Kendo nelle Marche


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Intervista a Claudio

Oggi raccontiamo una storia interessante attraverso una chiacchierata informale con un nostro lettore, Claudio Santagati. Claudio è un kendoka che, guidato dalla passione per il kendo, ha iniziato a cimentarsi nella riparazione dell’attrezzatura che noi tutti usiamo.
 
KNM: Attraverso il tuo profilo facebook abbiamo visto che oltre ad essere un appassionato di Kendo ti stai cimentando con gli interventi di manutenzione su kote e bogu in generale oltre che a costruire delle tsuba personalizzate.
 
Da dove nasce questa passione?
 
C.S.: La passione nasce grazie al kendo, nata perché fin da quando iniziai a praticarlo mi è sempre piaciuta l’idea di costruire, usare ed avere oggetti miei personali come le tsuba; mi sono sempre occupato della manutenzione del mio bogu e delle mie shinai in generale; mi sono interessato alla costruzione delle tsuba da sempre, quindi essendo alla ricerca di materiali con cui sperimentare, ho pensato di impiegare questa mia passione per ripagarmi uno dei tanti viaggi per il kendo, divertirmi a costruire tsuba ed a sperimentarne delle nuove. Per questo devo ringraziare i miei compagni di dojo che sono stati i primi a credere in me comprardole e usandole quotidianamente; da quel momento ho incominciato a costruirne e venderne. Ho iniziato ad occuparmi di altri lavori su do e kote, autonomamente e per mia sfida, comprandole per poter allargare la mia conoscenza sui materiali e la tecnica di costruzione e riparazione e divertirmi. 
 
KNM: hai seguito le indicazioni di qualcuno in particolare o hai sperimentato sulla tua pelle, o meglio sul tuo bogu? 😀
 
C.S.: la costruzione delle tsuba sono tutta farina del mio sacco; per i do invece, dopo aver eseguito la restaurazione del (do-dai), M.Tada, che lavora in quel settore con la sua azienda la  NIPPON BUDO (ottimi bogu e attrezzatura in generale), ha visto il lavoro del restauro che ho fatto, gli è piaciuto, e nonostante  io abbia utilizzato materiali diversi dalle tecniche tradizionali, tramite la sua azienda mi ha procurato altri pezzi (mune kazari e kit di montaggio del do). Ho chiesto informazioni anche per i kote e lui mi ha indicato come punto di riferimento Filippi, che è bravissimo nelle riparazioni. Ho iniziato a vedere con lui delle riparazioni proprio al Kangeiko. Grande persona e grande kendoka. 
 
KNM: che attrezzatura occorre per fare manutenzione straordinaria sui bogu?
 
C.S.: se per manutenzione straordinaria s’intende interventi su bogu che hanno subito danni molto gravi, in quel caso ci vuole un esperto, come il M.Tada. In futuro non escludo che io possa tuffarmi anche in questo tipo di interventi, anzi… 
 
KNM: che consigli ti senti di dare invece ai lettori di KNM per la manutenzione ordinaria del bogu ed in particolare dei kote?
 
C.S.: ogni volta che si torna da un allenamento non si deve solo lasciare la borsa aperta per far prendere aria al men e kote. E’ sbagliato. Occorre appendere il tutto (ad es. su un attaccapanni con la mollette). Il men invece è opportuno lasciarlo appoggiato e slacciato sopra un tavolo o una poltrona. Ricordatevi di lavare i tenugui :D. E’ buona abitudine usare uno spray antibatterico (va bene anche quello per le scarpe). Si spruzza all’interno del men e dei kote facendo attenzione ad aprire l’intero palmo per lasciare respirare la pelle ed attendere che s’asciughi. Infine è consigliabile passare un panno asciutto all’interno sia del men che dei kote, e si poi ripassa lo spray. Quest’operazione va fatta una volta alla settimana. Alcuni, quando i kote sono completamente asciutti e dopo aver messo lo spray, applicano un pò di crema per le mani per renderla morbida.
In linee generale è importante avere sempre cura della nostra attrezzatura, è una sorta di rispetto per la pratica del Kendo.
 
KNM: scrutando il tuo profilo abbiamo notato un album di foto riguardo la restaurazione di un do molto vecchio. Raccontaci un po’ la storia di questo DO.
 
C.S.: Mi è sempre piaciuto questo elemento del bogu, sia per l’estetica che per la forma e la tecnica con come viene costruito. Nel periodo in cui stavo costruendo le tsuba, volevo mettermi ulteriormente alla prova quindi ho deciso di restaurare un do particolarmente datato. Dopo una lunga ricerca un mio compagno di kendo mi propose un do di oltre 40 anni fa facente parte di un set acquistato per 60 mila lire! Ho iniziato la ricerca sul materiale da usare e casualmente un amico che costruisce skimboard, mi ha mostrato il materiale che usa per rivestire quel tipo di tavole. Dopo un po’ di studio ho deciso di usare quel materiale e con un po’ d’aiuto sono riuscito ad ottenere un buon risultato.
Le immagini relative a quella riparazione sono pubblicate al seguente link.
Confesso che la soddisfazione a lavoro terminato è stata grande. Il do è leggero, protegge benissimo e non mostra segni di usare a seguito dei colpi subiti.
 
KNM: concludiamo questa chiacchierata sul dojo in cui pratichi. Tu sei sardo e la Sardegna è uno dei più bei posti al mondo. Dicci dove possiamo trovare te ed i tuoi compagni di pratica,  gli orari e tutto quello che può essere utile per far conoscere il vostro dojo.
 
C.S.: Si io sono sardo, nato a Cagliari dove tutt’ora vivo. Mi trovate su Facebook per qualsiasi chiarimento o scambio d’informazioni. Pratico kendo ne dojo Takemusu Zen Ken. Al seguente link trovate tutte le info circa il nostro gruppo.
Siete i benvenuti nell’isola più bella del mondo! 🙂
KNM: ti troveremo a Gradara al prossimo Trofeo dell’Adriatico?
 
C.S.:  Si! Ci sarò per partecipare, e per i più curiosi porterò le mie tsuba appena prodotte. Ho un altro do in cantiere, pronto per essere restaurato…poi vi racconterò personalmente il progetto.
Ci vediamo a Gradara il prossimo 16 e 17 Febbraio 😉


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BU TOKU MU KYO

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Dopo avervi presentato assieme alla collaborazione degli amici dell’A.R.K. il seminario del M° Chiba 8°dan Hanshi, siamo onorati di poter aver il prezioso contributo dell’attuale direttore tecnico della nostra federazione, Livio Lancini 7°dan Renshi per raccontare storia ed aneddoti riguardo questo seminario che per i trascorsi che leggerete, è un bellissimo spaccato della storia del Kendo in Italia degli ultimi 15 anni ed oltre…

KNM: Ciao Livio, nell’attesa di poterti riservare un’intervista personale, cogliamo l’occasione per presentare un seminario che ci ha colpito sotto molti aspetti. Svelaci intanto com’è nato, le sue origini e la sua storia.

L.L.: Ciao! innanzitutto desidero ringraziare voi della redazione di Kendo nelle Marche per lo splendido lavoro di ricerca ed informazione che state facendo e per la possibilità che mi date nel raccontare di questo, lasciatemelo dire,  bellissimo evento.

In realtà ci sarebbe molto da dire, cercherò di essere conciso il più possibile:

Nell’estate del 1997 abbiamo il primo esperimento di stage estivo a Trieste, nato dall’esigenza di praticare anche durante l’estate e dal forte legame nato fra il gruppo di Brescia e quello di Trieste nella persona di Jerry Ferlan  (che per anni sarà l’organizzatore referente di tutti gli stage successivi a Trieste).

All’inizio si mettono assieme una decina di kendoka (prevalentemente bresciani e triestini) per praticare durante una settimana di agosto e contemporaneamente vivere assieme esperienze di mare e discussioni sul kendo, il tutto sotto la mia direzione (all’epoca 5° Dan).

Stage Trieste 1997 – credits: Nami Kendo Dojo Trieste

Già l’anno successivo altri kendoka si aggregano a questa nuova esperienza che viene diretta da Lorenzo Zago (all’epoca 6° Dan).
Nell’agosto del 1999 il seminario estivo compie un salto di qualità. Lorenzo Zago riesce a portare una maestra giapponese, Miss Yuko Takahashi (6° Dan) dell’università di Aichi.

Miss Y.Takahashi – renshi 6° dan  –  credits: Nami Kendo Dojo Trieste

L’estate successiva l’esperienza si ripete con Miss Takahashi (6° Dan), stavolta il seminario si allarga a diverse città italiane ed ad una delegazione di atleti tedeschi dell’università di Mainz sotto la guida di Frank Jaehne (3° Dan), dando al seminario un nuovo aspetto Internazionale.

Ad agosto 2001 ritorna, dopo 10 anni, Shigenori Mizuta Sensei  kyoshi 8° Dan (che era stato ospite dell’AIK nel dicembre 1991) ed il gruppo dell’ Università di Mainz ritorna sempre più numeroso.

Shigenori Mizuta Sensei – kyoshi 8° dan – credits: Nami Kendo Dojo Trieste

Shigenori Mizuta Sensei – kyoshi 8° dan – credits: Nami Kendo Dojo Trieste

Ad agosto 2002 abbiamo con noi nuovamente Mizuta Sensei

Stage Agosto 2002 – credits: Nami Kendo Dojo Trieste

Nell’agosto del 2003, per impegni Mizuta non può intervenire allo stage estivo, e ci introduce un suo amico , Tatsumi Sensei kyoshi 7° Dan.

Jerry Ferlan e Tatsumi sensei – credits: Nami Kendo Dojo Trieste

Nell’agosto del 2004 lo stage fa un notevole salto di qualità con Tani Katsuhiko sensei (all’epoca kyoshi 7° dan, maestro che era già stato in precedenza in Italia su invito dell’AIK – Associazione Italiana Kendo) che viene accompagnato da alcuni istruttori della prefettura di Gunma:

Manabu Obata Sensei Kyoshi 7° Dan

Nobuyoshi Negishi Sensei Renshi 6° Dan

Takeshi Ushioda Sensei Renshi 6° Dan

Quell’anno lo stage ha un notevole riscontro di presenze, quasi 100 iscritti, e lo stage si consolida definitivamente.

Stage Agosto 2004 – credits: Nami Kendo Dojo Trieste

Successivamente gli inviti al Maestro Tani vengo ripetuti, e lui prende a cuore quest’evento tornando ogni estate accompagnato da altri maestri di sua conoscenza

Stage Agosto 2005 – credits: Nami Kendo Dojo Trieste

Nel 2006 il Maestro Tani passa l’esame di 8° dan e torna a Trieste nella sua nuova veste di ottavo dan con la seguente delegazione:

Katsuhiko Tani Sensei Kyoshi 8° Dan

Takashi Aoyagi Sensei 7° Dan

Tomohiro Morita 7° Dan

Mayumi Sorimachi 6° Dan

Aoyagi Sensei, kyoshi 7° dan – credits: Nami Kendo Dojo Trieste

nell’Agosto 2007 con la seguente delegazione:

Katsuhiko Tani Sensei Kyoshi 8° Dan, Yoshio Kobayashi Sensei 7° Dan e Yohichi Kasahara Sensei 7° Dan

Stage Agosto 2007 – credits: Nami Kendo Dojo Trieste

nell’Agosto 2008 :

Katsuhiko Tani Sensei Kyoshi 8° Dan

Yoshio Kobayashi Sensei Kyoshi 7° Dan

Masaki Negjhishi Sensei Kyoshi 7° Dan

Stage Agosto 2008 – credits: Nami Kendo Dojo Trieste

Nell’agosto del 2009 abbiamo il grande cambiamento. La Società Ginnastica Triestina (che fino ad allora ospitava l’evento) deve compiere alcune ristrutturazioni, e Jerry Ferlan, con suo grande rammarico, non può più dare la disponibilità ad organizzare questo bellissimo evento.

Di conseguenza siamo costretti ad annullare lo stage che era comunque stato programmato. Il M° Tani  c’informa che per lui non è un problema e si rende disponibile a tornare l’anno successivo nel caso ci si riesca ad organizzare nuovamente.

Devo ammettere che personalmente pensavo questa fosse la fine naturale di un evento che si era ormai ripetuto per più di 12 anni.

Se non che’, la richiesta assillante e l’entusiasmo da parte di alcuni affezionati di organizzare nuovamente questo evento,  in primis Bernardo Cipollaro dell’Ittoryu Kai di Firenze, mi spronano a ripetere l’esperimento.

Bernardo Cipollaro  trova subito una nuova location montana per questo seminario nell’incantevole paese di Bedollo (TN).

Il notevole riscontro di partecipanti (più di 80 persone nel corso dei 5 giorni, anche provenienti da Germania, Olanda, Inghilterra), ci ha incoraggiato a ripetere questo evento nella stessa location anche per l’estate 2011.

KNM: Non c’è che dire, una storia davvero emozionante!!! Da quel che sappiamo, questo seminario ha visto una sempre  crescente collaborazione tra dojo. Vogliamo citarli?

L.L.: Certamente! Oltre al dojo che curo personalmente, il Sei Chu Do di Brescia ed il già citato Ittoryu Kai di Firenze,  il seminario gode della partecipazione all’organizzazione di club amici ormai affezionati al M° Tani come il Kendo Iaido di BergamoKen-Zan-Dojo di Gallarate, AIK Budokan No Futari di Milano ed il Kensei Dojo di Rho.

KNM: Veniamo ora al nome del seminario. Chi ha scelto il nome e cosa significa esattamente?

L.L.: Come dicevamo nel 2010 Il maestro Tani torna in Italia questa volta accompagnato dal M° Kasahara per dirigere il rinato stage estivo,  per la prima volta a Bedollo (TN). Su nostra richiesta decidiamo di dare un nome a questo seminario, ed il maestro Tani lo battezza:

武徳無境 BU TOKU MU KYO

(BUDO E CULTURA SENZA CONFINI)

Il senso preciso che il M° Tani vuole rimarcare  è che nel corso degli anni questo seminario ha visto persone di diverse nazionalità, estrazione sociale ed età, riunirsi in 5 giorni a praticare e studiare Kendô tutti assieme.

credits: L.Lancini

KNM: Chi accompagnerà quest’anno il M°Tani?

L.L.: Quest’anno il M°Tani tornerà accompagnato da due giovani 7° Dan: Negishi e Ushioda. Già venuti nel 2004 e 2005 e che molti kendoka italiani saranno felicissimi di rincontrare.

KNM: Prima di salutarci, hai qualche aneddoto da raccontarci riguardo il M°Tani?

L.L.:  Certamente. Se non erro, la prima volta che conobbi il M° Tani fu nel Novembre del 1995. Al tempo lui era un giovane 7° dan, invitato per lo stage invernale a Manerbio (BS) dell’allora Associazione Italiana Kendo.

Subito fui impressionato dalla qualità del suo keiko, uno stile di kendo potente, dinamico e senza sbavature.

Solo qualche anno dopo seppi dal M° Jikihara (suo compagno d’università presso la Tokyo Dai-gakku, oggi Tsukuba) che il soprannome affibbiatogli al tempo dell’università era giustappunto: 

“Robocop Tani”.

Lo conosco ormai da molti anni, la sua naturale simpatia, semplicità e disponibilità, ne fanno un maestro adatto al Kendô italiano.

Mi pregio della sua amicizia e ormai lo considero un fratello maggiore nel Kendo, che di anno in anno mi consiglia, mi corregge ed indirizza nella mia ricerca del Kendô.

Ritengo che per i kenshi italiani sia una grande opportunità e privilegio  poter accedere all’insegnamento diretto di un maestro che è attualmente considerato uno dei migliori esempi fra i giovani 8° dan giapponesi.

credits: L.Lancini

KNM: Bene, crediamo che ci siano tutti gli elementi per un ottimo seminario all’insegna della pratica, l’amicizia e la serenità. Proviamo a fare un ultimissimo appello agli indecisi 😀

Quali sono secondo te i principali punti di forza di questo stage?

L.L.: Per chi non avesse avuto l’opportunità di assistere al bel risultato della scorsa edizione, posso affermare che i punti di forza di questo stage siano:

  • Palestra con fondo adatto al kendo
  • Possibilità di pernottare gratuitamente con sacco a pelo
  • Clima fresco adatto ad un seminario estivo
  • Location adatta anche per vacanze con la famiglia

Di conseguenza la possibilità di pratica Kendo per 5 giorni con Maestri di alto livello a costi contenuti, e per chi ne ha voglia, coniugare kendo e vacanza con la famiglia, il tutto condito da un’atmosfera di amicizia e naturale empatia che si crea fra i praticanti, a mio avviso rendono questo stage unico in Italia.


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Chiba Sensei back to Italy – Intervista con Accademia Romana Kendo

In una situazione difficile come quella giapponese non si poteva dare per scontata la presenza del M° Chiba Masashi al Seminario di metà giugno a Roma.

La prima notizia è quindi che nonostante le difficoltà, Chiba Sensei tornerà comunque in Italia!

Credits - A.R.K.

Il rapporto che ci lega ai ragazzi dell’A.R.K.  di Roma (che ci hanno fatto visita anche nell’ultima edizione del Trofeo dell’Adriatico) assieme alla voglia di far trovare a Chiba Sensei quanti più partecipanti possibili, ci ha spinto a realizzare un’intervista con Maurizio Ricci, che assieme agli altri  istruttori Enrico Banchetti, Carlo Baldassarri e Mauro Battaglioni, curano la pratica e lo sviluppo del kendo nel loro Dojo.

Il Maestro Chiba Masashi può vantare un curriculum impressionante la cui storia è ben raccontata già nella pagina del sito dell’Accademia Romana Kendo.

Pensate ad esempio che avrete l’occasione di vedere uno dei componenti della squadra giapponese ai primi mondiali del 1970!!

Veniamo alle domande…

KNM: Come avete conosciuto il M°Chiba, raccontateci la storia del vostro incontro.

ARK: Tutto inizia cinque anni fa, avevo da poco ricominciato a fare kendo e mi ero messo in testa di studiare la guardia jōdan. Purtroppo ho una spalla sinistra operata a seguito di una “slap lesion” causata da precedente attività sportiva, e ritenevo lo studio di questo particolare kamae non solamente utile per il progresso del mio kendō, quanto piuttosto una sfida contro la malasorte, per dimostrare a me stesso che ero più forte degli infortuni che mi avevano funestato recentemente. Così, grazie alla cortesia e ai buoni servigi di una mia amica giapponese addentro alle istituzioni locali, sono entrato in contatto con il M° Chiba che mi invitò ad andarmi ad allenare presso di lui e a insegnarmi i rudimenti del jōdan no kamae. Era il settembre 2007. Feci al volo il biglietto per il primo aereo disponibile e mi catapultai a Tōkyō, esattamente all’Università di Hitotsubashi, dove il M° Chiba insegna attualmente. Inutile dire che da subito il M° Chiba, se pure da un lato prodigo di spiegazioni e di consigli, non ha mai smesso di scoraggiare il mio entusiasmo per il jōdan no kamae, esortandomi piuttosto a continuare nel chūdan no kamae – e realizzando l’estrema bruttezza del mio jōdan, non mi sento di dargli torto…, ma è anche vero che questo è l’atteggiamento che ci si aspetta da un Maestro del genere; e che sarebbe onestamente troppo pretendere che l’autorità massima riconosciuta in questo particolare kamae non abbia di meglio da fare che aspettare l’ultimo disperato gaijin per insegnargli con dovizia di particolari e incoraggiamento qualcosa che lui ha imparato a padroneggiare in oltre cinquanta anni di pratica. Qualcosa che può invece essere concesso a piccole preziose stille, da cogliere con attenzione, solamente a quanti realmente meritevoli. Da qui nasce l’amicizia col Maestro, amicizia che si consolida a seguito di altri miei viaggi in terra nipponica e che sfocia poi nell’idea di invitarlo in Italia a tenere un seminario.

KNM: Possiamo ormai considerare il seminario di metà Giugno come un appuntamento da non perdere costruito a piccoli passi. Giusto?

ARK: Il M° Chiba non è un gran giramondo, non sono molti infatti i seminari all’estero a cui ha partecipato, ci riteniamo quindi fortunati di poterlo avere con regolarità in Italia ogni anno. Cosa di cui gli siamo grati. La prima edizione del seminario ha avuto luogo a Petritoli (Ascoli Piceno) nel febbraio 2009 – e fu una prova generale dai cui errori organizzativi molto si è imparato – alla fine del quale abbiamo convinto il Maestro ad aiutarci a migliorare il nostro disastroso kendō. Questi si è infatti gentilmente offerto di fare da Shihan per la nostra Accademia, che proprio in quei giorni stava nascendo, nonché di rinnovare con cadenza annuale la sua presenza in Italia per aiutare la crescita del kendō italiano. La seconda edizione del seminario ha avuto luogo a Roma nel giugno 2010, e ha visto una buona partecipazione da praticanti di tutta Italia e una logistica finalmente adeguata all’importanza dell’evento. La terza edizione del seminario, questa all’oggetto, avrà luogo sempre a Roma l’11 e 12 giugno prossimi.

Credits - British Kendo Association

KNM: Ci potete dare qualche piccola anticipazione su cosa ci riserverà questa 3° edizione del seminario?

ARK: L’evento si dipanerà sulle giornate di sabato 11 e domenica 12 giugno, consterà di otto ore giornaliere così ripartite: 09:00-09:30 iscrizione; 9:30-13:30 prima parte del seminario; 13:30-14:30 pausa pranzo; 14:30-18:30 seconda parte del seminario. Così entrambi i giorni. Riguardo più specificatamente i contenuti del seminario, si partirà da uno studio dei fondamentali per poi passare ai waza e allo studio dello shiai. D’altronde il M° Chiba è stato un grande agonista e, fatta salva la giusta attenzione per la pulizia e la forma, non mancherà di certo di infondere queste sue conoscenze ed esperienza nell’insegnamento dei due giorni. Si era anche pensato di dedicare una giornata esclusivamente allo studio del jōdan no kamae, ma si è poi ritenuto meglio sopprassedere sulla cosa almeno per quest’anno. L’anno prossimo vedremo.

KNM: Quale struttura avete scelto come location dell’evento?

ARK: Trattasi del “Salaria Sport Village” (www.salariasportvillage.it), un enorme centro sportivo che si estende su una superficie di 75.000 mq lungo la via Salaria, a qualche minuto dal centro di Roma. Un vero e proprio villaggio dello sport completo di tutto, anche di bar e ristorante, dove avranno luogo le cene conviviali per quanti vorranno partecipare.

KNM: “voci di corridoio”  dicono già che l’affluenza sarà notevole e quindi sarà anche occasione per conoscere nuovi praticanti co i quali confrontarsi. Questo significa che saranno necessari degli assistenti/traduttori. Avete pensato anche a questo?

ARK: Il seminario è diretto dal M° Chiba con l’assistenza logistica dell’Accademia Romana Kendō. A ciò dobbiamo aggiungere la presenza del prezioso M° Leonardo Brivio, in veste di traduttore, nonché della partecipazione di diversi altri nomi noti del kendō italiano come il M° Livio Lancini da Brescia, il M° Stefano Betti da Bologna, il M° Christian Filippi da Verona e altri.

KNM: Spesso ci domandiamo come Maestri siano al di fuori del dojo. In che modo il Kendo viene portato nei rapporti umani extra dojo da Chiba Masashi?

ARK: Il M° Chiba, a dispetto del ruolo di comando che ha avuto negli anni all’interno del Keishichō di Tōkyō e che ancora ha oggigiorno all’interno del Zen Nippon Kendō Renmei, è una persona di estrema affabilità e gentilezza, nonché capace di grande allegria. E questo secondo me è un grande insegnamento che ci viene da una persona che ha dedicato tutta la propria esistenza allo studio del kendō e che ci fa capire ancora una volta di più quanto, non di rado nella disciplina del kendō che come tale va ben oltre l’aspetto meramente agonistico dello sport e ben oltre la fossilizzazione museale di alcune arti marziali tradizionali, la grandezza agonistica e umana vadano sovente di pari passo.

Questo è quanto, grazie agli amici di Kendo nelle Marche per la bella idea di questa intervista e un saluto a tutti i praticanti che leggeranno questo scritto.

Credits - A.R.K.

Speriamo d’aver stimolato la curiosità di coloro che erano ancora indecisi nel partecipare a questo bellissimo evento.

Qui trovate tutti i dettagli relativi al seminario.

Buona pratica e grazie all’A.R.K. per averci concesso quest’intervista!


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Intervista a Walter Pomero

Ogni promessa è un debito e noi siamo qui per saldarlo 🙂

Dopo le interviste ad Angela Papaccio e Fabrizio Mandia, è la volta che del M°Walter Pomero 7°dan Renshi di Kendo e 5° dan di iaido nonchè attuale Direttore Tecnico della Nazionale, che ha gentilmente accettato il nostro invito e per il quale lo ringraziamo di cuore.

Non perdiamo tempo allora! 😉

Partiamo direttamente dagli esordi. Uno degli aspetti che più ci incuriosce nell’intervistare kendoka esperti come lei, è quello di sapere come si sono avvicinati al Kendo. Nonostante lei sia ancora giovane immaginiamo che quando ha intrapreso questa Via non c’era una diffusione così “ampia”.

Può svelarci come e quando ha conosciuto il Kendo?

In effetti nel 1985 quando ho iniziato, la diffusione del Kendo non era ancora così ampia come lo è oggi. Praticando Karate ho iniziato a frequentare una palestra ed un mese dopo l’inizio di questa altra arte marziale ci è stato proposto il Kendo grazie al M. Mauro Navilli uno dei pionieri di questa disciplina. Andando avanti nella pratica di queste due attività mi sono trovato un giorno davanti ad una scelta tra le stesse e chiaramente scelsi il Kendo che consideravo più completo per la formazione della mia persona e quindi più adatto per me.

La prima volta che l’ho vista dal vivo era in occasione dei CCII Kyu a Monza dello scorso anno durante la dimostrazione con bellissimi bimbi. Le confesso che è stato davvero emozionante. E’ stato suggestivo vedere i più esperti che si prestavano a fare da motodachi a bambini delle elementari o poco più. Uno spettacolo davvero unico! Le vorrei sottoporre una domanda riguardo l’aspetto ludico del Kendo per bambini. Qual’è la strada per coinvolgere giovani praticanti e rendere “meno pesante” la pratica quotidiana? Ed inoltre, come vede lo sviluppo fisico di un bimbo attraverso la pratica del kendo?

Il Kendo per i bambini deve essere un gioco, bisogna trovare il modo di farli divertire ma sempre all’interno del lavoro standard per far sì che nel futuro possano meglio comprendere alcune cose quando praticheranno il Kendo vero e proprio. Quindi il gioco deve sempre essere un’alternanza  ad esercizi di base per evitare che gli stessi possano pensare praticando con gli adulti di fare qualcosa di diverso. Per quel che riguarda lo sviluppo fisico di un bambino attraverso la pratica del Kendo, direi che ogni attività fisica è utile al nostro e quindi anche al loro corpo, se praticata bene e con regolarità.

Tralasciando l’espressione dello spirito con il kiai, che è già di per sé un bell’ostacolo per chi non conosce il messaggio che il Kendo vuole dare, non crede che la postura e l’asimmetria del corpo nel praticare questa bellissima arte possa in qualche modo essere un deterrente per tutti quei genitori che devono aiutare (e non imporre) a scegliere uno sport per i propri figli?

I genitori di norma sono portati a far fare ai figli qualcosa che loro stessi conoscono o hanno provato in qualche modo o ancora stanno facendo. Mi riaggancio alla risposta di prima, se per i bambini il Kendo è un gioco ed attraverso il gioco si lavora sulla postura del corpo allora il genitore vedendo il figlio divertirsi non penso avrà nulla da obiettare se si lavora in questo senso. L’insegnante fa la differenza nel trasmettere il tutto ai bambini ed ai genitori.

Praticando ed osservando grandi Maestri di Kendo ho sempre pensato che la parte agonistica, accanto a quella di keiko e kata, fosse fondamentale per coltivare un certo tipo d’atteggiamento e di spirito.
Tempo fa avevamo trattato con animo critico, ma soprattutto curioso questo tema; desideravamo capire come mai in shiai, il Kendo che con tanto sforzo studiamo assieme a voi istruttori, andasse a volte in secondo piano per lasciar spazio a tecniche “poco ortodosse”.
Vorremmo una sua opinione sull’argomento. Il suo stesso “curriculum” recita un palmares davvero consistente coronato dal suo attuale ruolo di direttore tecnico della nazionale italiana. Secondo lei come vanno intrepretate le gare?

Nel momento in cui si parla di competizione le opinioni al riguardo sono varie. La mia è che innanzitutto per una gara bisogna che esista un avversario, che esista fisicamente e che sia reale, non immaginario. Il Kendo ha la fortuna e la difficoltà quindi, di essere praticato sempre con almeno un’altra persona. Interagire con gli altri è sempre difficile, già lo è a parole e quindi figuriamoci quando siamo di fronte a qualcuno con cui siamo obbligati ad avere uno scambio, bardati di Armatura e brandendo uno Shinai. Nessuno penso riesca a fare al 100% in uno Shiai quello che è capace di fare nel Kihon proprio per questo motivo. Più facile sarebbe una Competizione di Kata dove ci si troverebbe di fronte unicamente a se stessi, non dico sia facile fare ciò ma sicuramente nel Kendo oltre a trovarsi di fronte al proprio io ci si trova di fronte ad un avversario reale che non fa quello che vuoi tu, che potrebbe sì muoversi in un certo modo ma potrebbe farlo anche in un altro…

Una delle caratteristiche più evidenti del suo stile nel praticare il Kendo è la guardia jodan. Abbiamo avuto modo di conoscere il M°Chiba che a detta di molti è uno dei più grandi in circolazione. Leggendo l’intervista riportata su A.R.K. il Maestro diceva che era stato spinto ad adottare questo tipo di guardia. E’ stato lo stesso anche per lei? Quando ha capito che era il modo a lei più congeniale per esprimersi nel Kendo?

Dopo cinque anni che praticavo Kendo ero arrivato ad uno stallo, non ero più sicuro di avere la voglia di continuare, non mi ricordo neppure bene il motivo di questo stato ma era così. Mi sono ricordato allora di alcuni Seminari dove avevo visto un paio di Maestri praticare con questa guardia e quindi ho deciso di provare, la cosa mi ha entusiasmato e quindi ho continuato la pratica del Kendo sviluppando la conoscenza di questo tipo di Guardia. Tutto qui, ho capito che per me era più congeniale perché mi ha fatto continuare.

Inoltre, molti reputano questo kamae una sorta di mancanza di rispetto per il compagno di pratica. Cosa ne pensa? Ipotizza uno studio di questa guardia sin dai primi passi oppure suggerisce di adottarla solo ad uno stadio avanzato?

D’accordissimo. Chi lavora con questa guardia normalmente si considera superiore alla persona che è di fronte e questa in effetti è una mancanza di rispetto anche se è l’unico modo di porsi a mio parere per fare Kendo in Jodan, guardia unicamente di attacco e mai di difesa, l’aspetto psicologico è importantissimo. Per lo studio di questa guardia bisogna almeno aver fatto, fatto bene, 3 o 4 anni Kendo dopo aver impostato il lavoro di base, il movimento del corpo deve essere quasi perfetto altrimenti lavorando principalmente con un braccio solo, ad esempio si è soggetti ad epicondiliti nel migliore dei casi ed anche le ginocchia, cambiando l’impatto con il terreno vengono maggiormente sollecitate.

Cerchiamo ora di scorrere velocemente la sua la sua vita da kendoka. Spesso sentiamo dire da Maestri che col passare della pratica si aprono “nuove finestre” e sicuramente il punto di vista rispetto al Kendo cambia inevitabilmente. Come ed in cosa ha visto mutare il suo approccio al Kendo e che cosa le stando ora a differenza del passato?

Sotto questo aspetto non posso dirvi un granché, faccio Kendo e lo intendo e mi muovo come e quando ho iniziato, forse questo è proprio il mio limite. Non cerco nulla di più che essere felice mentre pratico, questo succede e quindi sono soddisfatto. Sono come un bambino che ha chiaramente tutti i suoi limiti ma che quando ha il suo giocattolo preferito è sempre contento.

Credits | Luca Navaglia

Da circa 2 anni lei ricopre il ruolo di Direttore Tecnico della Nazionale, e crediamo che a fronte dei risultati ottenuti si sarà tolto sicuramente moltissime soddisfazioni.
Le competizioni sono sicuramente una, se non la più importante, occasione per mostrare il livello del Kendo italiano, quindi c’è da pensare che le scelte che fa sulle convocazioni hanno una valenza non solo strettamente agonistica. Giusto?
Quali sono quindi i parametri che un Direttore Tecnico di una nazionale come Lei prende in considerazione per definire se un atleta può essere pronto ad’indossare lo Zekken “ITALY”?

Le competizioni sono sicuramente uno dei modi migliori per farci meglio conoscere all’esterno dell’Italia ma anche la presentazione di una Federazione solida come è la C.I.K. aiuta non poco, anzi penso che più solida sia la posizione federale del paese dove si pratica, più solida è la posizione e soprattutto più tranquilla è la posizione della Nazionale. Per essere selezionati non basta essere dei bravi atleti, sicuramente questo è il parametro iniziale ma poi ne subentrano degli altri. Quali sono gli altri? Questa è una risposta che tutti quanti noi conosciamo o che dovremmo conoscere. Non dico che molto c’è scritto sui principi fondamentali del Kendo, ma sicuramente un buon agonista deve riconoscere che se è arrivato a certi risultati è anche merito delle altre persone che con lui hanno praticato negli anni tanto per iniziare…


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Intervista a Fabrizio Mandia

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Non mi dilungherò nel presentare Fabrizio Mandia perchè non credo che ci sia un solo kendoka che non lo conosca. Per tutti coloro che non si sono ancora avvicinati al kendo, con la speranza che leggendo questa intervista lo facciano presto, posso dire che si tratta dell’emblema del kendo agonistico italiano, Campione Europeo 2004, pluri Campione Italiano (ultimo Campionato Italiano vinto nel 2009), punta di diamante della nostra Nazionale ai recenti Campionati del Mondo in Brasile occasione in cui gli è stato conferito il premio  Fighting Spirit. Insomma…è l’uomo da battere, il punto di riferimento per tutti coloro che praticano kendo a livello agonistico.

ok partiamo:

Il Kendo l’ho scoperto per puro caso, mio fratello aveva cominciato con l’Aikido e io a ruota dietro di lui. In Palestra terminata la lezione di aikido mi fermavo spesso a guardare affascinato la lezione successiva che era quella del kendo, e cosi decisi di provare…avevo 14 anni ora ne ho 27. All’inizio ero completamente NEGATO: disarmonico, scordinato, svogliato, ecc.ecc. ma poi con il tempo mi sono appassionato tantissimo ed oggi posso affermare con certezza che il kendo fa parte del mio essere.  Credo che in Italia come in Europa non ci siano  veri MAESTRI ma solo dei buoni istruttori .Il Maestro  deve avere carisma. Egli non e’ solo una guida di kendo ma anche un punto  di riferimento nella vita  e nel sociale: insomma un “Maestro di vita” . Premesso  ciò, ci sono,  fortunatamente,  pochissimi elementi che pensano di essere MAESTRI  ed  altri che con la loro umilta’ elevano il loro valore  di uomo  e  di Kendoka. Il mio Istruttore Ferdinando Magarotto mi ha dato molto, mi ha fatto capire da bambino cosa significhi il sacrificio, la derminazione, la malizia, la voglia di vincere, ma devo dire grazie anche ad altre due persone che hanno contribuito alla mia crescita agonistica tipo LIVIO LANCINI – WALTER POMERO.

Fabrizio mandiacampione d'europa

Campione d’Europa

 
Sei indubbiamente la punta di diamante dell’Italia per quanto riguarda il kendo di livello agonistico. In quanto tale rappresenti un punto di riferimento per i giovani che vedono in te un esempio da emulare e, se possibile da superare. Cosa consiglieresti ad un giovane kendoka che volesse intraprendere questa strada?

Rileggendo questa domanda mi viene in mente quando avevo appena iniziato a praticare Kendo e vedevo i big di questa disciplina: Pasquale Scarcella, Petri Matteo, Walter Pomero, Riccardo Costa ,  veramente irraggiungibili. Quando partecipavo alle  prime gare ed uscivano le pool per le individuali ed a squadre incrociavo sempre le dita per non incontrarli. Ben presto ho però capito che l’importante era comunque battersi fino in fondo sempre, cercando di dare il meglio di sé stessi. Nel kendo la fortuna, l’esperienza e il talento giocano un ruolo fondamentale , l’importante è affrontare sempre tutti  gli incontri con  lo spirito  giusto, lo spirito dell’atleta e dello sportivo…lo stesso spirito con il quale ho affrontato ai Campionati del Mondo di Kendo a S. Paolo UCHIMURA neo campione del Giappone ed  ho vinto. Quindi mi sento di consigliare ai ragazzi che vogliono riuscire a emergere nel kendo agonistico, di non risparmiarsi mai e dare sempre  il meglio di sé stessi e negli allenamenti e nelle competizioni.

Dicci la cosa che ricordi con più piacere del mondiale appena disputato.

Sicuramente un ricordo indelebile e memorabile sara’ sempre quello di aver battuto un professionista giapponese, nonche’ campione del Giappone in carica, nella competizione a squadre, non lo dimentichero’ mai! e poi l’affiatamento del Team Nazionale, semplicemente spettacolare :  tutti in linea, nessun scostamento, tutti pronti e determinati ma sopratutto tantissimo amici!

Cosa hai pensato quando ai recenti Mondiali di Kendo in Brasile hai vinto il tuo shiai contro la squadra giapponese?

La mia prima parola pronunciata a Walter Pomero in qualita’ di tecnico appena uscito dall’area di gara è stata ” MA…ALLORA E’ POSSIBILE!!!..MA ALLORA E’ POSSIBILE!!!” lo avrò ripetuto circa una decina di volte mentre mi toglievo il men…poi a caldo  ho pensato e riflettuto sul mio combattimento e  sono stato fiero e orgoglioso di essere  riuscito in questa impresa. Credo  di essere stato il primo europeo ,  nella Storia di un Campionato del  Mondo di Kendo, a vincere  un uncontro con un Giapponese Professionista.

C’è un grande divario, secondo te, tra il kendo giapponese e quello delle altre nazioni?

Assolutamente no, è vero che ci sono Nazionali che stanno ancora lavorando sul prorpio livello tecnico e di Kendo in  generale ma  ,visto il mio risultato agli ultimi mondiali, un grande divario direi prorpio di no.

L’Accademia Kodokan di Alessandria ha sfornato e sta sfornando un elevato numero di campioni (basti pensare al numero di atleti Kodokan presenti in Nazionale). Come si cresce un gruppo così? C’è uno studio particolare dello shiai? Una propensione maggiore all’aspetto agonistico del kendo?

La fortuna principale che abbiamo al Kodokan è sicuramente quella che oltre che atleti, siamo una squadra, un gruppo consolidato di amici anche fuori dalla palestra, siamo persone reduci da trasferte in Giappone e Corea. Tutto questo ci ha permesso di crescere insieme sia nel kendo che nel sociale.

Il fare  gruppo e partire quasi tutti i week end per  partecipare a gare in Francia, Germania, Svizzera, Inghilterra, ecc ecc non ha fatto altro che fortificare il Team, ormai consolidato, del Kodokan, che ha  così  raggiunto risultati importanti sia a livello Nazionale che Internazionale. Un’altro punto inportantissimo del Kodokan riguarda l’eta’ media dei principianti che si aggira intorno ai 20 anni, quindi gli allenamenti sono molto intensi, con un ritmo di esecuzione molto pesante  sempre mirati quindi alla preparazione di competizioni varie o di esami per il passaggio di grado.  Solo i risultati possono affermare se questa sia la strada giusta e finora non sono macati quindi perseveriamo su questa linea.

Veniamo alle cose più tecniche. Svelaci l’allenamento che trasforma in campioni. Qual è la tecnica o il tuo colpo preferito?

…..è un po’ come chiedere  la ricetta segreta a Vissani…le porte di Kodokan sono aperte con piacere a tutti !! quindi venite di persona a vedere, basta armarsi di determinazione e un po’ di fiato giusto quello che serve per arrivare a fine lezione. colpo preferito !?…Kote-Men

Alcune testimonianze di Maestri giapponesi ci raccontano di allenamenti estenuanti e di pressioni altrettanto forti derivanti dalle grandi aspettative di vittoria. Il fatto di dover essere comunque sempre all’altezza delle aspettative ti crea pressioni particolari o nel tempo hai imparato a gestire queste situazioni?

Bella domanda…mi viene in mente l’anno dopo che vinsi il titolo Europeo nel 2004…ai Campionati Europei. Percepivo una pressione incredibile su di me…quasi dovessi dimostrare qualcosa a qualcuno e che tutti al di fuori erano pronti a giudicarmi a ogni mio minimo errore o colpo vincente, lo stesso accadeva l’anno dopo aver vinto un titolo italiano. Credo che tutto questo sia normalissimo. Sono io il primo che osserva in competizione coloro che sono forti, coloro che spiccano nel combattimento perchè anche cosi si impara a fare kendo. Ora le cose sono leggermente cambiate nel senso che a questo tipo di pressioni e stress reagisco in maniera molto piu’ naturale e quando entro in gioco penso solo ed eslusivamente a dare il meglio di me ed a divertirmi nel pieno rispetto delle regole e del mio avversario.

Abbiamo parlato molto di shiai, cambiando discorso ti chiederei che importanza ha , per te, la pratica dei kata e quanto tempo e attenzione dedichi al loro studio?

I Kata sono sempre stati il mio spauracchio..in tempo passato, rispolverati prima di un esame e poi riposti in ripostiglio fino all’esame successivo.  Oggi li ho rivalutati molto, perche’ credo siano una parte importante del Kendo che permette di interpretare al meglio questa disciplina .

(ndr)… Invito tutti quelli che abbiano curiosità di vario genere o vogliano fare ulteriori domande di utilizzare i “commenti” come strumento attivo. Sarebbe bello poter continuare la discussione tra noi Fabrizio e tutti coloro che volessero entrare nel gioco.