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Martedì 21/01/2014
“Arrivederci Maestro Park!”
“Il tempo corre veloce. Ci rivedremo presto.”
Con queste parole ci siamo salutati ieri , dopo l’ultimo allenamento prima del suo ritorno in Corea.
Ho avuto il piacere e l’onore di conoscere il Maestro Park Yong Chun, 8° dan, professore di kendo presso la Ik San High School, nonché allenatore della squadra nazionale coreana maschile agli scorsi campionati del mondo, sabato 11 gennaio. Il mio compito era quello di andare a prendere il Maestro in Francia, dove stava tenendo un seminario organizzato dai miei carissimi amici del dojo di Valence. Non avendolo mai incontrato prima , sono partito pieno di preoccupazioni, ma anche con la speranza che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Dopo qualche peripezia, finalmente, io e Cécile, che gentilmente mi ha accompagnato, siamo arrivati a Romans – sur – Isère, luogo del seminario. Avendo scelto di non praticare durante il week end francese, ho potuto sedermi ed osservare attentamente il Maestro ed ascoltare le sue spiegazioni.
Dopo molta base e grandissima attenzione al kirigaeshi, che per il Maestro racchiude tutto quello che nel kendo è importante, arriva il momento del jigeiko e anche se purtroppo osservo e basta, quello che vedo è decisamente un gran bel vedere. Il kendo del Maestro Park è potente e gentile allo stesso tempo. E’ davvero affascinante osservarne i movimenti. Per oltre mezz’ora quello che vedo mi fa dimenticare la strana sensazione di essere seduto ad osservare anziché con il bogu a sudare insieme agli altri.
Finita la pratica del sabato pomeriggio e dopo un po’ di relax a casa degli ospiti più meravigliosi che io abbia conosciuto (Olivier Hautecoeur e la sua splendida famiglia), arriva il momento di partecipare a quella che a mio avviso è un’altra importantissima componente del kendo: il sayonara party.
A tavola, grazie alla preziosa traduzione del nostro amico Young Park (il gestore di Eurokendo) iniziamo a conoscere il Maestro Park (l’ottavo dan) e subito ci rendiamo conto di avere a che fare con una persona non comune, dal carattere forte e molto deciso. Ora so che ci stava solo prendendo le misure, ma devo ammettere che li per li mi sono sentito un po’ sottopressione. A volte ci dimentichiamo di quanto alcuni aspetti della cultura occidentale siano lontani dalla cultura orientale. E’ sempre un grande insegnamento rendersi conto che ci sono cose che anche se a noi sembrano di poca importanza, per altre persone sono fondamentali. Fra una risata, un aneddoto e molti consigli finiamo l’ottima cena e torniamo a casa di Olivier per le ultime quattro chiacchiere e un po’ di riposo.
Domenica mattina il seminario comincia alle 9.00. Sono circa una quarantina le persone pronte per la pratica e dopo un breve riscaldamento ecco che il ritmo diventa decisamente più sostenuto rispetto a quello che ho potuto vedere il sabato pomeriggio. Io rimango seduto ad osservare una buona quarantina di minuti di oikomi geiko. Non c’è che dire, le energie rimaste sabato sono state ampiamente utilizzate per la prima parte della pratica domenicale. Dopo una bella sudata il Maestro concede una piccola pausa, i praticanti vengono suddivisi in due gruppi ed ha inizio la pratica di kendo-no-kata. Mi soffermo maggiormente ad osservare il gruppo dei praticanti più esperti che si cimentano nella pratica dei tre kata di kodachi sotto la supervisione del bravissimo Thibault de Brunel; il maestro nel frattempo fa la spola fra i due gruppi di praticanti correggendo minuziosamente la posizione del corpo, l’impugnatura della spada, la distanza d’attacco e l’attitudine sia di uchidachi che di shidachi. Viene ampiamente sottolineata l’importanza del ruolo di uchidachi nella pratica dei kata, come viene sottolineato che il ruolo di motodachi nella pratica con lo shinai richiede un grande impegno e una grande dedizione. Finiti i kata è il momento di indossare il bogu.
L’ultima parte del seminario è dedicata in gran parte alla pratica di oji-waza. Il maestro mostra un’ampia gamma di opzioni per rispondere ad un attacco. Inutile discutere della sua tecnica; quello che dimostra, dice lui, è il frutto di anni e anni di pratica intensa ed appassionata. “Non preoccupatevi se non riuscite ad eseguire correttamente quello che vi sto mostrando. Avete bisogno di praticare assiduamente e con impegno; i risultati arriveranno”. Questo è il messaggio che credo riassuma nel migliore dei modi i due giorni di seminario ai quali ho assistito.
Finito il seminario ci trasferiamo nuovamente a casa Hautecoeur dove ci aspetta una fenomenale scorpacciata di Raclètte!!! Inutile dire che ho onorato degnamente il cibo e i padroni di casa, consumando una quantità impressionante di formaggio, patate e salumi. Avevo bisogno di recuperare le energie spese ad osservare tutto quel kendo! La cena è nuovamente l’occasione di chiacchierare con il Maestro, ma il tempo vola e l’indomani dobbiamo partire presto. Si rientra in Italia.
Il viaggio di ritorno (in treno) procede senza in toppi ed arrivati a Chambery e dopo un bel pranzetto salutiamo Young Park che ci ha accompagnati e aiutati fin qui e Matthieu Anselmino del dojo di Chambery che ci ha fatto compagnia durante il pranzo. A questo punto sta a noi occuparsi del Maestro durante il viaggio per Milano; il “problema” è che il Maestro non parla inglese e noi non parliamo coreano e nemmeno giapponese che invece lui padroneggia egregiamente. Ma abbiamo un asso nella manica!!
La gentilissima Ma Yunsook del Seichudo di Brescia ci ha dato la sua completa disponibilità per aiutarci a seguire il Maestro durante l’intera settimana e partendo da Chambery le telefono per chiederle di parlare con lui e rassicurarlo poiché al nostro arrivo a Milano ci saranno lei, Claudio Savoia e Roberto Brocato ad accoglierlo. La tratta Chambery – Milano fila via liscia; il Maestro vuole lavorare un po’, lo vedo riempire parecchi fogli prima di addormentarmi. Al mio risveglio quello che dorme è lui. E’ un sonno ristoratore il suo, perché quando riapre gli occhi ha molta voglia di chiacchierare. La lingua magicamente non è un problema e riesce a raccontarci del suo lavoro di insegnante di kendo, dei suoi allenamenti da ragazzo, di sua moglie che è una cuoca molto rinomata (tesoro nazionale)e dei suo rapporti di amicizia con molti maestri giapponesi, Furukawa in primis, che conosciamo anche noi.
Il “comitato di accoglienza” è organizzatissimo: mentre Roberto e Yunsook portano il maestro a riposare prima dell’allenamento previsto per la sera allo Shumpukan di Milano, Claudio gentilmente ci riporta a casa con i bagagli. Ho giusto il tempo di preparare la borsa e dirigermi in palestra. Al mio arrivo sono particolarmente sorpreso; oltre trenta persone sono venute per partecipare alla lezione. Il martedì al Mumunkwan di Milano sono presenti circa trenta persone, il mercoledì al CUS Verona , mi dicono le cronache (io purtroppo non c’ero), altrettante; il giovedì all’Alser siamo 35 e il venerdì al Mumunkwan Borghetto i presenti sfiorano la quarantina. Durante questi allenamenti penso che tutti abbiano potuto fare tesoro dei consigli e delle spiegazioni del Maestro.
La settimana vola ed arriva in un lampo il giorno del seminario. L’affluenza nei giorni precedenti mi fa ben sperare, ma giunto a Casteggio mi rendo subito conto che il seminario non sarà altrettanto frequentato; mi spiace constatare che molte persone che hanno potuto praticare con il Maestro Park durante la settimana non siano presenti e che altrettanti che mi aspettavo di vedere non abbiano colto l’occasione di incontrare un personaggio di tale caratura. Pazienza.
Un breve riscaldamento e si comincia con lo studio dei kata. Con la coda dell’occhio osservo il maestro aggirarsi fra le varie coppie di praticanti che cercano di replicare quello che gli è appena stato spiegato dispensando a ciascuno molti consigli. Il Maestro illustra in maniera chiara e minuziosa la logica che sta dietro ai movimenti dei diversi kata, sottolineando ancora una volta l’estrema importanza del ruolo di uchidachi. Finiti i kata è il momento di kirigaeshi e uchikomi geiko. La base è molto importante, dice il maestro. Bisogna esercitarsi assiduamente e continuativamente sugli aspetti fondamentali del movimento del corpo e della spada, facendo molta attenzione a colpire correttamente ogni volta che eseguiamo un attacco. La pratica di diversi tipi di uchikomi continua per tutto il pomeriggio per finire poi la giornata con un bel jigeiko. La “fortuna” di essere pochi ha permesso credo a quasi tutti i presenti di poter praticare con il Maestro. Guardo le facce sorridenti a fine allenamento e mi dico che domani sarà ancora meglio; ora è il momento di salutare il maestro e ritornare a casa.

La domenica mattina comincia con una gradevole sorpresa; sono presenti oltre a Livio Lancini anche 4 giovani ragazzi del suo dojo, che assieme a mio figlio fanno decisamente abbassare l’età media dei partecipanti al seminario.
Si comincia con i Kata. Dopo una dimostrazione impeccabile da parte di Lancini e Betti e svariate spiegazioni da parte del Maestro Park, vengono formati due gruppi. Il primo sotto supervisione di Livio pratica i tre kata di spada corta, mentre l’altro gruppo sotto la supervisione di Yunsook pratica i 7 kata di spada lunga. Anche questa volta il maestro fa la spola fra i due gruppi. Personalmente ho la fortuna di ricevere moltissimi consigli e correzioni. E’ sempre incredibile la quantità di dettagli che mi sfuggono durante la pratica; ho molto, moltissimo su cui lavorare. Starei ore a provare e riprovare i kata, ma per il maestro può bastare; è il momento di indossare il bogu per studiare oji-waza, prima su attacco di Men poi su attacco di Kote ed infine lasciando scegliere a motodachi l’attacco da portare. Parliamo di sen-no-sen, go-no-sen, sen-sen-no-sen e sembra tutto semplice osservando gli esempi del Maestro Park, ma, purtroppo per noi, non è affatto semplice riprodurre quello che vediamo L. Dopo una buona dose di attacchi e contrattacchi il seminario si conclude con la divisione dei presenti in due squadre per uno shiai di commiato. L’atmosfera è allegra e amichevole. Una degna conclusione per queste ore passate assieme.

E’ lunedì sera e si tiene l’ultima sessione di pratica all’Alser; di nuovo l’affluenza è cospicua. La pratica è serrata perché non abbiamo molto tempo, quindi riscaldamento, kirigaeshi, uchikomi e poi jigeiko finale.

Decidiamo poi di portare il Maestro a cena nel nostro covo estivo, la bocciofila Caccialanza. E’ durante quest’ultima chiacchierata che il Maestro mi regala un’immagine di lui che difficilmente avrei potuto farmi guardandolo solo in hakama e gi. Scopro che è un appassionato cantante e che nelle sfide più cruente fra lui e il maestro Furukawa non c’è di mezzo il kendo , ma il microfono per il karaoke. Mi dice che suona la chitarra e a questo punto la sfida è lanciata: ci suonerà un pezzo la prossima volta che ci rivedremo?
Un abbraccio inaspettato e la promessa di rivederci presto, ci salutiamo così. Vado a dormire contento.
Grazie infinite a Claudio, Yunsook, Roberto, Nico, Virginio, Christian, Lino, a Laurent Chanoux, ai ragazzi del Kenshinkan di Valence e a tutti quelli che hanno preso parte a questa bella avventura.
http://alserkendoclub.wordpress.com/2014/01/24/foto-m-park-yong-chun/
Tomaso Boscarol
Alser Kendo Club
alserkendoclub.wordpress.com
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Aggiornamenti per il 6° Trofeo dell’Adriatico al seguente link
http://trofeodelladriatico.wordpress.com
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