Il canale youtube della federazione giapponese ha pubblicato ben due video in slowmotion del men che ha portato alla vittoria Furukawa Sensei.
Dal replay sembra (la sottolineatura è d’obbligo!) che il monouchi dello shinai di Furukawa Sensei non arrivi a colpire il men di Ishida Sensei.
Come abbiamo detto più volte, il replay è un modo fuorviante di valutare un’azione, che ricordiamo esser valutata ben prima e ben dopo l’impatto con uno degli obiettivi validi (men, kote, do, tsuki).
La lezione che dobbiamo sicuramente portarci a casa da questo episodio è la dignità ed il rispetto verso gli arbitri dimostrato da Ishida Toshiya.
PS: non è che nelle foto pubblicate ieri i due finalisti ridevano proprio di quest’azione? 🙂
21 aprile 2015 alle 2:31 PM
Permettetemi di dissentire rispetto alla frase “Come abbiamo detto più volte, il replay è un modo fuorviante di valutare un’azione, che ricordiamo esser valutata ben prima e ben dopo l’impatto con uno degli obiettivi validi (men, kote, do, tsuki).”
Non ci può essere ippon senza colpo valido, come riportato da regolamento… il punto è che l’errore arbitrale è parte integrante dello shiai e bisogna accettarlo. Quello non era e non poteva essere un ippon, ma guardando più volte il video a velocità normale si può ben intendere come potessero ingannarsi anche degli arbitri così competenti.
Il problema di chi fa rimostranze sull’arbitraggio è che spesso questa gente non si rende conto di cosa significhi l’arbitraggio del kendo nella sua essenza, con le difficoltà che comporta e con le implicazioni che ne conseguono.
Dal mio punto di vista si potrebbero anche contemplare innovazioni, penso che le tecnologie potrebbero venire in aiuto dell’arbitraggio del kendo come avviene per altre discipline o sport, ma questa è una discussione che riguarda i principi generali della competizione; ad oggi con la storia e la condizione dello shiai così come è, o si accetta il “rischio” dell’errore umano e delle “fatalità” che compongono una gara (ergo, si accetta di mettersi in gioco sotto un giudizio che si reputa, sì, autorevole, ma pur sempre umano), o semplicemente non ci si presenta!
21 aprile 2015 alle 5:20 PM
Ciao Lorenzo, hai approfondito un concetto che, in modo sintetico e forse non preciso, volevamo far passare anche noi. Quello che si voleva asserire con la frase da citata è che in questo specifico caso la parte mancante dello yuko datotsu era l’impatto con il monouchi e l’obiettivo, ma in molti casi nei replay quest’aspetto è presente e ne mancano altri come ad esempio “zanshin” che non può essere catturato da uno slowmotion. Grazie per il contributo e per aver completato il nostro messaggio.
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