Kendo nelle Marche

Intervista a Fabrizio Mandia

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Non mi dilungherò nel presentare Fabrizio Mandia perchè non credo che ci sia un solo kendoka che non lo conosca. Per tutti coloro che non si sono ancora avvicinati al kendo, con la speranza che leggendo questa intervista lo facciano presto, posso dire che si tratta dell’emblema del kendo agonistico italiano, Campione Europeo 2004, pluri Campione Italiano (ultimo Campionato Italiano vinto nel 2009), punta di diamante della nostra Nazionale ai recenti Campionati del Mondo in Brasile occasione in cui gli è stato conferito il premio  Fighting Spirit. Insomma…è l’uomo da battere, il punto di riferimento per tutti coloro che praticano kendo a livello agonistico.

ok partiamo:

Il Kendo l’ho scoperto per puro caso, mio fratello aveva cominciato con l’Aikido e io a ruota dietro di lui. In Palestra terminata la lezione di aikido mi fermavo spesso a guardare affascinato la lezione successiva che era quella del kendo, e cosi decisi di provare…avevo 14 anni ora ne ho 27. All’inizio ero completamente NEGATO: disarmonico, scordinato, svogliato, ecc.ecc. ma poi con il tempo mi sono appassionato tantissimo ed oggi posso affermare con certezza che il kendo fa parte del mio essere.  Credo che in Italia come in Europa non ci siano  veri MAESTRI ma solo dei buoni istruttori .Il Maestro  deve avere carisma. Egli non e’ solo una guida di kendo ma anche un punto  di riferimento nella vita  e nel sociale: insomma un “Maestro di vita” . Premesso  ciò, ci sono,  fortunatamente,  pochissimi elementi che pensano di essere MAESTRI  ed  altri che con la loro umilta’ elevano il loro valore  di uomo  e  di Kendoka. Il mio Istruttore Ferdinando Magarotto mi ha dato molto, mi ha fatto capire da bambino cosa significhi il sacrificio, la derminazione, la malizia, la voglia di vincere, ma devo dire grazie anche ad altre due persone che hanno contribuito alla mia crescita agonistica tipo LIVIO LANCINI – WALTER POMERO.

Fabrizio mandiacampione d'europa

Campione d’Europa

 
Sei indubbiamente la punta di diamante dell’Italia per quanto riguarda il kendo di livello agonistico. In quanto tale rappresenti un punto di riferimento per i giovani che vedono in te un esempio da emulare e, se possibile da superare. Cosa consiglieresti ad un giovane kendoka che volesse intraprendere questa strada?

Rileggendo questa domanda mi viene in mente quando avevo appena iniziato a praticare Kendo e vedevo i big di questa disciplina: Pasquale Scarcella, Petri Matteo, Walter Pomero, Riccardo Costa ,  veramente irraggiungibili. Quando partecipavo alle  prime gare ed uscivano le pool per le individuali ed a squadre incrociavo sempre le dita per non incontrarli. Ben presto ho però capito che l’importante era comunque battersi fino in fondo sempre, cercando di dare il meglio di sé stessi. Nel kendo la fortuna, l’esperienza e il talento giocano un ruolo fondamentale , l’importante è affrontare sempre tutti  gli incontri con  lo spirito  giusto, lo spirito dell’atleta e dello sportivo…lo stesso spirito con il quale ho affrontato ai Campionati del Mondo di Kendo a S. Paolo UCHIMURA neo campione del Giappone ed  ho vinto. Quindi mi sento di consigliare ai ragazzi che vogliono riuscire a emergere nel kendo agonistico, di non risparmiarsi mai e dare sempre  il meglio di sé stessi e negli allenamenti e nelle competizioni.

Dicci la cosa che ricordi con più piacere del mondiale appena disputato.

Sicuramente un ricordo indelebile e memorabile sara’ sempre quello di aver battuto un professionista giapponese, nonche’ campione del Giappone in carica, nella competizione a squadre, non lo dimentichero’ mai! e poi l’affiatamento del Team Nazionale, semplicemente spettacolare :  tutti in linea, nessun scostamento, tutti pronti e determinati ma sopratutto tantissimo amici!

Cosa hai pensato quando ai recenti Mondiali di Kendo in Brasile hai vinto il tuo shiai contro la squadra giapponese?

La mia prima parola pronunciata a Walter Pomero in qualita’ di tecnico appena uscito dall’area di gara è stata ” MA…ALLORA E’ POSSIBILE!!!..MA ALLORA E’ POSSIBILE!!!” lo avrò ripetuto circa una decina di volte mentre mi toglievo il men…poi a caldo  ho pensato e riflettuto sul mio combattimento e  sono stato fiero e orgoglioso di essere  riuscito in questa impresa. Credo  di essere stato il primo europeo ,  nella Storia di un Campionato del  Mondo di Kendo, a vincere  un uncontro con un Giapponese Professionista.

C’è un grande divario, secondo te, tra il kendo giapponese e quello delle altre nazioni?

Assolutamente no, è vero che ci sono Nazionali che stanno ancora lavorando sul prorpio livello tecnico e di Kendo in  generale ma  ,visto il mio risultato agli ultimi mondiali, un grande divario direi prorpio di no.

L’Accademia Kodokan di Alessandria ha sfornato e sta sfornando un elevato numero di campioni (basti pensare al numero di atleti Kodokan presenti in Nazionale). Come si cresce un gruppo così? C’è uno studio particolare dello shiai? Una propensione maggiore all’aspetto agonistico del kendo?

La fortuna principale che abbiamo al Kodokan è sicuramente quella che oltre che atleti, siamo una squadra, un gruppo consolidato di amici anche fuori dalla palestra, siamo persone reduci da trasferte in Giappone e Corea. Tutto questo ci ha permesso di crescere insieme sia nel kendo che nel sociale.

Il fare  gruppo e partire quasi tutti i week end per  partecipare a gare in Francia, Germania, Svizzera, Inghilterra, ecc ecc non ha fatto altro che fortificare il Team, ormai consolidato, del Kodokan, che ha  così  raggiunto risultati importanti sia a livello Nazionale che Internazionale. Un’altro punto inportantissimo del Kodokan riguarda l’eta’ media dei principianti che si aggira intorno ai 20 anni, quindi gli allenamenti sono molto intensi, con un ritmo di esecuzione molto pesante  sempre mirati quindi alla preparazione di competizioni varie o di esami per il passaggio di grado.  Solo i risultati possono affermare se questa sia la strada giusta e finora non sono macati quindi perseveriamo su questa linea.

Veniamo alle cose più tecniche. Svelaci l’allenamento che trasforma in campioni. Qual è la tecnica o il tuo colpo preferito?

…..è un po’ come chiedere  la ricetta segreta a Vissani…le porte di Kodokan sono aperte con piacere a tutti !! quindi venite di persona a vedere, basta armarsi di determinazione e un po’ di fiato giusto quello che serve per arrivare a fine lezione. colpo preferito !?…Kote-Men

Alcune testimonianze di Maestri giapponesi ci raccontano di allenamenti estenuanti e di pressioni altrettanto forti derivanti dalle grandi aspettative di vittoria. Il fatto di dover essere comunque sempre all’altezza delle aspettative ti crea pressioni particolari o nel tempo hai imparato a gestire queste situazioni?

Bella domanda…mi viene in mente l’anno dopo che vinsi il titolo Europeo nel 2004…ai Campionati Europei. Percepivo una pressione incredibile su di me…quasi dovessi dimostrare qualcosa a qualcuno e che tutti al di fuori erano pronti a giudicarmi a ogni mio minimo errore o colpo vincente, lo stesso accadeva l’anno dopo aver vinto un titolo italiano. Credo che tutto questo sia normalissimo. Sono io il primo che osserva in competizione coloro che sono forti, coloro che spiccano nel combattimento perchè anche cosi si impara a fare kendo. Ora le cose sono leggermente cambiate nel senso che a questo tipo di pressioni e stress reagisco in maniera molto piu’ naturale e quando entro in gioco penso solo ed eslusivamente a dare il meglio di me ed a divertirmi nel pieno rispetto delle regole e del mio avversario.

Abbiamo parlato molto di shiai, cambiando discorso ti chiederei che importanza ha , per te, la pratica dei kata e quanto tempo e attenzione dedichi al loro studio?

I Kata sono sempre stati il mio spauracchio..in tempo passato, rispolverati prima di un esame e poi riposti in ripostiglio fino all’esame successivo.  Oggi li ho rivalutati molto, perche’ credo siano una parte importante del Kendo che permette di interpretare al meglio questa disciplina .

(ndr)… Invito tutti quelli che abbiano curiosità di vario genere o vogliano fare ulteriori domande di utilizzare i “commenti” come strumento attivo. Sarebbe bello poter continuare la discussione tra noi Fabrizio e tutti coloro che volessero entrare nel gioco.

25 thoughts on “Intervista a Fabrizio Mandia

  1. un sincero grazie a Fabrizio per la disponibilità dimostrata con questa intervista “a cuore aperto”. un vero campione si vede anche in queste circostanze.
    ed un grazie anche a Kendonellemarche per aver raccolto la sua preziosa testimonianza.
    non rimane che augurare i migliori successi a tutti!

  2. Ciao Fabrizio, grazie mille innazitutto per la disponibilità offerta. Come potrai immaginare abbiamo molte domande da porti e cercheremo di darti un pò di respiro :-).

    In un precedente articolo abbiamo trattato la vostra bellissima ed entusiasmante avventura brasiliana. Dalle foto e dai racconti letti in giro per la rete, abbiamo notato lo spirito di squadra che tu stesso consideri determinante.

    Vorrei ora porti una domanda sul ruolo d’Istruttore a cui tu facevi riferimento nell’intervista.

    Che caratteristiche deve avere e dove deve soprattutto lavorare il responsabile tecnico della nazionale. Vedi a tal proposito sostanziali differenze riguardo i metodi d’allenamento tra quello adottato al Kodokan e quello all’interno degl’allenamenti della nazionale?

  3. Non mi sento in grado di dire su cosa debba lavorare piu’ nello specifico un tecnico della Nazionale (premetto mi trovo benissimo con l’attuale direzione tecnica) ,anche se io non ti nascondo che diventarlo un domani per me sarebbe un sogno, credo che la base sia pero’ sempre la stessa ovvero determinazione, sacrificio, e buona volonta’ unita a una buona dose di umiltà…ingredienti quotidiani ad ogni allenamento del Kodokan.

  4. Interessantissima intervista!
    Una domanda l’avrei…nessun hachidan giapponese incontrato dopo il famoso match ha commentato la cosa? E se si in che modo?

    Grazie e buon kendo a tutti 🙂

  5. Fabrizio, ho una domanda riguardo la preparazione fisica che viene fatta a livello agonistico. Come ti prepari?

    Segui una preparazione mirata ad inizio stagione (se una vera fine c’è sul serio 🙂 ).

    Inoltre, come “compensi” a livello fisico quell’asimmetria tipica del kendo tra arti del lato sinistro e destro? Non è che ti ritrovi a 50 anni con un polpaccio sinistro come un prosciutto?! 🙂

    • personalmente seguo un ciclo di allenamento costante,che consiste nel fare preparazione fisica mirata a forza esplosiva e resistenza, questo il lunedi – martedi e giovedi mentre il mercoledi e venerdi kendo e nel week end competizioni o stage. Credo che l’importante nell’allenamento sia l’omogeneità e la correttezza di esecuzione degli esercizi sia a corpo libero che con attrezzi per evitare appunto i problemi che mi si potrebbero verificare come giustamente hai rappresentato.

  6. Tocchiamo l’argomento shiai.

    Ritieni che la qualità delle tecniche (“pulizia”, movimenti, atteggiamento teso ad attaccare piuttosto che preoccuparsi di non farsi colpire)debbano essere sacrificate in shiai?

    Il tuo atteggiamento in gara ed in jigeiko è diverso? Se si in cosa?

    Anche se in un modo leggermente diverso, abbiamo affrontato questo’argomento anche nella precedente intervista ad Angela Papaccio che tu ben conosci.

    Dicci un pò cosa ne pensi 😉

  7. Quando hai un attimo, vorrei sapere anche un’altra cosa da te su un argomento un pò spinoso… 🙂

    Negl’ultimi esami si Shoidan e Nidan, la CIK, attraverso l’esame scritto, ha chiesto l’opinione degl’esaminandi riguardo l’ingresso del Kendo alle Olimpiadi.
    Qual è il Mandia pensiero?

    Credi come molti kendoka che il prezzo da pagare sia troppo alto?

    • per me l’ingresso del kendo nelle Olimpiadi sarebbe un vero ed autentico sogno!!! in quel caso avremmo un ritorno di immagine del Kendo ai massimi livelli anche se purtroppo ci sono persone alle quali la cosa non tange minimamente.

      • quindi tu non sei tra quelli che pensa ceh l’ingresso tra gli sport porterebbe ad una perdita d’identità, giusto?

        Personalmente, sulla base di quello che è successo ad altre discipline come ad esempio il judo, questo scenario mi lascia un pò perplesso.

  8. Personalmente credo che il jigeiko debba essere ben separato dal discorso gara shiai. Questo per un competitore credo sia la cosa piu’difficile in assoluto ovvero avere la capacità di scindere antrambi le cose. Nel Jigeiko si dovrebbe esaltare al massimo cio’ che è la correttezza dell’esecuzione delle tecniche, al concetto di distanza e di opportunità nell’attacco. Tutto questo senza avere il ben che minomo timore di essere colpiti ma sforzandosi di creare quante piu’ risposte agli attacchi ricevuti. Se si pensa solo a parare per non essere colpiti non si potra’ mai avere un jigeiko di livello almeno questo e’ il mio pensiero. per cio’ che riguarda le gare e lo shiai a volte la postura e la correttezza e la “pulizia” nell’esucuzione delle tecniche puo’ essere compromessa in tutto o in parte ma se l’obiettivo principale è quello di vincere allora il fine giustifica i mezzi 🙂

  9. segnalo che l’autore di alcune delle più belle foto dei nostri ai recenti mondiali (tra cui anche quelle di Fabrizio) è Luca Navaglia e mi scuso per non averlo citato prima. Godetevi i suoi scatti http://www.flickr.com/photos/kendodigitalbeta/

  10. Finale Kasahara Cup

  11. Pingback: Intervista a Walter Pomero « Kendo nelle Marche

  12. Domanda per Fabrizio: come alleni il tuo spirito, la tua mente e il tuo cuore?

  13. ciao ragazzi e ciao Monica scusami il ritardo nella risposta ma questi sono stati un po’ dei giorni di fuoco 🙂 cmq belle domanda…passo alla risposta,

    come alleni lo spirito: negli ultimi anni mi stò impegnando ad organzzare lavoro/soldi permettendo, almeno una trasferta di non meno di 25 giorni in Giappone o in Corea come a Seoul nel 2009, partire soli, trovarsi soli, allenarsi con loro ai loro ritmi, respirare la loro cultura, le loro tradizioni, la loro alimentazione,comprendere sulla prorpia pelle i prorpi limiti di stress psicofisico magari durante un allenamento molto tirato e comunque cercare sempre di andare oltre il piu’ possibile, comprendere il loro stile di vita e adattarsi al 100% o almeno cercare di farlo 😀 ecco questo per me è un’ottimo allenamento per lo spirito.

    la mente: una volta tornati a casa dopo aver vissuto queste esperienze, farne tesoro il piu’ possibile, ricordando costantemente ciò che si è appreso senza dimenticarlo e trasmettere tutto a tutti coloro che hanno piacere e la voglia di apprendere.

    il tuo cuore: non smettendo mai di amare la passione piu’ importante della mia vita…il KENDO

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