Kendo nelle Marche


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Kenzan Summer Camp 2016

Kendo ed estate di solito non sono un binomio molto apprezzato, anzi, la maggior parte dei dojo (italiani) sospende la propria attività di pratica nei mesi estivi per poi riprenderla alle porte dell’autunno.
Comincia quindi il periodo dei seminari estivi, o gasshuku, fatti apposta per coloro i quali non già sazi della stagione appena conclusa, vogliono praticare anche sotto il sol leone dell’estate italiana: Kendo nelle Marche ha parlato più volte del Bu-To-Ku-Mu-Kyo che si tiene ormai da diversi anni a Bedollo di Pinè (TN), mentre quello di cui mi accingo a parlarvi è un appuntamento relativamente recente, siamo alla seconda edizione, si tratta del Kenzan Summer Camp.

Convinto dai pareri positivi dei praticanti della prima edizione ho deciso di parteciparvi anch’io nei suoi 5 giorni di estensione.

La particolarità di questo seminario è che offre la possibilità di seguire gli allenamenti di tre delle quattro discipline della nostra federazione: Kendo (due allenamenti al giorno), Iaido (due allenamenti al giorno), Jodo (un allenamento al giorno).

Viene così data la possibilità di praticarne più di una, non essendoci sovrapposizioni di orari. Personalmente ho seguito Kendo e Jodo, ma ho visto tante altre persone che hanno scelto le altre combinazioni disponibili. Gli orari erano disposti in modo da permettere di giostrarsi fra palestra-albergo e spiaggia senza troppe difficoltà. La diffusa ricettività alberghiera di una città di mare ha permesso alla maggior parte dei partecipanti di trovare alloggio vicino alla palestra (e così anche alla spiaggia).

Gli allenamenti di kendo sono stati condotti dai maestri Asami e Ishi, entrambi ottavi dan coadiuvati da un terzo insegnante giapponese Yuga (quinto dan). La pratica è stata impostata in modo da lasciare nella seconda parte di ogni lezione ampio spazio al Jigeiko e al mawari geiko, mentre nella prima si alternavano esercizi di kihon, suburi e kata. La quantità di tempo a disposizione ha permesso infatti di dedicare l’ultima giornata di sabato allo shiai e alle prove d’esame. In entrambi i casi gli insegnanti hanno attivamente consigliato i vari kenshi illustrando loro difetti e pregi della pratica che avevano appena visto, donando quindi a ciascuno vari punti di miglioramento da poter approfondire nella stagione che verrà. Il mio giudizio su questa impostazione è stato più che positivo, infatti è stato molto bello avere la possibilità di ricevere in più punti del seminario numerosi feedback da parte dei maestri in modo da poter provare nell’arco dei 5 giorni a migliorare i propri difetti più evidenti.

Capitolo Jodo: diversamente da Iaido e Kendo, gli allenamenti hanno avuto cadenza di un solo appuntamento giornaliero, il che mi ha permesso di aggiungerla senza troppa difficoltà alla mia schedule.

È stato bello mettersi in gioco in qualcosa mai fatto prima ed è stata una scoperta più che piacevole. Il cambio di prospettiva (bastone contro spada) mi ha fatto “rompere” quelli che erano i miei schemi base di movimento e uso dell’arma, dopo ormai otto anni di Kendo infatti è stato stimolante mettere alla prova la capacità di adattamento in qualcosa da un lato vicino e dall’altro lontanissimo da quello che è l’uso di shinai e bogu.

Secondariamente è stato molto formativo rimettersi nei panni di un principiante assoluto: insegnando ci dimentichiamo fin troppo velocemente come sono stati i nostri primi mesi da praticante, le difficoltà affrontate, le cose e gli esempi di cui sentivamo necessità di avere e chiedere per poter progredire più velocemente. Tornare al punto di partenza mi ha dato molti spunti che cercherò di mettere in pratica con i nuovi principianti che arriveranno al dojo nella prossima stagione.

Francesco Paterlini

Parma Kendo Kai


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Ishii Sensei a Rho

credits - Kendo Rho

credits – Kendo Rho

Il signor Ishii Katsuyoshi (Kendo 8°dan kyoshi, Jukendo 8°dan kyoshi, Tankendo 8°dan hanshi) è un uomo sulla sessantina, ben piazzato, con un viso gioviale e dalla forte stretta di mano, nonché solido e forte kendoka.

Visto il suo curriculum di grande rilievo (trovate un breve biografia sulle pagine del Kenzan Gallarate e per un po’ qui o qui) mi sembrava un’occasione da non perdere e così, la mattina di domenica, ho caricato bogu e shinai in macchina alla volta di Rho.

In aggiunta il seminario era incentrato sugli esami dal terzo dan in su (n.d.a. fra circa 7 mesi sarò ancora una volta sotto esame), motivo in più per accumulare ore con la mente ben concentrata su questo tema.

Lo dico subito, a me il seminario ha colpito positivamente: tanto uchikomi, tanto mawarigaeko e soprattutto pochi, ma essenziali, punti su cui lavorare.

Il pregio delle tre ore è stato quello di ridurre all’essenziale le parole semeru e ma-ai e dare degli strumenti da utilizzare ai praticanti per poterle studiare nel proprio dojo in modo da masticarle e digerirle con la dovuta calma.

Pressione – Quando vuoi attaccare non gettarti sulla guardia del tuo compagno di pratica come se fosse un manichino immobile, prima vinci (il kamae e il centro) mantenendo “pienezza” e “compostezza” di spirito poi colpisci.

In questo vediamo anche l’altro concetto che sempre si accompagna a semeru: tame.

Distanza – Ricorda che i tuoi (poveri) piedi, non sono solo carne da macellare sui parquet delle palestre, ma devono portare il tuo corpo alla corretta distanza per raggiungere l’obiettivo, possibilmente senza che il tuo opponente se ne accorga, in modo che quando si muoverà (o rimarrà immobile) tu sia sempre nel punto giusto al momento giusto.

In tutto sono stati proposti pochi esercizi, ma con numerose ripetizioni, in modo da sedimentare al meglio i concetti che il maestro voleva trasmetterci nel breve tempo a nostra disposizione.

Riassumendo: un seminario concreto ed essenziale nell’affrontare tematiche complesse, se avete l’occasione di partecipare ad uno dei prossimi allenamenti in programma del sensei Katsuyoshi, fatelo, saranno ore ben spese.

Francesco Paterlini

Parma Kendo Kai

parmakendokai.wordpress.com


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“Non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso”

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Sono appena ripresi gli allenamenti del dojo Parma Kendo Kai, presso la palestra Squashinn di via Rapallo n.7.

Ci trovate tutti i martedì e giovedì dalle 21:00 – 22:30.

Per qualsiasi informazione potete scrivere all’indirizzo mail  parmakendokai@libero.it, telefonare al 3491595885, oppure ancora venire a trovarci in palestra.


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Uno zaino per il Kendo

Il Problema:

Avendo ordinato una nuova armatura per me, ho deciso di mettere a disposizione quella vecchia per l’associazione.

Sfortunatamente non avevo anche porta il porta bogu annesso da prestare e il principiante a cui sarebbe toccata ha la necessità di venire ad allenamento in motorino, quindi un classico borsone da viaggio sarebbe stato scomodo o di difficile collocazione sopra il due ruote.

L’opzione di fargli prendere uno zaino di quelli fatti apposta non mi pareva praticabile per la spesa da affrontare (il principiante in questione ha 17 anni) e ho preso l’occasione per fare un po’ di progetti su cosa usare in alternativa che fosse, compatto, con gli spallacci e già presente nell’armadio o in casa del ragazzo.

E la risposta si è subito presentata quando ho dato una occhiata nel mio armadio è ho rinvenuto il mio vecchio zaino Invicta.

Dopo un po’ di tentativi su come sistemare tare e do ho inserito, men, kote, hakama, gi, un sacchetto con accappatoio (in microfibra), cambio di biancheria e ciabatte…. e ci stava tutto, abbastanza, comodamente.

Il Procedimento.

Ho fatto un po’ di foto per illustrare i vari passaggi:

Passaggio 1 Zaino, Hakama, Gi, sacchetto per la pulizia del corpo, tare, do men e kote.

Passaggio 1
Zaino, Hakama, Gi, sacchetto per la pulizia del corpo, tare, do men e kote.

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Passaggio 2 Metto il men in posizione laterale con la parte superiore a contatto con il fondo dello zaino

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Passaggio 3 Si inserisce l’hakama piegata in modo da occupare solo lo spazio sopra il men

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Passaggio 4 Si inserisce anche il gi, anch’esso piegato in modo da occupare il minor spazio possibile.

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Passaggio 5 Si chiude il primo scompartimento

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Passaggio 6 Si inserisce il sacchetto con accappatoio, sapone, ciabatte e cambio all’interno del secondo scompartimento

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Passaggio 7 Si inseriscono anche i kote.

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Passaggio 8 si fanno passare ai lati del mune in corrispondenza dell’apertura fra i kodare e gli odare le cinture per chiudere lo zaino.

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Passaggio 9 Stessa cosa dall’altra parte

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Passaggio 10 Lavoro finito!

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Spero che questo esercizio di packaging vi possa essere utile in futuro 🙂

Francesco Paterlini

Parma Kendo Kai


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“Sandojokeiko” ed il Kendo di prossimità

“Si fa di necessità, virtù”

 

San (tre), dojo (dojo), keiko (allenamento), è il ritrovo mensile delle società Sho Ryu Kan Piacenza, Cremona Kendo e Parma Kendo Kai.

In principio fu Bedollo 2012 dove con Elisabetta e Lorenzo ci conoscemmo meglio e parlammo dei nostri progetti per il kendo nelle rispettive città.

Parma e Piacenza erano appena nate con in dote già 6/7 principianti ciascuna, mentre Cremona aveva alle spalle anni di presenza sul territorio, ma in quel momento un numero esiguo di praticanti. Da noi tre responsabili, la necessità di dare ai nostri iscritti un momento di pratica comune, era vista come prioritaria, non era infatti possibile mettersi da subito a portare i propri ragazzi a stage ed eventi nazionali quando ancora non avevano messo il bogu e nemmeno programmare regolari visite ad altre palestre più lontane. Volevamo creare un’occasione di pratica regolare, una volta al mese, dove persone con le stesse esigenze potessero crescere insieme a poca distanza dalle proprie case (i collegamenti autostradali permettono spostamenti in 40 minuti da una città all’altra). Da qui l’idea del Sandojo.

Per il primo anno e mezzo la lezione veniva impostata a turno da uno dei tre insegnanti, quindi i metodi e la didattica erano quelli dei rispettivi allenamenti settimanali riproposti davanti ad una platea più ampia. Da ottobre 2014, invece, si è deciso di impostare la pratica con una divisione per gruppi:

  • Principianti
  • Sviluppo Tecnico
  • Shiai

Dedicando la seconda parte dell’allenamento al jigeiko con motodachi e a quello fra motodachi.

A quasi tre anni dall’inizio di questo progetto il mio giudizio non può che essere positivo e speranzoso per i prossimi appuntamenti. Quello che mi dà più soddisfazione è anche come tutti i nuovi iscritti nelle varie società sentano come fondamentale la loro partecipazione a questi eventi.

"Sandojo" di Gennaio -

“Sandojo” di Gennaio –

Questo mini articolo sul Sandojo mi permette di affrontare un tema che mi sta molto a cuore, ovvero quello del “kendo di prossimità”.

Viaggiare in questi anni su e giù per la penisola mi ha permesso di venire in contatto con un gran numero di praticanti e di affrontare con loro il tema della pratica dentro il dojo e quella presso eventi organizzati da federazioni o da singole società.

La cosa che mi facevano notare tutti era la mancanza di un elemento di raccordo fra queste due tipologie di organizzazione: un appuntamento di carattere regionale o addirittura provinciale che venisse fatto a cedenza regolare, in grado di aggregare tutte quelle persone che per motivi di tempo/lavoro/famiglia/soldi non erano in grado di muoversi per raggiungere quelle grandi concentrazioni di praticanti che sono i seminari federali, oppure stage privati di rilevanza nazionale. La cui caratteristica principale dovesse essere quella di prediligere la crescita tecnica dei partecipanti attraverso un allenamento con persone che vengono da realtà diverse, ma che si associano per un fine comune.

Inoltre, vorrei far notare come questi appuntamenti possano servire, non solo, ai praticanti appena iscritti per familiarizzare con propri parigrado e mettersi alla prova con loro, ma anche agli insegnanti che spesso non hanno persone con la loro stessa esperienza in palestra con cui confrontarsi per studiare in modo “avanzato” tecniche oppure preparare esami.

Tutto ciò però non dovrebbe essere posto dall’alto: non dovrebbe essere la C.I.K. ad organizzare questi eventi o a dire alle varie società “organizzatevi così”, deve essere frutto di una libera scelta dei responsabili dei dojo (e dei loro praticanti), è inutile infatti nascondere che in alcune aree della nostra penisola non corrono rapporti di buon vicinato e la cooperazione per essere efficacie deve essere spontanea e non indotta.

Perciò quello che mi sento è di suggerire a coloro che si allenano in aree lontane da quelle che sono le regioni dove si organizzano più eventi di guardarsi intorno e vedere se vicino a loro ci sono gruppi che hanno le stesse esigenze e voglia di collaborare. Ma anche a coloro che cercano semplicemente un’ulteriore occasione di pratica senza andare troppo lontano da casa propria.

Francesco Paterlini

Parma Kendo kai

parmakendokai.wordpress.com