruppo aiutano a superare la fatica.

credits – Igor Novelli

Segue lo studio più tecnico di situazioni ricorrenti nello shiai (utilissimo quello in tsuba-zeriai). Iniziamo a osservare un leggero sfoltimento del gruppo: la mole di lavoro inizia a farsi notevole, e le pause per riprendere fiato, dar tregua alle gambe e soprattutto reidratarsi sono sempre più preziose! La fase finale dell’allenamento si svolge attraverso varie modalità di keiko, in un crescendo che culmina con la sessione finale di shiai (sempre ippon-shobu).
Al di là dei preziosi insegnamenti tecnici, la grande capacità comunicativa e il carisma di Christian Filippi hanno contribuito a trasmettere una fortissima motivazione e voglia di praticare, chiarendo anche le idee di molti riguardo l’approccio allo shiai (pensiamo alle controversie fra purismo agonismo): è in effetti possibile mirare a un kendo in cui competizione e perfezionamento tecnico procedono di pari passo, avvicinandosi gradualmente verso quell’unità che possiamo ammirare ad esempio negli hachidan giapponesi (che sono arrivati ai massimi livelli continuando a misurarsi in campionati e gare a tutti i livelli).
Una grande esperienza di confronto e crescita – massima stima per Filippi e il Kendo CUS Verona – grazie, e al prossimo incontro!

Il sondaggio sulla Shiai è ancora aperto nell’attesa del vostro voto. Cliccate al seguente link.

https://kendonellemarche.wordpress.com/2012/10/25/shiai-quanto-e-importante-per-voi/